Buon Anno Presidente. Grazie per non aver mai nominato Conte e il suo Governo. Il Paese è lontano da tutti loro
È vero Presidente: “Sono giorni, questi, in cui convivono angoscia e speranza. La pandemia che stiamo affrontando mette a rischio le nostre esistenze, e ferisce il nostro modo di vivere”.
di Pino Nano
Venerdì 01 Gennaio 2021
Roma - 01 gen 2021 (Prima Pagina News)
È vero Presidente: “Sono giorni, questi, in cui convivono angoscia e speranza. La pandemia che stiamo affrontando mette a rischio le nostre esistenze, e ferisce il nostro modo di vivere”.
Dio mio, come ha ragione Presidente: “Vorremmo tornare a essere immersi in realtà e in esperienze che ci sono consuete. Ad avere ospedali non investiti dall’emergenza. Scuole e Università aperte, per i nostri bambini e i nostri giovani. Anziani non più isolati per necessità e precauzione.

Fabbriche, teatri, ristoranti, negozi pienamente funzionanti. Trasporti regolari. Normali contatti con i Paesi a noi vicini e con i più lontani, con i quali abbiamo costruito relazioni in tutti questi anni”. Non poteva scegliere concetto più avvolgente: “Aspiriamo a riappropriarci della nostra vita”. Perché, “Il mondo è stato colpito duramente.

Ovunque. Anche l’Italia ha pagato un prezzo molto alto”. Bellissimo il richiamo alla memoria che ogni Paese deve saper conservare: “Serve dare insieme memoria di quello che abbiamo vissuto in questo anno. Senza chiudere gli occhi di fronte alla realtà. Non ci sono dubbi: “La pandemia ha scavato solchi profondi nelle nostre vite, nella nostra società.

Ha acuito fragilità del passato. Ha aggravato vecchie diseguaglianze e ne ha generate di nuove”. Del resto ha ragione Lei Presidente, basta sapersi guardare intorno: “Abbiamo perso posti di lavoro.

Donne e giovani sono stati particolarmente penalizzati. Lo sono le persone con disabilità. Tante imprese temono per il loro futuro. Una larga fascia di lavoratori autonomi e di precari ha visto azzerare o bruscamente calare il proprio reddito.

Nella comune difficoltà alcuni settori hanno sofferto più di altri”. Sarebbe stato un errore non riconoscere che “La pandemia ha seminato un senso di smarrimento: pone in discussione prospettive di vita. Basti pensare alla previsione di un calo ulteriore delle nascite, spia dell’incertezza che il virus ha insinuato nella nostra comunità”. Proprio così: “È questa la realtà, che bisogna riconoscere e affrontare”.

E di fronte a questa immensa deriva, i primi segnali importanti: “Per il vaccino si è formata, anche con il contributo dei ricercatori italiani, un’alleanza mondiale della scienza e della ricerca, sorretta da un imponente sostegno politico e finanziario che ne ha moltiplicato la velocità di individuazione”. Non ci sono dubbi: “Vaccinarsi è una scelta di responsabilità, un dovere”. Così come ha ragione Lei nel ricordarci che “Ha prevalso l’Europa dei valori comuni e dei cittadini. Non era scontato”.

Ora però sia Lei Presidente a vigilare fino in fondo: “Il piano europeo per la ripresa, e la sua declinazione nazionale – che deve essere concreta, efficace, rigorosa, senza disperdere risorse - possono permetterci di superare fragilità strutturali che hanno impedito all’Italia di crescere come avrebbe potuto”.

Spero solo che il Governo capisca il senso del suo messaggio: “Cambiamo ciò che va cambiato, rimettendoci coraggiosamente in gioco. Lo dobbiamo a noi stessi, lo dobbiamo alle giovani generazioni”. È vero, la chiave di volta forse sta nella “parola” che lei ripete più volte: “Solidarietà internazionale. Solidarietà in Europa. Solidarietà all’interno delle nostre comunità”.

È lo spirito autentico della Repubblica. Da lei, che anche da Capo dello Stato non ha mai smesso di essere il “professore” di un tempo, ci aspettavamo una confessione che puntualmente è arrivata: “La pandemia ha accentuato limiti e ritardi del nostro Paese. Ci sono stati certamente anche errori nel fronteggiare una realtà improvvisa e sconosciuta.

Si poteva fare di più e meglio? Probabilmente sì, come sempre”. Abbiamo qualche dubbio invece sul fatto che “Non siamo in balìa degli eventi”. Spesso questo Paese sembra invece essere governato da gente assolutamente incapace, priva del senso dello Stato, senza nessun rigore morale, e la cosa che più temiamo è una svolta autoritaria, che solo Lei può assolutamente evitare. C’è solo da sperare che l’avvocato Giuseppe Conte capisca che “Non sono ammesse distrazioni. Non si deve perdere tempo. Non vanno sprecate energie e opportunità per inseguire illusori vantaggi di parte. E’ questo quel che i cittadini si attendono”.

Non si può giocare con la democrazia, perché ne va di messo la libertà della Repubblica: “La sfida che è dinanzi a quanti rivestono ruoli dirigenziali nei vari ambiti, e davanti a tutti noi, richiama l’unità morale e civile degli italiani. Non si tratta di annullare le diversità di idee, di ruoli, di interessi ma di realizzare quella convergenza di fondo che ha permesso al nostro Paese di superare momenti storici di grande, talvolta drammatica, difficoltà”.

Ci sono ministri in carica, Signor Presidente- ma Lei questo lo sa bene- che non hanno la minima idea di cosa siano “I settantacinque anni della Repubblica”. Nè hanno idea di quando Lei parla della nostra storia comune: “Dal Risorgimento alla Liberazione: le radici della nostra Costituzione”.

Ha perfettamente ragione: “Memoria e consapevolezza della nostra identità nazionale ci aiutano per costruire il futuro”.

Peccato che ora Lei si prepari a lasciare il Quirinale: “Quello che inizia sarà il mio ultimo anno come Presidente della Repubblica”. Speriamo solo che sia davvero come dice: “La ripartenza sarà al centro di quest’ultimo tratto del mio mandato.

Sarà un anno di lavoro intenso”. Le dobbiamo però un grazie speciale oggi che è primo dell’Anno.

Grazie per non aver mai fatto il nome ieri sera in televisione di Conte del suo Governo. Questo Paese merita ben altro che un Governo confuso e disorientato come questo. Ma soprattutto, un Governo lontano dal Paese e dagli umori della gente comune, un Governo senza progetto, e senza visione futura. Un anno passa in fretta, ma finché lei rimarrà al Quirinale, Signor Presidente, continui per favore a difendere la democrazia di questo Paese e lo Stato di diritto.

Non si può delegare solo a pochi la vita e il futuro di milioni di italiani. Ma soprattutto, Signor Presidente, non si può più andare avanti con un Parlamento che di fatto è stato esautorato da un Premier che pensa di essere il primo della classe.

Ogni giorno in questo Paese la democrazia viene calpestata offesa vilipesa e negata in tutti i sensi.

Quando Salvini, per primo, parlò al Paese di “poteri forti”, il Paese trovò la forza per reagire e difendersi.

Oggi che l’avvocato Giuseppe Conte governa da solo rinchiuso nella sua torre eburnea di Palazzo Chigi è peggio di allora. Molto peggio.

La sola certezza assoluta che oggi abbiamo, è che tutto ciò che verrà dopo Giuseppe Conte sarà comunque la vera fortuna di questo nostro Paese.

Ancora grazie Presidente. E Buon Anno

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messaggio di fine anno
Pino Nano
PPN
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