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Nel cuore di Roma, antico quartiere “In Prati”, torna per una sera al cinema “The King of Paparazzi – La vera storia” e Roma Capitale trova il modo per celebrare ancora una volta, per l’ennesima volta, uno dei suoi “ragazzi di strada” più famosi al mondo.
Nel cuore di Roma, antico quartiere “In Prati”, torna per una sera al cinema “The King of Paparazzi – La vera storia” e Roma Capitale trova il modo per celebrare ancora una volta, per l’ennesima volta, uno dei suoi “ragazzi di strada” più famosi al mondo.
Parliamo di Rino Barillari, il principe dei paparazzi romani che con il suo lavoro e la magia delle sue fotografie ha raccontato come nessun altro un’epoca straordinaria, “quando Roma – ricorda Giancarlo Scarchilli regista del documentario su Rino Barillari -divenne il centro del mondo per una serie di eventi irripetibili, dall’uscita del film di Fellini “La Dolce Vita” alle Olimpiadi di Roma del 1960, allo Star System hollywoodiano che in quella stagione trasferì le sue grandi produzioni proprio a Roma, “Ben Hur”, “Cleopatra”, “La Bibbia”, e via di questo passo. Partendo da quel magico periodo, gli anni ’60, -spiega Giancarlo Scarchilli ad una platea infinita di amici e appassionati della storia personale di Rino- il film racconta, sempre attraverso gli ‘scatti’ lucidi e puntuali di Barillari, i decenni successivi con le sue trasformazioni sociali, politiche e culturali”.
Un vero e proprio docufilm che narra della carriera cinquantennale del celebre paparazzo attraverso le immagini e le voci di numerosi personaggi dello spettacolo. Ne emerge un quadro vivido e quanto mare reale della storia d'Italia, dallo spettacolo alla politica, filtrata dagli occhi di un artista visivo fuori dal comune. La proiezione del film su Rino Barilari è stata ora inserita a pieno titolo all’interno della rassegna cinematografica “IL MISTERO DEL '900, rassegna nata in collaborazione con SIAE e in programma all'Azzurro Scipioni di Roma dal 19 al 28 settembre scorso.
Praticamente, l’Azzurro Scipioni fa un tuffo nel ‘900 con una rassegna di film e di documentari di alto rilievo distribuiti da Luce Cinecittà, affrontando il tema delle grandi guerre, di talenti dimenticati (ritratti di donne e uomini eccellenti), delle migrazioni di popoli che sognano un mondo migliore, e di visioni poetiche del mondo, e in questo contesto – sottolinea Giancarlo Scarchilli- non poteva mancare la vita e la storia di un testimone del nostro tempo come lo è stato Rino Barillari.
“Quella di Rino Barillari- aggiunge dal palco dell’Azzurro Scipioni il Segretario generale della FIGEC Carlo Parisi- è una storia straordinaria di impegno civile e di grande professionalità, fatta di lunghi appostamenti e fidati informatori per carpire l’attimo fuggente di quello che poi sarebbe diventato uno scoop in tutto il mondo, un bacio, una trasgressione da mettere in prima pagina sui giornali, un corteo di protesta, un agguato o altro ancora. Foto rubate, seguite spesso da una fuga rocambolesca e qualche volta da un pugno o da una macchina fotografica scassata. Non potevo questa sera non essere qui con voi per celebrare questo grande maestro del giornalismo italiano e internazionale. Se Rino fosse vissuto in America sarebbe già stato uno dei tanti Premi Pulitzer di questo secolo”.
“Le notti romane -dice ancora Carlo Parisi- sono cambiate enormemente, i telefoni cellulari raccontano ormai tutti i segreti della vita di un quartiere e di un paese, ma anche di un personaggio importante, ma Rino Barillari è sempre in giro, di notte, al suo posto, dopo milioni di altri scatti, pronti a fermare ancora una volta l’immagine che fa notizia, lo scatto di cronaca e lo scoop del momento. Un esempio mirabile per tutti noi”.
Vi ricordo che la regia del film è a quattro mani, di Giancarlo Scarchilli e Massimo Spano, 77 minuti di immagini e di emozioni forti, con un cast d’eccezione, da Giuseppe Tornatore a Walter Veltroni, da Giancarlo De Cataldo a Filippo Ceccarelli, da Bruno Vespa a Giuliano Montaldo e naturalmente lui, Enrico Lucherini, che il cinema italiano lo ha raccontato dall’inizio alla fine. Ma ci sono anche le voci e le testimonianze dirette di Andrea Andermann, Antoni Marini, Valerio Caprara, Carlo Verdone e naturalmente lui, il protagonista assoluto di questa favola moderna che è Rino Barillari.
E’ il Covid che poi ha impedito a migliaia e migliaia di persone di vedere questo docufilm al cinema, e non a caso l’altra sera a Roma, più che ad un cineforum, pareva di essere alla prima del film. Un film d’autore e di grande successo a cui la critica che lo ha visto dato pieni voti.
