Egitto, Marsa Alam, morte Gianluca Di Gioia, moglie Fappani: "Peppino ha fatto di tutto per salvarlo"

"Si è gettato in acqua cercando di spaventare lo squalo per permettere all'amico di liberarsi".

(Prima Pagina News)
Lunedì 30 Dicembre 2024
Roma - 30 dic 2024 (Prima Pagina News)

"Si è gettato in acqua cercando di spaventare lo squalo per permettere all'amico di liberarsi".

Avrebbe dovuto essere una vacanza tranquilla per festeggiare il suo compleanno a Marsa Alam, nella natura spettacolare del Mar Rosso, in Egitto, e invece è stata una tragedia: un sub romano, Gianluca Di Gioia, di 48 anni, è morto dopo essere stato attaccato da uno squalo tigre.

Lo stesso animale ha ferito un suo amico, Giuseppe Fappani, di Cremona, che si è lanciato in acqua per cercare di salvarlo. I due si erano conosciuti in vacanza.

Ad assistere alla tragedia c'era la moglie di Fappani: "Mio marito ha fatto di tutto per salvare l'amico, che stava nuotando in acque balneabili", ha raccontato. "Di Gioia stava facendo snorkeling quando, improvvisamente, è stato attaccato dallo squalo. Peppino - ha detto la donna - si è gettato in acqua cercando di spaventare lo squalo per permettere all'amico di liberarsi". Purtroppo, però, non c'è stato niente da fare, e anche Fappani è stato aggredito dall'animale.

Per fortuna, non è in pericolo di vita, ma ha riportato ferite gravi a braccia e gambe: per questo, ieri sera, è stato operato.

Il racconto della donna, però, contraddice la versione della polizia egiziana. Secondo le autorità del Cairo, che hanno aperto un fascicolo d'indagine, Di Gioia sarebbe stato attaccato "in acque profonde al di fuori della zona di balneazione". Per capire meglio la dinamica dell'accaduto sarà necessario fare indagini più approfondite.

Al momento, gli scenari possibili sarebbero tre: Di Gioia stava nuotando in acque profonde, oltre la barriera che tutti i resort devono obbligatoriamente costruire con boe e reti, in modo da evitare attacchi da parte degli squali; oppure, le reti, al momento dell'attacco, non erano presenti; o, l'ipotesi meno verosimile, lo squalo ha penetrato la barriera salvavita del resort ed è entrato nella piccola baia dove Di Gioia stava nuotando.

Ad attaccare Di Gioia sarebbe stato uno squalo tigre lungo 2,5 metri, una specie che il Ministero egiziano dell'Ambiente aveva messo sotto controllo e tracciamento satellitare l'anno scorso, a seguito di un incidente dello stesso tipo, in cui era rimasto vittima un cittadino russo. Nello specifico, il Ministero aveva fatto mettere sotto sorveglianza tre specie di squali: il tigre, il mako e l'oceanico.

Secondo quanto confermato dalle indagini, Di Gioia e Fappani sarebbero entrati in acque profonde, in un punto dove il nuoto era vietato. Per l'imprenditore egiziano Naguib Sawiris, tra gli uomini più ricchi d'Africa, a causare la tragedia sono state le barche da pesca commerciali, che hanno sversato i loro rifiuti in mare, attirando lo squalo. La pesca commerciale, ha scritto l'imprenditore in un messaggio su X, dovrebbe essere vietata in zona. I ricavi del settore, ha evidenziato, sono più importanti delle barche che causano la distruzione della barriera corallina.


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