Commemorazione Acca Larentia, CasaPound: "Daspo assurdi, fare il saluto romano non è reato"

"Nonostante ancora non ci siano stati notificati alla stampa vengono forniti nomi, cognomi e informazioni spesso fantasiose che non corrispondono alla realtà".

(Prima Pagina News)
Lunedì 10 Febbraio 2025
Roma - 10 feb 2025 (Prima Pagina News)

"Nonostante ancora non ci siano stati notificati alla stampa vengono forniti nomi, cognomi e informazioni spesso fantasiose che non corrispondono alla realtà".

I sedici Daspo comminati dalla Questura di Roma per la commemorazione di Acca Larentia sono “provvedimenti assurdi” di cui siamo venuti a conoscenza “dai giornali”. E' quanto fa sapere CasaPound Italia.

“Nonostante ancora non ci siano stati notificati – prosegue – alla stampa vengono forniti nomi, cognomi e informazioni spesso fantasiose che non corrispondono alla realtà. In CasaPound ci sono padri, madri, lavoratori, studenti e ogni parte della società civile, evidentemente anche tifosi di calcio o altri sport: detto questo, nessuna regia o nostra trama occulta esiste nelle curve italiane ed è paradossale che alcuni daspo arrivino a persone che non mettono piede in uno stadio da vent’anni o minimamente interessate al calcio”.

“Ci appare chiara la volontà di colpire, punire e intimorire un movimento che non ha abbassato la testa di fronte alle 31 denunce per apologia di fascismo arrivate per la commemorazione del 2024 e alle indagini in corso per lo scorso 7 gennaio.

Vorremmo solo ricordare alcune cose che la stampa spesso dimentica: sul saluto romano si sono espresse le Sezioni Unite con una sentenza che di fatto esclude ogni ipotesi di reato in casi come quello di Acca Larentia e sulla base della quale gli imputati di diversi processi, a partire dalle commemorazioni di Sergio Ramelli a Milano, sono recentemente stati assolti.

Il 7 gennaio, inoltre, si svolge appunto una commemorazione, in cui ricordiamo tre ragazzi assassinati che dopo quasi 50 anni, come in altri casi, non hanno ancora avuto giustizia e meriterebbero quantomeno rispetto e silenzio”, continua la nota. 

“Non c’è nessuna sfida allo Stato o alle procure da parte nostra – conclude la nota – ma semplicemente la volontà di non fare passi indietro rispetto a una commemorazione che si svolge da decenni e nemmeno, stando alle ultime sentenze in merito ai saluti romani, costituisce reato. È una questione di dignità, libertà e giustizia, che seppur sappiamo essere parole incomprensibili ai più in quest’epoca di sciacalli, restano per noi principi oltremodo più importanti delle nostre fedine penali”.


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