Garante Privacy: "L'Ia potrebbe creare 97 mln di nuovi posti di lavoro, ma attenzione a disuguaglianze"

"Non si tratta di un rischio così peregrino, se si considerano le profonde diseguaglianze che, anche sul terreno del lavoro, il capitalismo digitale ha prodotto, rispetto ai lavoratori 'invisibili' della gig economy".

(Prima Pagina News)
Mercoledì 03 Luglio 2024
Roma - 03 lug 2024 (Prima Pagina News)

"Non si tratta di un rischio così peregrino, se si considerano le profonde diseguaglianze che, anche sul terreno del lavoro, il capitalismo digitale ha prodotto, rispetto ai lavoratori 'invisibili' della gig economy".

"Si ritiene che l'intelligenza artificiale potrebbe sostituire, nei prossimi anni, circa 85 milioni di posti di lavoro creandone, tuttavia, 97 milioni di nuovi, sebbene con un rischio di nuove, ulteriori diseguaglianze".

Così il Presidente del Garante per la Privacy, Pasquale Stanzione, introducendo al Parlamento la relazione dell'attività svolta dall'Autorità nel 2023.

"Non si tratta, del resto, di un rischio così peregrino, se si considerano le profonde diseguaglianze che, anche sul terreno del lavoro, il capitalismo digitale ha prodotto, rispetto ai lavoratori 'invisibili' della gig economy", evidenzia. Per quanto riguarda Chat Gpt, prosegue:

"L'attenzione nei confronti delle neotecnologie esprime la consapevolezza dell'ormai piena integrazione dell'intelligenza artificiale nella nostra vita privata e pubblica" tanto è vero che, per esempio, "circa il 65% dei ragazzi utilizza oggi l'intelligenza artificiale per svolgere i compiti; due studenti su tre avrebbero preparato l'esame di maturità ricorrendo a Chat Gpt che peraltro, a quanto pare, non sarebbe riuscita a tradurre correttamente il Minosse, o Della legge, attribuito a Platone".

In più, "l'intelligenza artificiale è riuscita persino ad arricchire, con effetti visivi e sonori straordinari, la Turandot rappresentata alla Scala. Un' impresa su quattro, nel nostro Paese, ha già integrato l'intelligenza artificiale nei propri processi produttivi ed entro un anno - si stima - il 60% delle aziende la utilizzerà nei procedimenti assunzionali".

"L'Ai Act rappresenta - aggiunge Stanzione -, assieme a ciò che fu il Gdpr otto anni fa, il tentativo più avanzato dell'Europa di delineare una strategia antropocentrica di governo della tecnica. Nel promuovere un'innovazione sostenibile sotto il profilo delle garanzie giuridiche, dell'equità sociale, della dignità personale, l'Europa ha, infatti, investito sul terreno del digitale la propria identità come Comunità di diritto, marcando la propria specificità tanto rispetto alla deregulation o alla settorialità dell'approccio americano, quanto rispetto all'autoritarismo sino-coreano".

Quella emanata dall'Ue, continua Stanzione, è stata "la prima disciplina al mondo, di taglio organico e non settoriale, dell'intelligenza artificiale, segnando una primazia che non è, affatto, soltanto cronologica ma è, soprattutto, assiologica".


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