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In primo grado vennero condannati 26 tra dirigenti, manager e politici, per un totale di circa 270 anni di carcere. Bonelli (Avs): "Ennesima ferita dopo disastro sanitario, questa non è giustizia".
In primo grado vennero condannati 26 tra dirigenti, manager e politici, per un totale di circa 270 anni di carcere. Bonelli (Avs): "Ennesima ferita dopo disastro sanitario, questa non è giustizia".
E' stata annullata, dalla sezione tarantina della Corte d'Assise d'Appello di Lecce, la sentenza di primo grado del processo "Ambiente Svenduto", che vede 37 persone e 3 società sul banco degli imputati per il presunto disastro ambientale generato dall'ex Ilva durante la gestione da parte della famiglia Riva.
I giudici hanno accolto la richiesta dei legali degli accusati di spostare il procedimento a Potenza, perché i togati tarantini che hanno stabilito la sentenza di primo grado, sarebbero da ritenere come "parti offese" del disastro ambientale. Dunque, la Corte ha ordinato che gli atti vengano trasferiti alla Procura di Potenza per gli adempimenti di competenza.
Nel processo di primo grado vennero condannati in 26, tra dirigenti dell'ex Ilva, manager e politici, a circa 270 anni di carcere. All'epoca, inoltre, la Corte d'Assise decise anche la confisca degli impianti dell'area a caldo e del profitto illecito nei confronti delle società Ilva spa, Riva fire e Riva forni elettrici, per un ammontare pari a 2,1 miliardi di euro.
Oggi, la Corte d'Assise d'Appello, presieduta dal giudice Antonio Del Coco, che è stato affiancato dal giudice Ugo Bassi e dalla giuria popolare, ha dato lettura del dispositivo d'ordinanza: le motivazioni saranno depositate entro 15 giorni.
Il deputato di Avs e coportavoce di Europa Verde, Angelo Bonelli, si è detto "esterrefatto" per questa decisione.
"L'inquinamento è stata un'invenzione? Morti e malattie non hanno responsabilità? Questa non è giustizia - ha dichiarato Bonelli-. Con questa decisione, su Taranto si infligge l'ennesima ferita dopo il disastro sanitario. I dati - ha continuato - parlano chiaro. A Taranto, nel corso degli anni, è stato immesso in atmosfera il 93% della diossina prodotta in Italia, insieme al 67% del piombo, secondo quanto riportato dal registro Ines dell'Ispra, successivamente diventato E-Prtr.
Questa situazione ambientale drammatica spinse, il 4 marzo 2010, l'autorità sanitaria a vietare il pascolo entro un raggio di 20 km dal polo siderurgico".
Secondo il deputato di Avs, "siamo di fronte a uno dei disastri sanitari e ambientali più gravi della storia italiana ed europea, che ha causato troppe vittime, soprattutto tra i bambini. L'indagine epidemiologica dell'Istituto Superiore di Sanità lo conferma in maniera inequivocabile. Oggi, questa sentenza che annulla quanto stabilito in primo grado non rappresenta un atto di giustizia, ma una ferita inferta a chi ha già pagato un prezzo altissimo con la propria salute e con la propria vita", ha concluso Bonelli.