Maresciallo triestino ucciso dall’amianto: il Tar condanna il Ministero della Difesa

600mila euro alla famiglia del militare deceduto per esposizione in Marina.

(Prima Pagina News)
Giovedì 22 Maggio 2025
Trieste - 22 mag 2025 (Prima Pagina News)

600mila euro alla famiglia del militare deceduto per esposizione in Marina.

Dopo anni di attesa e dolore, arriva un riconoscimento di verità e giustizia per la famiglia del 1° Maresciallo triestino Luogotenente della Marina Militare, stroncato a soli 63 anni da un mesotelioma pleurico causato dall’esposizione prolungata all’amianto durante il servizio.

Il Tribunale Amministrativo Regionale del Friuli Venezia Giulia ha condannato il Ministero della Difesa al pagamento di 600mila euro ai familiari a titolo di risarcimento per i danni subiti.

Il sottufficiale, residente a Trieste, ha servito per ben 36 anni nelle file della Marina, tra basi a terra e unità navali di vecchia generazione, dal 1966 al 2004. Un servizio fedele, prestato in ambienti contaminati da amianto e altri agenti cancerogeni, spesso senza le adeguate misure di protezione, formazione o sorveglianza sanitaria.

La diagnosi di mesotelioma arrivò nel 2008, cinque anni dopo il congedo. Purtroppo, non gli lasciò scampo.

Nel 2013, fu riconosciuta la causa di servizio e lo status di “vittima del dovere”, con conseguenti benefici previdenziali a favore della vedova. Ma il percorso legale non si è fermato lì. Con l’assistenza dell’Avv. Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, la famiglia ha chiesto giustizia piena, portando il caso davanti al TAR.

Il Tribunale, dopo un’accurata verifica medico-legale, ha stabilito la responsabilità del Ministero della Difesa per l’omessa protezione del militare, condannando l’amministrazione a risarcire il danno “iure hereditario”, ovvero trasmesso agli eredi.

“Questo verdetto riconosce non solo la sofferenza del Maresciallo, ma anche la responsabilità di chi avrebbe dovuto proteggerlo e non lo ha fatto. Una sentenza che è un atto di giustizia e di memoria per chi ha servito il Paese con onore, ma è stato tradito da chi avrebbe dovuto garantirne la sicurezza”, ha dichiarato Bonanni, che sottolinea: “È inaccettabile che ancora oggi si debba morire per aver servito lo Stato in ambienti contaminati e privi di tutele. La sentenza del Tar sancisce un principio fondamentale: chi espone i militari all’amianto deve rispondere delle conseguenze”.

L’Ona prosegue la sua battaglia a fianco delle vittime e dei loro familiari, offrendo assistenza legale e medico-sanitaria. Maggiori informazioni su www.osservatorioamianto.it o al numero verde 800 034 294.


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