Massimo D’Alema? “Rieccolo, ma ora basta, ci siamo stancati davvero”.

Qui si seguito l’analisi di uno dei giornalisti RAI più vicini a Matteo Renzi, sin dalla costituzione di Italia Viva e che commenta così il rientro di Massimo D’Alema sulla scena politica italiana alla vigilia dell’elezione del Capo dello Stato.

di Gregorio Corigliano
Sabato 08 Gennaio 2022
Roma - 08 gen 2022 (Prima Pagina News)

Qui si seguito l’analisi di uno dei giornalisti RAI più vicini a Matteo Renzi, sin dalla costituzione di Italia Viva e che commenta così il rientro di Massimo D’Alema sulla scena politica italiana alla vigilia dell’elezione del Capo dello Stato.

L’eterno che ritorna mi pare eccessivo, rispetto al “Rieccolo” che l’allora mondadoriano Panorama aveva affibbiato ad Amintore Fanfani tutte le volte che sembrava essere sparito dall’essere uno dei cavalli di razza, con Aldo Moro, della Democrazia Cristiana,

Puntualmente, la copertina era “rieccolo”. Adesso con l’ipotizzata rentrèe di Massimo d’Alema nel Pd che, non da solo, aveva abbandonato nel momento dello splendore di Renzi, o giù di lì, nessuno si è sperticato negli elogi. Sia perché Fanfani si era messo da parte da solo e, quindi, dipendeva da lui soltanto il ritorno sulla scena politica, sia perché l’ex lider maximo se ne era fuggito sbattendo la porta e non da solo, con un seguito da zerovirgola. Adesso e pure con ritardo riapre la porta e bussa. Dipende da altri, il diventare “rieccolo” fanfaniano. In primis, se non vuole essere il signor quasi-nessuno, dal seguito che lo voleva accompagnare dagli “Articolo1” che pure non sono molti. Dopo, non c’e nessuno che debba o possa parlare. Certo che ci sono. In Primis Letta, che conosce D’Alema di spalle e non de visu. Un conto era il duo Renzi –Letta che hanno, per lungo tempo, respirato la stessa aria e si comprendono con un batter di ciglia. Adesso, il signore d’Alema, professore senza laurea, deve convincere non pochi sia tra i suoi accoliti articoliuno-leu, sia soprattutto quanti sono rimasti nel Pd e non sembra che si siano ridotti al lumicino e che abbiano perso la parola. Eppoi perché tutta questa rabbia repressa contro Matteo Renzi? C’è stato un momento in cui la porta del pd non si apriva, D’Alema e Bersani non solo non avevano tenuto le chiavi d Nazareno, ma non potevano entrare neanche bussando per quanto avevano detto di male di Renzi che pure aveva ben governato ed aveva portato il Pd a livelli mai raggiunti. Certo, ed un po’ di tempo è trascorso, i sondaggi vogliono Renzi al 2%, con seguito “cheto” al Nazareno, mentre D’Alema, pur colto e uomo rotondo come lo chiama, appunto, Claudio Velardi, non è riuscito a farsi votare alle politiche nella sua Puglia. Ed ora si vanta di aver tanti titoli “nobiliar-politici”. Velardi, appunto il primo dei Lothar con D’Alema a Palazzo Chigi, non ha remore a parlar del suo ex capo studente d’inglese, dotato di narcisismo autoreferenziale, bravo nelle analisi del giorno dopo, tracotante come pochi (bravo com’è Velardi parla di hybris). E di D’alema? il lothar da tutti ascoltato e da politico di grande livello, sostiene che, con il rientro nel Pd, D’Alema getta Letta nella braccia di Renzi. A questo punto, costretto o no, il segretario del Pd deve mettere da parte lo “stai sereno” e discutere, col senatore toscano del Pd, di Italia viva e soprattutto della elezione del presidente della Repubblica (non si dimentichi il ruolo politico e non numerico nella elezione di Mattarella, prima e di Draghi dopo e quindi non è escluso, possano accettare il bis al Colle, l’uno e l’altro, ma è presto per dirlo). Il Pd sarebbe gradito dalla malattia dl Renzismo, come dice il presidente di italiani-europei? Non credo ci sia questa malattia, fa capire qualche renziano, rimasto nel Pd. E’ un fatto che, pur avendo abbandonato il Pd, dopo la sconfitta al referendum, Renzi ha giocato ruoli di primo piano nella politica del Paese. Ha fatto fuori l’attuale temporaneo capo dei 5 stelle, ha voluto Draghi, che l’Europa invidia all’Italia ed ha un ruolo nei preparativi della elezione del Presidente della Repubblica. Errori fatti, certo. A cominciare dalla nomina della Mogherini, negli anni del suo governo. D’alema, che ci teneva a quel ministero, sia pure con ritardo, gli sta rendendo la pariglia. Ma è un fatto antico e si capisce la vita guardando indietro, ma si vive guardando avanti, diceva Kierkegard. Come finirà? Lo sapremo solo vivendo.

 


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