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Dal palco di Atreju, nel confronto con Francesco Rutelli, l’ex leader di An riconosce l’errore dello scioglimento del partito, attribuisce a Giorgia Meloni il merito di aver ricostruito una comunità politica e conferma il proprio sostegno all’attuale centrodestra.
Dal palco di Atreju, nel confronto con Francesco Rutelli, l’ex leader di An riconosce l’errore dello scioglimento del partito, attribuisce a Giorgia Meloni il merito di aver ricostruito una comunità politica e conferma il proprio sostegno all’attuale centrodestra.
Gianfranco Fini torna a parlare alla festa di Atreju, protagonista di un faccia a faccia dal titolo “Trentadue anni dopo” insieme a Francesco Rutelli, che richiama la storica sfida per il Campidoglio. Nel corso del dibattito, l’ex leader di Alleanza nazionale viene incalzato sul rapporto con il centrodestra di oggi e sulla sua collocazione politica, rispondendo senza esitazioni di riconoscersi nell’attuale schieramento.
Dal palco, Fini rivendica la propria “onestà intellettuale” nel fare i conti con le scelte del passato e indica in modo netto l’errore più grande: aver chiesto e ottenuto lo scioglimento di Alleanza nazionale. Quel partito, ricorda, si reggeva su un forte senso comunitario, su un’appartenenza condivisa che andava oltre i singoli passaggi elettorali e che è venuta meno con la confluenza in altre esperienze politiche.
L’ex presidente della Camera insiste sul fatto di non avere richieste personali da avanzare e di non cercare ruoli o incarichi, sottolineando che questo è noto tanto ad Arianna quanto a Giorgia Meloni. Il punto, per Fini, è piuttosto il valore di una comunità politica che si riconosce in una casa comune, in cui chi partecipa sa di essere unito da qualcosa di più profondo del semplice obiettivo di vincere o perdere una competizione alle urne.
In questo quadro, Fini attribuisce a Fratelli d’Italia e alla leadership di Meloni il merito di aver ricostruito quello spazio comunitario che la destra aveva smarrito. Parla di una “casa” in cui la presidente del Consiglio guida oggi e guiderà domani un’area politica che ha ritrovato identità e coesione, offrendo un punto di riferimento a chi non vuole sentirsi “apolide” sul piano ideale.
L’ex leader della destra post-missina chiarisce anche il proprio rapporto con l’elettorato del centrodestra: afferma di essersi riconosciuto in questa proposta politica, di aver votato per Meloni e di essere intenzionato a confermarle la fiducia in futuro. Allo stesso tempo, rivendica la libertà di non condividere tutto al cento per cento, ricordando che il dissenso, quando espresso da “uomini liberi”, fa parte fisiologica della dialettica interna a una comunità politica matura.