“Rino Barillari-The King of Paparazzi – la vera Storia” è un documentario prodotto da Istituto Luce Cinecittà e da Michelangelo Film e poi programmato per la prima volta all’interno della sezione “Riflessi della Festa del Cinema di Roma”, era di sabato, ed era il 27 ottobre del 2018. Fu un evento straordinario per Roma Capitale. Il film venne proiettato per la prima volta nella solennità dell’Auditorium del Maxxi e fu per Rino Barillari una sorta di celebrazione alla sua carriera e alla sua storia, con questa colonna sonora di sottofondo firmata da Andrea Guerra per la Bixio S.a.m.
Ma la festa non si fermò a questa solenne parata di vip e di personaggi famosissimi del mondo del cinema italiano e straniero. Contemporaneamente l’Istituto Luce Cinecittà annunciava in quei giorni due ulteriori appuntamenti per approfondire la figura di Rino Barillari, indiscusso Re dei Paparazzi ma anche “insuperabile maestro di reportage, e in occasione del vernissage della mostra delle sue foto, allestita nello spazio Extra del Maxxi dal 12 al 22 ottobre di quell’anno, fu presentato il volume omonimo, edito da Istituto Luce Cinecittà e Edizioni Sabinae, curato da Giancarlo Scarchilli e Massimo Spano, con le prefazioni di Irene Bignardi e Oliviero Toscani. Introdussero la serata Laura Delli Colli, vicepresidente della Fondazione Cinema per Roma e Presidente del SNGCI, insieme al Presidente e Amministratore Delegato di Istituto Luce Cinecittà, Roberto Cicutto, ai curatori e allo stesso Rino Barillari. Il trionfo puro dell’uomo e del fotoreporter che ancora l’altra sera al cinema Azzurro Scipioni ha raccontato se stesso con questa sua autoironia destabilizzante e coinvolgente e questo suo slang italoamericano che sembra prendere in giro se stesso prima ancora che gli altri. Meraviglioso Rino Barillari.
La stessa Mostra, prodotta da Istituto Luce Cinecittà, e curata da Martino Crespi, non era altro che un percorso espositivo che presentava una galleria di 100 foto “rubate”, ognuna delle quali racconta ancora oggi -ma lo sarà per sempre- “una storia dove lo spettatore potrà “incontrare” attori, attrici e registi di tutto il mondo tra i tavolini di via Veneto, essere testimone dei grandi scoop degli anni ’60-’70 e scoprire un Rino Barillari assolutamente inedito.
L’ultima sua uscita, prima della proiezione del documentario di Giancarlo Scarchilli, era stata la settimana scorsa a Mozia, in Sicilia, dove Rino Barillari ha ricevuto il Premio Internazionale Mozia 2024, con una motivazione ufficiale, letta sul palcoscenico di Mozia dal Presidente del Comitato Scientifico Gianni Letta in cui c’è tutta la vita del grande fotografo calabrese.
“A Rino Barillari -dice il Presidente Gianni Letta-per aver saputo raccontare la storia e la trasformazione del Costume italiano usando semplicemente la sua macchina fotografica, e per aver reso famosa in tutto il mondo la strada oggi più frequentata di Roma, Via Veneto. Ma anche per aver utilizzato le immagini della “dolce vita” per rappresentare al mondo un’Italia felice e tranquilla. Ma anche per aver saputo raccontare la drammaticità degli anni bui della Repubblica, dai primi aliti del terrorismo alla morte di Aldo Moro”.
Rino Barillari sale sul palco a ritirare il premio e racconta delle mille “botte” ricevute nel corso degli anni per il lavoro che fa, sorride, si diverte, prende in giro sé stesso, un uomo da palcoscenico e di grande simpatia ed empatia popolare, e tra una parentesi e l’altra del premio continua a fare il suo mestiere di sempre: il fotoreporter. Ne fanno le spese Stefania Battistini, Paola Saluzzi e Incoronata Boccia, tre “stelle del giornalismo televisivo italiano”, ma per Rino l’occasione di averle tutte e tre qui insieme era troppo ghiotta per rinunciarci.
Il TG1 gli ha appena dedicato uno speciale TV in cui Rino Barillari racconta sé stesso, e soprattutto ricostruisce la sua vita di fotoreporter da quando era bambino, e da quando all’età di otto-nove anni andava ad aiutare lo zio che aveva allora in Calabria, a Limbadi, suo paese di origine, un piccolo cinematografo, e dove Rino gli porgeva le pizze dei film da mandare in onda.
Ricordate “Nuovo Cinema Paradiso”, Premio Oscar per il miglior film straniero nel marzo 1990, il capolavoro di Giuseppe Tornatore che raccontava la vita di questo bambino, interpretato da Totò Cascio, che torna al suo paese da grande, lui ormai regista affermato, per ritrovare vecchi ricordi e vecchie emozioni, e ripercorre con la memoria gli anni vissuti accanto al vecchio “macchinista” Alfredo a cui lui da bambino portava e porgeva le pizze cinematografiche? Al posto di Totò Cascio immaginate di vedere Rino Barillari da bambino, e la storia è esattamente “a sua immagine” adattabile e aderente alla sua vita reale. Doppia leggenda.