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L'Intestinimonas butyriciproducens potrebbe essere utilizzato per sviluppare nuove terapie per la prevenzione e la cura di alcune malattie metaboliche nell’uomo.
L'Intestinimonas butyriciproducens potrebbe essere utilizzato per sviluppare nuove terapie per la prevenzione e la cura di alcune malattie metaboliche nell’uomo.
Tra le centinaia di specie di batteri diverse presenti nell’intestino, Intestinimonas butyriciproducens svolge un ruolo chiave nel migliorare la salute metabolica. Secondo uno studio internazionale a cui ha partecipato l’Istituto per il sistema produzione animale in ambiente mediterraneo del Consiglio nazionale delle ricerche di Portici, in provincia di Napoli (Cnr-Ispaam), tale batterio - già noto per la sua capacità di produrre acido butirrico, un acido grasso a catena corta con importanti benefici per la salute intestinale - è in grado di trasformare in butirrato anche un composto alimentare specifico ampiamente presente nella dieta umana, la Nε-fruttosil-lisina. Lo studio, coordinato dall’Amsterdam University Medical Center e dalla Wageningen University (Paesi Bassi), è stato pubblicato sulla rivista Microbiome.
“La Nε-fruttosil-lisina è un prodotto della reazione di Maillard tra gli zuccheri e gli amminoacidi, un processo che avviene durante la cottura degli alimenti. Questa molecola, nota anche come prodotto di Amadori della lisina, se in eccesso, può favorire la formazione di composti dannosi come i dicarbonili che, a loro volta, contribuiscono allo stress ossidativo e allo sviluppo di patologie metaboliche. La capacità del batterio Intestinimonas butyriciproducens di degradare questo composto, trasformandolo in butirrato, risulta quindi fondamentale per la salute umana”, spiega Antonio Dario Troise, ricercatore e coordinatore dello studio per il Cnr-Ispaam.
Il butirrato è noto per il suo ruolo nel mantenimento dell’integrità della barriera intestinale, nel supporto energetico delle cellule e nella modulazione delle risposte infiammatorie e della sensibilità all’insulina. “Utilizzando metodologie di analisi genetica, lo studio ha evidenziato come le persone con livelli ridotti di questo batterio nel loro intestino tendono ad avere un metabolismo meno efficiente e maggiori rischi di obesità”, afferma Troise, “mentre l’integrazione del batterio nella dieta ha dimostrato di contrastare l’aumento di peso corporeo, ridurre i livelli di zuccheri nel sangue, diminuire l’accumulo di grasso e migliorare la risposta all’insulina, grazie alla sua capacità di metabolizzare la Nε-fruttosil-lisina. Pertanto, I. butyriciproducens può essere considerato un buon candidato per lo sviluppo di nuovi approcci terapeutici basati sul microbiota intestinale dell’uomo volti a prevenire e trattare malattie metaboliche come il diabete e l’obesità”, conclude Troise.
Allo studio hanno partecipato anche i ricercatori Sabrina De Pascale (Cnr-Ispaam) e Andrea Scaloni, direttore del Cnr-Ispaam.