PATATRAC! Con questo suono onomatopeico la lingua italiana consente di imitare la rottura di qualcosa per lo più seguita da un crollo rumoroso.
Speriamo ora che nel vocabolario possa anche essere ammessa quest’altra voce onomatopeica: PRATatrac! E già, perché un crollo pesante è avvenuto ed anche se fa rumore solo nell’ambiente giornalistico, nel nostro bel Paese ha ribadito e legittimato – per chi non voleva sentir ragioni – che le norme vigenti sono di rango superiore a qualsiasi “aggiornamento interpretativo”.
Eliminando tutte le dissertazioni normative presenti nella nota dello scorso 29 aprile del Ministero della Giustizia, a firma del Direttore Generale, Giovanni Mimmo, quella che appare davvero magica è una frase che ha spazzato via i voli pindarici sull’iscrizione al Registro Praticanti che si stava tentando di modificare, come se d’improvviso il dicastero stesso di Via Arenula avesse attribuito all’Ordine Nazionale dei Giornalisti dei poteri che prima quest’ultimo non aveva.
Eccola qui la frase magica che spiega tutto:
"...nessuna potestà regolamentare in materia di accesso al praticantato giornalistico è stata attribuita dal legislatore al Consiglio nazionale...". Una spiegazione talmente chiara che fortunatamente ribadisce l’esclusiva spettanza del Parlamento a legiferare, cosa comprensibile anche ad una matricola universitaria di Giurisprudenza, ben lontana anche nella sua inesperienza dal pensare di far praticare modalità diverse da quelle invece previste per Legge.
Anche perché, e di questo il Ministero se ne è accorto, sarebbero state inevitabilmente sollevabili in giudizio per questioni di validità degli stessi esami di Stato a cui – meno male – i colleghi ora potranno tornare ad accedere con i regolari titoli previsti dalla norma vigente e non invece attraverso le valutazioni di un “tutor” che, probabilmente a qualcuno serve, ma non certo al Ministero.
Last but not least – si spera ora che non serva una sanatoria, perché se nelle more dei tempi del chiarimento ministeriale, qualche Ordine regionale avesse proceduto sulla scorta dell’“aggiornamento interpretativo” si rischia di ritrovare qualcuno che ha fatto l’esame senza avere i titoli previsti dalla legge istitutiva.
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