Il sangue di Natuzza Evolo, sono 100 anni

Il 23 agosto di 100 anni fa nasceva in Calabria Natuzza Evolo, la donna che a Pasqua viveva il grande mistero delle stigmate e che oggi un Docufilm di Pino Nano e Maurizio Pizzuto, realizzato per Rai Documentari, ripropone in tutti i suoi dettagli su Rai Play.

di Pino Nano
Venerdì 23 Agosto 2024
Vibo Valentia - 23 ago 2024 (Prima Pagina News)

Il 23 agosto di 100 anni fa nasceva in Calabria Natuzza Evolo, la donna che a Pasqua viveva il grande mistero delle stigmate e che oggi un Docufilm di Pino Nano e Maurizio Pizzuto, realizzato per Rai Documentari, ripropone in tutti i suoi dettagli su Rai Play.

Oggi, credo di poter scrivere che non si potesse immaginare festa di compleanno più bella di questa per Natuzza Evolo, che oggi 23 agosto avrebbe compiuto 100 anni di vita, e che per la Storia della Chiesa in Calabria diventa un compleanno davvero del tutto speciale e straordinario.

Il Papa ha infatti voluto che la Chiesa che Natuzza in vita aveva cocciutamente immaginata, desiderata, e poi finalmente realizzata, in quello che un tempo era solo un dirupo collinare alle porte di Paravati, oggi diventi ufficialmente invece uno dei Grandi Santuari Mariani d’Italia.

Si parte alle 18.30 di venerdì 23 agosto, giorno del suo compleanno, e si andrà avanti fino al calare delle tenebre. Sarà una cerimonia solenne, presieduta dal vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea mons. Attilio Nostro, il sacerdote che Papa Francesco ha scelto per “rimettere ordine” al clamore a volte anche eccessivo seguito alla morte della mistica calabrese.

Parliamo di uno dei grandi veri misteri della Chiesa Contemporanea, che per 80 anni ha visto al centro della scienza questa contadina minuta di Paravati che a Pasqua sudava sangue e viveva il grande mistero delle stimmate alle mani e ai piedi. Ma di lei si diceva anche che parlasse con i morti, che vedesse l’angelo custode di chi bussava alla sua porta, che parlasse con la Madonna e che arrivasse a fare veri e propri miracoli.

Era il 1° novembre del 2021 quando mons. Attilio Nostro fece la sua prima apparizione sul sagrato di Paravati.

“Natuzza -disse quel giorno il nuovo Vescovo della diocesi- è un segno, in questa terra. Natuzza è la prova che Dio non si distrae, che Dio ha un progetto per ciascuno di noi. E tutti noi che l’abbiamo conosciuta, che abbiamo avuto modo di vederla, di ascoltarla, siamo stati colpiti da questa sollecitudine. Potremmo riassumere così il senso del suo messaggio. “Tu non sei solo”. “Dio è accanto a te”. “Dio ti conosce”. “Dio non si è sbagliato con te”.

Era la stessa certezza che aveva Natuzza Evolo e che quel pomeriggio nella sua casa di montagna mi disse: "C’è una cosa bellissima che la vita mi ha insegnato ed la certezza che Dio esiste e che niente è più forte del suo amore. Dio esiste, meravigliosamente, straordinariamente, prepotentemente, è questa la grande certezza della mia esistenza. E' difficile forse che io riesca a spiegarglielo bene, le ripeto non conosco neanche i numeri o le lettere dell'alfabeto, ma posso assicurare a tutta questa gente che continua a cercarmi che vale la pena di pregare perchè solo così ognuno capirà il senso vero della vita. Altrimenti, quella che verrà dopo di noi, sarà una vita ancora più triste di questa già vissuta".

