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Crosetta: "Politica debole, c'è troppa sudditanza verso i giudici". Calenda: "Dimissioni forzate, non è una bella pagina per la democrazia". Lega: "Dimissioni per sovvertire voto". Schlein: "Si è dimesso in ritardo".
Crosetta: "Politica debole, c'è troppa sudditanza verso i giudici". Calenda: "Dimissioni forzate, non è una bella pagina per la democrazia". Lega: "Dimissioni per sovvertire voto". Schlein: "Si è dimesso in ritardo".
Giovanni Toti si è dimesso dal ruolo di Governatore della Liguria, a seguito dell'inchiesta per corruzione che lo ha portato agli arresti domiciliari, in cui si trova dallo scorso 7 maggio.
“Dopo tre mesi dall’inizio dei miei arresti domiciliari e la conseguente sospensione dall’incarico che gli elettori mi hanno affidato per ben due volte, ho deciso sia giunto il momento di rassegnare le mie irrevocabili dimissioni da presidente della Giunta Regionale della Liguria”, scrive Toti, in una lettera.
“Mentre viene resa pubblica questa mia lettera che ho pregato il mio difensore, avv. Stefano Savi, di diffondere, il testo formale delle dimissioni viene consegnato al presidente facente funzione della Giunta e al presidente dell’Assemblea Legislativa per tutti gli adempimenti di legge. Mi assumo tutta la responsabilità di richiamare alle urne, anticipatamente, nei prossimi tre mesi, gli elettori del nostro territorio, che dovranno decidere per il proprio futuro”, prosegue.
“Avrei voluto confrontarmi diversamente con il nostro territorio, con i tanti sindaci e amministratori con cui abbiamo condiviso i progetti, gli amici che mi hanno affiancato in due lustri di lavoro indefesso, le forze politiche che hanno sostenuto questa esperienza”, continua.
“Non è stato possibile farlo, sono confidente che lo sarà nel prossimo futuro, valutate dai magistrati le istanze che l’avvocato Savi si appresta a ripresentare nelle prossime ore”. “Lascio una Regione in ordine. Ho atteso fino ad oggi per rassegnare le mie dimissioni per consentire al Consiglio Regionale di approvare l’Assestamento di bilancio e il Rendiconto, fondamentali per la gestione dell’Ente”, aggiunge.
“Ed è di soddisfazione che questo difficilissimo momento coincida con la fine del cantiere e l’apertura della Via dell’Amore, un’ opera complessa, a cui abbiamo lavorato anni, che restituisce al mondo uno dei simboli della Liguria”.
“Lascio orgoglioso delle tante cose fatte e onorato di aver lavorato con molte persone capaci e coraggiose, che sapranno portare avanti questa esperienza. Ringrazio gli assessori che si sono succeduti in questi anni, il mio straordinario staff di presidenza, che mi ha affiancato senza risparmiarsi con vera abnegazione al progetto, quei dirigenti e funzionari che ci hanno affiancato con competenza e passione”.
“Si apre per tutti una fase nuova: Agli elettori il compito di giudicare la Liguria che abbiamo costruito insieme in questi lunghi anni e decidere se andare avanti su questa strada”, scrive ancora Toti.
“Ai partiti della maggioranza la responsabilità valorizzare con orgoglio i risultati raggiunti, non tradire il consenso raccolto, valorizzare la classe dirigente cresciuta sul territorio. Ai tribunali della Repubblica valutare le responsabilità chiamate in causa dall’inchiesta. Al Parlamento Nazionale e all’opinione pubblica del Paese il dovere di fare tesoro di questa esperienza e tracciare regole chiare e giuste per la convivenza tra giustizia e politica all’interno del nostro sistema democratico”.
”Ringrazio di cuore tutte le persone, e sono tante, che senza nemmeno conoscermi mi hanno fatto sentire tramite la mia famiglia e il mio avvocato la loro vicinanza e il loro affetto. Da questo momento torno anche io ad essere un semplice, comune cittadino della nostra bellissima Liguria”.
Dopo le dimissioni di Toti, il legale Stefano Savi, tra lunedì e martedì, presenterà una nuova istanza per chiedere la revoca degli arresti domiciliari (la prima era stata respinta dal Tribunale di Genova l'11 luglio scorso per il rischio di reiterazione del reato). Sulla richiesta, il Gip dovrà decidere entro 5 giorni. La Procura, nel frattempo, non ha ancora preso una decisione in merito all'ipotesi di chiedere il giudizio immediato per Toti: si tratta di un processo accelerato che, per legge, prevede che la misura cautelare sia ancora in atto. E' possibile che i pm si riuniscano all'inizio della prossima settimana per valutare la situazione, dati gli ultimi cambiamenti. Nel caso che si decida per il giudizio immediato, la Procura dovrà inoltrare la richiesta entro il 5 agosto, giorno in cui termineranno gli arresti domiciliari, tranne che per l'accusa di finanziamento illecito. Da qui in poi, il Gip avrà 15 giorni di tempo per fissare o meno la data dell'udienza, che dovrebbe tenersi a settembre.
