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Ad annunciare la nascita del “Museo della carta”, unico al Sud, e che porta il nome della vecchia originaria tipografia, è lo stesso Florindo Rubbettino sul suo profilo LinkedIn.
Ad annunciare la nascita del “Museo della carta”, unico al Sud, e che porta il nome della vecchia originaria tipografia, è lo stesso Florindo Rubbettino sul suo profilo LinkedIn.
“È con grande gioia che ieri abbiamo presentato in anteprima ai nostri dipendenti la nascita di un altro pezzo del mondo Rubbettino e della nostra identità che presto sarà aperto al pubblico. Un Museo d’impresa che, oltre a raccontare più di cinquant’anni di attività, è anche un percorso nella storia del libro e della sua creazione, dell’universo editoriale e quello tipografico”.
Un Museo d’impresa, dunque, che racconta un pezzo della storia straordinaria della Calabria, e in questo caso la storia di un'avventura editoriale che porta il nome del suo fondatore Rosario Rubbettino, e oggi anche quella dei suoi figli, Florindo e Marco, che dal vecchio padre-imprenditore hanno ereditato il gusto del bello e la forza del rispetto e dell’accoglienza. A Soveria Mannelli, in Calabria, dove sorge oggi il grande sito industriale dei Rubbettino tutto questo è ancora “pane quotidiano”.
“La cerimonia di qualche giorno fa- scrivono i Rubbettino nel loro post digitale- è stata piena di emozione, poiché la storia della nostra azienda è anche quella di tutte le persone che da anni ci accompagnano in questo viaggio imprenditoriale. In attesa dell’inaugurazione ufficiale, senza fare troppi spoiler, vi mostriamo qualche scatto”. Sono alcune delle foto del nuovo Museo Rubbettino che farà parlare molto di sé nei mesi e negli anni che verranno.
Guai a dimenticare un dato fondamentale della storia di questa impresa, l’attività editoriale e tipografica di Rubbettino si inserisce, da più di cinquant’anni, nel rapporto millenario tra la Calabria e la carta e viene oggi raccontata ai visitatori del Museo d’impresa CARTA.
Un museo- si legge sul sito ufficiale della Rubbettino- per molti versi inconsueto, “dove la storia del libro, dei processi di stampa e delle tecniche tipografiche, della carta e dei materiali a supporto della tipografia, ricostruita lungo il percorso espositivo, si fonde con l’attività di un laboratorio di creatività, design, innovazione e sperimentazione, aperto agli innovatori della comunicazione, del design e dell’artigianato digitale”.
Dai caratteri mobili al bit, dunque, con percorsi di edutainment, mostre e spazi per conferenze e seminari sui temi della cultura visiva e della tipografia. Parte integrante dell’esperienza museale è il parco d’arte contemporanea che si pone in dialogo con il mondo del libro e della tipografia in un rapporto di ibridazione dei saperi, grazie all’attività di artisti provenienti da tutto il mondo che, nel realizzare le opere che arricchiscono l’area, hanno voluto indagare il legame materico che intercorre tra il mondo vegetale e quello della produzione editoriale/tipografica, attraverso la trasformazione della cellulosa in carta come elemento cardine dell’editoria e della tipografia.
CARTA è dunque un sistema complesso in cui storia, natura, artigianato e digitale si pongono in un rapporto ininterrotto fatto di saperi, esperienze e visioni di futuro.
E tutto questo accade 52 anni dopo la nascita ufficiale della Rubbettino Editore, che ha festeggiato nel 2022 i suoi primi cinquant’anni di attività, “inseguendo e perseguendo la visione innovativa di Rosario Rubbettino che nel 1972 aveva fondato a Soveria Mannelli, in Calabria, il primo nucleo aziendale”.
Oggi i suoi figli, Florindo e Marco, guidano una realtà imprenditoriale consolidata, la cui produzione editoriale è diventata sempre più intensa e qualificata, fino a riuscire a imporsi come punto di riferimento imprescindibile per quanti a vario titolo si occupano di economia, politica e scienze sociali.
Il resto è storia di questi anni e di queste ore. La decisa opzione culturale nei confronti di una società aperta e inclusiva ha portato, sin dai primi anni di attività, alla collaborazione con personalità del calibro di Dario Antiseri, Lorenzo Infantino, Massimo Baldini e Sergio Ricossa, sotto la cui direzione venne inaugurata la celebre collana “Biblioteca austriaca” che ha proposto in lingua italiana, spesso per la prima volta, i classici del pensiero austriaco liberale, nel desiderio di approfondire e divulgare i temi e le policy del liberalismo fra addetti ai lavori e non.
L’ambizione di costituire un polo di attrazione per contributi provenienti dai più diversi settori del sapere umano ha successivamente condotto allo sviluppo progressivo di un’offerta editoriale a tutto tondo, ma non meramente generalista, in ogni campo del pensiero umanistico e scientifico, della cultura visuale e delle arti – da cui, ad esempio, la felice collaborazione con il Centro sperimentale di Cinematografia e l’avvio di un progetto a lungo termine anche nella produzione narrativa, caratterizzata dalla caparbia valorizzazione di una cifra stilistica originale e riconoscibile.
E’ su queste basi- sottolineano a Soveria Mannelli- che il catalogo editoriale si arricchisce continuamente integrando nel catalogo la traduzione dell’opera di autori di riconosciuto spessore internazionale come di studiosi e scrittori più giovani o ancora poco noti, concorrendo alla sprovincializzazione del discorso pubblico italiano. La realtà è che oggi la Casa Editrice si presenta come un grande network capace di unire intellettuali, accademici e non, centri di ricerca e player della politica culturale nell’intento di fornire ai suoi sempre più numerosi lettori uno sguardo sulla realtà in una prospettiva libera da qualsiasi condizionamento ideologico.
Tutto questo, va sottolineato, nel cuore più antico e forse più povero della Calabria del 2024. Altro che successo.