Rapporto Censis: l'Italia galleggia, bene turismo e occupazione, male partecipazione democratica

Persiste la "sindrome italiana", il continuare a stare nel mezzo tra fasi recessive e cicli positivi.

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Venerdì 06 Dicembre 2024
Roma - 06 dic 2024 (Prima Pagina News)

Persiste la "sindrome italiana", il continuare a stare nel mezzo tra fasi recessive e cicli positivi.

E' un'Italia a due facce, quella che emerge dal 58esimo Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese: a risultati positivi come quelli ottenuti dall'occupazione e dal turismo, si accompagnano aspetti negativi come la natalità, la denatalità, il debito pubblico e la partecipazione democratica.

L'Istituto di ricerca sottolinea il persistere della “sindrome italiana”, in cui la società è intrappolata: né cadute rovinose in caso di recessione, né scalate durante i cicli positivi. Questo, però, nasconde un'insidia: se il ceto medio si sfibra (con i redditi che sono inferiori del 7% rispetto al 2004), aumenta l'antioccidentalismo e si indebolisce la fede nelle democrazie liberali, nell'atlantismo e nell'europeismo. Secondo il 66% degli italiani, infatti, è l'Occidente ad avere la colpa delle guerre in corso, e soltanto il 31% si dice d'accordo con la richiesta della Nato di aumentare le spese militari.

Intanto, non si placa la tensione delle identità sessuali, etniche, culturali e religiose, che cercano sempre di essere riconosciute.

In Italia, inoltre, è in atto una mutazione morfologica: il Paese è il primo, a livello europeo, per quanto riguarda l'accoglienza degli stranieri (+112% in dieci anni), ma per quanto riguarda la preparazione culturale si denota un certo livello di ignoranza, con il 19% degli italiani che crede che Mazzini sia stato un politico della Prima Repubblica, mentre per il 32% ad affrescare la Cappella Sistina è stato Giotto o Leonardo.

Poi, ci sono dei conti che non tornano nel Sistema Italia: c'è più lavoro ma meno Pil, il turismo va bene mentre l'industria cola a picco, manca il personale e per il welfare ci sono problemi. Secondo il Censis, dunque, l'Italia si muove intorno ad una linea di galleggiamento. Dal 2003 al 2023, il reddito disponibile lordo pro-capite ha subìto una riduzione in termini reali del 7%, e tra il secondo trimestre del 2014 e il secondo trimestre del 2024 anche la ricchezza netta pro-capite si è ridotta del 5,5%. Ormai, l'85,5% degli italiani si è convinto che sia molto difficile salire la scala sociale.

All'erosione dell'ascesa economica e sociale si accompagna un'avversione sempre crescente ai valori costitutivi dell'agenda collettiva del passato. L'astensione alle ultime elezioni europee ha raggiunto un tasso del 51,7%, record nella storia della Repubblica: alle elezioni del 1979, infatti, era al 14,3%. Secondo il 71,4% degli italiani, l'Unione Europea si dissolverà se non saranno fatte riforme radicali.

Per quel che riguarda la scuola, a non raggiungere i traguardi d'apprendimento in italiano sono il 24,5% degli alunni al termine delle primarie, il 39,9% di quelli al termine delle scuole medie e il 43,5% al termine delle superiori, per arrivare addirittura all'80% negli Istituti Professionali. A non raggiungere i traguardi d'apprendimento in matematica, invece, sono il 31,8% alle primarie, il 44,0% alle medie e il 47,5% alle superiori, con gli Istituti Professionali che segnano il picco (81%).

Per quanto riguarda l'economia, nonostante il cattivo andamento del Pil, gli occupati nella media dei primi sei mesi di quest'anno sono 23.878.000, con un aumento di 1.500.000 posti di lavoro rispetto al 2020, anno del Covid-19, e un aumento del 4,6% rispetto al 2007, ma la distanza tra il tasso d'occupazione italiano e la media europea è ancora abissale: -8,9% rispetto al 2023, con l'Italia che resta fanalino di coda in Europa. Male la produzione manifatturiera, che segna -1,2% tra il 2019 e il 2023. Confrontando i primi 8 mesi di quest'anno con lo stesso periodo del 2023, emerge una riduzione del 3,4%.

Il turismo, invece, va in controtendenza: nel 2023 sono state registrate 447 milioni di presenze, il 18,7% in più rispetto al 2013.

L'anno scorso la percentuale di figure professionali difficilmente reperibili rispetto ai fabbisogni delle imprese ha toccato il 45,1% del totale delle assunzioni previste (nel 2017 era pari al 21,5%). Aumentano, in particolare, le figure difficili da trovare per esiguità dei candidati: nel 2023 erano al 28,4% del totale delle assunzioni previste, mentre nel 2017 erano al 9,7%.

Soffrono molto i giovani: il 58,1% dei ragazzi tra i 18-34 anni si sente fragile, mentre il 56,5% si sente solo, il 51,8% afferma di soffrire di ansia o depressione, il 32,7% dichiara di soffrire di attacchi di panico e il 18,3% soffre di disturbi del comportamento alimentare, come l'anoressia o la bulimia. Soltanto in alcuni casi si arriva ad una vera e propria malattia: il 29,6% dei ragazzi (1 su 3) afferma di essere stato in cura da uno psicologo, mentre 16,8% prende sonniferi e psicofarmaci.


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