Don Attilio Nostro quel giorno sulla grande spianata di Paravati parla a braccio, senza nessun appunto scritto sotto gli occhi: “Quello di oggi -dice-è un giorno che segue altri giorni, nel quale sono venuto qui pellegrino, mendicante, pieno di dubbi o di presunzione. In altri due incontri con Natuzza, avevo discusso di quanto potesse essere difficile essere sacerdote, non avrei mai immaginato che sarei diventato il suo vescovo. E quindi, per me è una ragione di enorme grazia poter dire a questa serva di Dio tutto l’amore, in risposta all’amore con il quale sono stato da lei accolto. Spero che la sua sollecitudine, e questa carità fraterna che mi ha voluto manifestare possa trovare nella mia vita, ma soprattutto nel mio ministero una saggia e adeguata risposta”.

Poi con la mano tesa in avanti indica la Chiesa di Natuzza, e dice: “Io spero che varcando quella porta, quella porta che indica la misericordia di Dio, la gente possa uscire di là dicendo “Il Signore ha parlato al mio cuore”.

Era chiaro che prima o poi sarebbe accaduto il miracolo, e che il Vaticano decidesse non solo di aprire la Chiesa al culto, ma di elevarla anche a Santuario Mariano.

Ecco perché la notizia della cerimonia solenne che si celebrerà questa sera venerdì 23 agosto a Paravati non mi meraviglia più di tanto. Semmai, mi conferma il legame profondo, intimo, sostanziale, anche se mai palese e mai dichiarato prima, che c’è sempre stato tra la Chiesa di Papa Francesco e la realtà di fede che si respira a Paravati.

“Pregate non solo per me- dice quel suo primo giorno a Paravati don Attilio- ma anche per questa meravigliosa Chiesa che è un’altra figlia di Natuzza. Perché questo santuario possa diventare ciò che era ed è nel cuore di Dio. Un posto dove le anime possano trovare rifugio. Un posto dove gli assassini possano riconciliarsi con Dio, pentirsi, ravvedersi, confessare. Un posto dove i delinquenti possano capire che esiste una alternativa al delinquere. Un posto dove marito e moglie si possano riconciliare. Un posto dove i ragazzi possano lottare per un mondo nuovo. Un mondo dove anche i sacerdoti possano ritrovare la propria vocazione, la radice di quell’amore che li ha portati a rinunciare a tutto per Dio”.

Oggi, dunque, l’annuncio ufficiale che questa nuovo Grande Santuario Mariano che porta il nome di Natuzza si prepara a vivere una sua nuova stagione di vita, e tutto questo a 100 anni dalla nascita della mistica di Paravati.

Un Grande Santuario Mariano, quindi, meta di nuovi pellegrini e di nuove adunate. Nuova oasi di preghiera e di fede. E forse, soprattutto, Santuario Mariano come tanti altri sparsi per il mondo, nato qui in Calabria nel nome di Natuzza Evolo, e pronto ormai a ricevere la notizia che il popolo di Natuzza attende da anni, e cioè il riconoscimento formale della sua beatificazione.

È vero, la Chiesa ha i suoi tempi, a volte anche lunghissimi ed estenuanti, ma è giusto che sia così. Chi vivrà vedrà.

“Natuzza -ripete don Attilio- per noi è stato un segno profetico, di quale è la strada che noi siamo chiamati a percorrere”.

Mi chiedo allora, ma come si fa a non credere che prima poi -presto o tardi che sia- Natuzza sarà Beata?

I presupposti fondamentali perché Natuzza possa diventare Beata oggi ci sono ormai già tutti. Questo lo dicono teologi di chiara fama internazionale. E se la Chiesa ufficiale ha formalmente deciso di innalzare la Basilica di Paravati a Santuario, allora qualcosa vorrà anche dire.

Se non altro, qualcosa di importante si muove. Ora serve solo aspettare, anche se per la verità “Natuzza è già Santa”. Così gridava a squarciagola il suo popolo sotto la pioggia battente il giorno del suo funerale. Era il 1° novembre del 2009.

Sono passati 15 anni, eppure sembra appena ieri.

 


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