Già ieri erano stati avvertiti i primi segnali di dimissioni da parte di Toti, con la modifica della sua lista civica, che non si chiama più ‘Cambiamo con Toti presidente’, ma ‘Lista Toti Liguria’. Ad annunciare la modifica del nome, ieri pomeriggio, è stato il presidente del Consiglio regionale Gianmarco Medusei, dopo l'apertura della seduta pomeridiana dell’assemblea legislativa.
“Un cittadino incensurato e tuttora innocente si è dovuto dimettere per poter sperare di essere libero e poter ottenere nuovamente i suoi diritti costituzionali. Da questa vicenda esce sconfitta la Giustizia e si palesa una rattristante debolezza della Politica, quella con la P maiuscola, quella che sa difendere i principi e non solo gli amici più prossimi o i cerchi magici. Noto troppa sudditanza, quasi paura, nei confronti di un potere delle Stato che non dovrebbe incutere alcun timore alle persone oneste”. Così, su X, il Ministro della Difesa, Guido Crosetto.
“In Italia non basta essere onesti per sentirsi tranquilli. Perché la storia ci ha dimostrato che l’onestà magari emerge dopo 10, 15 o venti anni. Io invece mi ostino a credere che occorra fare battaglie di principio, senza paura. Perché la paura di una ritorsione non è un sentimento che può avere spazio in una democrazia vera e matura”, prosegue Crosetto.
“Hanno costretto Toti a dimettersi in cambio della libertà. La chiamano giustizia. E se poi tra qualche anno, come già successo con altri politici, Toti venisse assolto?”, ha commentato, su X, la Ministra del Turismo, Daniela Santanchè.
“Finalmente Giovanni Toti si è dimesso, anche se con molto ritardo. Sono passati 80 giorni in cui la Liguria è stata ferma, paralizzata, tenuta ai domiciliari con lui”, ha dichiarato la Segretaria del Pd, Elly Schlein, partecipando al Giffoni Film Festival. “E’ l’occasione per restituire la parola alle cittadine e ai cittadini della Liguria, è l’occasione per le forze alternative alla destra di costruire un progetto che guardi al futuro della Liguria e che sia all’altezza delle emergenze che lì vanno affrontate. Penso alla situazione della sanità pubblica, con attese di più di 400 giorni per fare un esame specialistico, penso naturalmente al lavoro, alle opportunità di lavoro per i giovani, penso alla deindustrializzazione che rischiamo nella mancanza di un piano industriale per questo paese da parte del governo di Giorgia Meloni”, ha proseguito Schlein.
“Naturalmente - ha detto ancora la leader dem - sono tutte questioni che vogliamo discutere con tutte le altre forze che sono interessate a costruire un’alternativa per affrontare le grandi questioni che riguardano il futuro di una regione importante come la Liguria”.
“In Liguria siamo di fronte all’ennesimo tentativo di sovvertire il voto popolare usando inchieste e arresti. La Lega non si fa intimidire e i cittadini sapranno rispondere democraticamente riconfermando il centrodestra che ha rilanciato la Regione da tutti i punti di vista”, dichiara la Lega in una nota.
“Toti è un nostro avversario. La valutazione sulla sua gestione è negativa. I profili di conflitto di interessi sono quanto di più estraneo alla prassi di Azione si possa immaginare. Ma forzare le dimissioni di un governatore attraverso l’imposizione di misure cautelari a pioggia è indegno di uno Stato di Diritto. Così come indegno è usare le inchieste come fondamento di un confronto politico. Non è stata un bella pagina per la democrazia italiana“. Così, in un post su X, il leader di Azione, Carlo Calenda.
“La manifestazione per mandare via Toti l’avrei fatta, perché politicamente è un presidente fallito. È finita la sua fase. È scoperto il suo sistema di potere. Invece, non chiederei mai, sottolineo mai, un passo indietro a chi è oggetto di indagini, con imputazioni tutte da dimostrare”. Così, in un'intervista rilasciata al quotidiano "Il Riformista", il dirigente nazionale del Pd Goffredo Bettini. “Troppi proscioglimenti dopo anni di graticola hanno dimostrato la crudeltà delle sentenze sommarie dell’opinione pubblica o degli stessi colleghi di partito che forse, per la loro coscienza opaca, non vogliono neppure sfiorare la persona inquisita. Gerardo Chiaromonte mi ripeteva spesso: ‘Attento, Goffredo. Dietro ogni moralista c’è sempre un imbroglione’. Chi è certo della propria correttezza non ha paura di toccare la melma, perché non gli resta attaccata addosso”.