Cinema: da Venezia 81, successo per ”Il tempo è ancora nostro” di Maurizio Merli

L'attrice Viktorie Ignoto: "Nulla è veramente perduto finché decidiamo di metterci in gioco".

(Prima Pagina News)
Venerdì 13 Settembre 2024
Venezia - 13 set 2024 (Prima Pagina News)

L'attrice Viktorie Ignoto: "Nulla è veramente perduto finché decidiamo di metterci in gioco".

Pensata, inizialmente, come instant movie da sfoggiare in occasione del Ryder Cup 2023 di Roma e annunciata a Venezia due anni fa, l’opera prima scritta e diretta da Maurizio Matteo Merli “Il tempo è ancora nostro” è stata poc’anzi presentata il 4 settembre nello spazio Confronti delle Giornate degli Autori.

Il film, prodotto dalla società Father & Son (sempre di proprietà di Maurizio Merli) insieme ad Aurumovie, è una storia di amicizia e di riscatto ambientata tra i campi di golf.

Nel cast Ascanio Pacelli, Mirko Frezza, Simone Sabani, Viktorie Ignoto, Miguel Gobbo Diaz e Andrea Roncato.

Perché “Il tempo è ancora nostro”? Di cosa narra?

Abbiamo deciso di parlarne con l’attrice Viktorie Ignoto (ha lavorato per diversi registi come Dario Argento, Pupi Avati e Neri Parenti):

E’ un film drammatico, commovente e offre molti spunti di riflessione. Innanzitutto ci sta Ascanio Pacelli nei panni di Tancredi, un milionario annoiato e esistenzialmente insoddisfatto che a un certo punto decide di rimettersi in discussione attraverso la sua vecchia passione per il golf. Poi ci sta Stefano (interpretato da Mirko Frezza) la cui traiettoria di vita diametralmente opposta e meno agiata di quella di Tancredi andrà nuovamente a intrecciarsi con quella dell’amico attraverso la riscoperta della loro complicità tra i verdi prati dei campi di golf. Ascanio ci tiene molto a sdoganare questa disciplina come uno sport che è accessibile a tutti, come  ormai il valore “elitario” che lo contraddistingueva sia e deve rimanere un ricordo. Vuole promuovere i valori di amicizia e coesione che questo sport può offrire. Ama molto il golf, è lampante!

 -Come ti sei trovata con questo cast “al maschile”?

Con Maurizio abbiamo sudato molto e fatto moltissime prove: é stato per me un momento importantissimo di crescita non solo personale ma anche recitativa. Durante le prove i sentimenti di amore/odio si susseguivano a un ritmo a dir poco rocambolesco, abbiamo riso, pianto, ci siamo incazzati, incoraggiati, confrontati.. insomma, in poche parole: è stata una gabbia di matti in cui ci siamo evoluti. Ogni scena l’abbiamo provata veramente in tutte le salse possibili. Sono molto grata a Maurizio per questa importantissima esperienza. Conoscendolo meglio ho avuto modo di comprendere l’importanza e il messaggio che il film, il suo film, voleva trasmettere. Mi sono sentita investita da una grande responsabilità. Anche con Ascanio mi sono trovata benissimo. E’ proprio attraverso questo suo amore per il golf che durante le prove di recitazione mi sono più allineata a lui: comprendo molto bene la fatica, l’abnegazione e la vulnerabilità che prova uno sportivo che ambisce a certi livelli. Io facevo atletica leggera, correvo dai 1500 ai 20 km e per un pelo non sono riuscita a entrare alle europee perché ho fatto un brutto incidente che mi ha rotto il ginocchio. Vedere in lui questo medesimo “lampo agonistico” mi ha profondamente commossa e mi ha permesso di stabilire quell’alchimia necessaria per lavorare meglio insieme. Sono stata molto bene con tutti, il set è stato come una grande famiglia: questa è una delle tante soddisfazioni tipiche dell’ambiente lavorativo dei film indipendenti.

 -Quindi che ruolo hai interpretato?

Io sono Victoria, la moglie di Tancredi. E’ una donna che inizialmente vedremo come molto triste e amareggiata per l’insoddisfacente matrimonio in cui si è ritrovata. Come Victoria, tutti i personaggi fanno i conti con il loro passato e sono alla ricerca di una sorta di “redenzione”. E’ un bellissimo personaggio, complesso, molto ben scritto da Maurizio ed è stato piuttosto faticoso interpretarlo. 

Victoria è meravigliosa perché è un rarissimo caso di amore puro. Non ragiona per logiche di potere. Lei ama Tancredi. Ama sua figlia. Tuttavia, è anche alla ricerca della verità che cercherà e inseguirà fino alle sue estreme conseguenze. Di volta in volta apprendo molto dai personaggi che interpreto. Con lei ammetto, sopratutto inizialmente, di aver “litigato molto”.

 Se il rapporto era così conflittuale, perché a Viktorie è stato dato proprio il personaggio di Victoria?

L'amore non è bello se non è litigarello.. Molto simili i nomi vero? Quando ci penso mi viene da sorridere. Sono molto differente da Victoria. Dobbiamo ricordare che siamo attori, e per quanto ci prestiamo a servizio del personaggio, per quanto ampio sarà il repertorio di emozioni e esperienze che vi infondiamo, non è detto che, nella vita, dobbiamo per forza assomigliare a loro. Ho paura di anticipare troppo sul film.. diciamo solo che nel bene e, sopratutto, nel male avrei agito diversamente. Per studiarla ho dovuto raggiungere gli abissi del senso di lutto e perdita. Per interpretarla ho dovuto accordare questa memoria emotiva alle criticità che emergevano set dopo set, seguendo le indicazioni e intuizioni di Maurizio.

 Torniamo un pò alla domanda iniziale: perché “Il tempo è ancora nostro”? Perché dovremmo vederlo?

Perché è un film sul coraggio. Sull’importanza dell’amicizia. Perché nulla è veramente perduto finché decidiamo di metterci veramente in gioco. Perché, in fin dei conti, io direi che “Il tempo è sempre ancora nostro”.


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