Il Papa ai Vescovi calabresi: “Tornate a essere pastori del popolo”
Questa mattina a Roma, nella Sala del Concistori Papa Francesco ha incontrato in udienza privata la Conferenza Episcopale Calabra, i vescovi di tutta la Calabria e i seminaristi che oggi in Calabria si stanno preparando a diventare i sacerdoti del futuro. Un’occasione solenne, ma per Papa Francesco anche il luogo ideale per dire quello che pensa davvero.
di Pino Nano
Lunedì 27 Marzo 2023
Roma - 27 mar 2023 (Prima Pagina News)
Questa mattina a Roma, nella Sala del Concistori Papa Francesco ha incontrato in udienza privata la Conferenza Episcopale Calabra, i vescovi di tutta la Calabria e i seminaristi che oggi in Calabria si stanno preparando a diventare i sacerdoti del futuro. Un’occasione solenne, ma per Papa Francesco anche il luogo ideale per dire quello che pensa davvero.

“Ringrazio la Conferenza Episcopale Calabra per aver voluto questo pellegrinaggio a Roma con i seminaristi e sono contento di accogliervi. Grazie a S.E. Mons. Fortunato Morrone per le parole che mi ha rivolto. Saluto i Rettori, i Padri spirituali e i Formatori e i Vescovi, si capisce: a voi è stato affidato un compito importante, che richiede la fatica quotidiana dell’accompagnamento e del discernimento; grazie per tutto il lavoro, a volte nascosto e sofferto, che fate per i seminaristi. Grazie!”

E’ Papa Francesco che parla.

Sono da poco passate le dieci e Papa Francesco incontra la Chiesa calabrese. Francesco è stanco, fisicamente provato, ma davanti ai “fratelli di Calabria”, parla della Calabria come se ci fosse nato e cresciuto, con una consapevolezza e una determinazione che sono ormai tipiche del Santo Padre.

“Anche se la vostra terra a volte sale alla ribalta della cronaca portando alla luce vecchie e nuove ferite, mi piace ricordare che siete figli dell’antica civiltà greca e ancora oggi custodite tesori culturali e spirituali che uniscono l’Oriente e l’Occidente. Omero, nell’Odissea, narra che Ulisse, verso la fine del suo viaggio, approdò ad un lembo di terra da cui poté ammirare la bellezza di due mari. Questo fa pensare alla vostra terra, gemma incastonata tra il Tirreno e lo Ionio. Ed essa brilla anche come luogo di spiritualità, che annovera importanti Santuari, figure di santi e di eremiti, nonché la presenza della Comunità greco-bizantina. Tuttavia, questo patrimonio religioso rischierebbe di restare solo un bel passato da ammirare, se non ci fosse ancora oggi, da parte vostra, un rinnovato impegno comune per promuovere l’evangelizzazione e la formazione sacerdotale”.

Duro, rigoroso, quasi iconico l’appello che il santo Padre rivolge ai tanti seminaristi presenti.

“Questa è la vostra vocazione: fare strada con il Signore, l’amore del Signore. Stando attenti a non cadere nel carrierismo, che è una peste, è una delle forme di mondanità più brutte che possiamo avere, noi chierici, il carrierismo”.

Papa Francesco va giù duro come un macigno e il suo saluto ai “fratelli calabresi” si trasforma in una lezione di teologia morale.

“Qual è il desiderio che vi ha spinto a uscire incontro al Signore e a seguirlo sulla via del sacerdozio? Cosa stai cercando in Seminario? E cosa cerchi nel sacerdozio? Dobbiamo chiederci, perché a volte succede che «dietro apparenze di religiosità e persino di amore alla Chiesa», in realtà cerchiamo «la gloria umana e il benessere personale». È molto triste quando trovi sacerdoti che sono funzionari, che hanno dimenticato l’essere pastori di popolo e si sono trasformati in chierici di Stato, come quelli delle corti francesi, “monsieur l’Abbé”, erano chierici di Stato. È brutto quando si perde il senso sacerdotale. Magari cerchiamo il ministero sacerdotale come un rifugio dietro cui nascondersi o un ruolo per avere prestigio, invece che desiderare di essere pastori con lo stesso cuore compassionevole e misericordioso di Cristo. Ve lo chiedo con le stesse parole di uno dei vostri Annuari: volete essere sacerdoti clericali che non si sanno impastare con la creta dell’umanità sofferente, oppure essere come Gesù, segno della tenerezza del Padre?”

Papa Francesco ridiventa per un giorno pastore tra i pastori.

“Non dimenticatelo mai, il Seminario è il tempo in cui fare verità con noi stessi, lasciando cadere le maschere, i trucchi, le apparenze. E in questo processo di discernimento, lasciarvi lavorare dal Signore, che farà di voi pastori secondo il suo cuore. Perché il contrario è il mascherarsi, il truccarsi, l’apparire, che è proprio dei funzionari, non dei pastori di popolo ma dei chierici di Stato”.

Papa Francesco non lesina domande ai fratelli calabresi, e rivolgendosi ai Vescovi presenti chiede: “Che cosa desiderate per il futuro della vostra terra, quale Chiesa sognate? E quale figura di prete immaginate per il vostro popolo?”

Il Papa non ha dubbi, anzi ha solo certezze nel rispondere a questa domanda che pone in maniera quasi provocatoria ai padri della Chiesa di Calabria.

“Non possiamo più pensarlo come un pastore solitario, chiuso nel recinto parrocchiale o in gruppi di pastori chiusi; occorre unire le forze e mettere in comune le idee, i cuori, per affrontare alcune sfide pastorali che sono ormai trasversali a tutte le Chiese diocesane di una Regione. Penso, per esempio, all’evangelizzazione dei giovani; ai percorsi di iniziazione cristiana; alla pietà popolare - voi avete una ricca pietà popolare -, che ha bisogno di scelte unitarie ispirate al Vangelo; ma penso anche alle esigenze della carità e alla promozione della cultura della legalità”.

In sala il silenzio assoluto, si avverte solo il respiro del Papa, che ad un certo punto apre un file che nessuno immaginava potesse mai aprire e lo fa anche questa volta con una domanda che è un pugno nello stomaco al Paese: “Come vanno i vostri tribunali? Come va l’esercizio della giustizia nella vostra diocesi?”

Volete una ricetta utile? Ecco che Francesco prova a darla ma per chi segue l’incontro è un altro pugno nello stomaco alla tradizione del passato.

“Tutto ciò chiama a formare preti che, pur provenendo dai propri contesti di appartenenza, sappiano coltivare una visione comune del territorio e abbiano una formazione umana, spirituale e teologica unitaria. Perciò, vorrei chiedere a voi Vescovi di fare una scelta chiara sulla formazione sacerdotale: orientare tutte le energie umane, spirituali e teologiche in un unico Seminario. Dico unico. Possono essere due ma sommati: orientare verso l’unità, con tutte le variabili che ci possono essere ma arrivare lì. Questo non vuol dire annientare i seminari; vedete come fare questa unità. Un seminario di 4, 5, 10 non è un seminario, non si formano seminaristi; un seminario di 100 è anonimo, non forma i seminaristi… Ci vogliono piccole comunità, anche dentro un grande seminario, o un seminario a misura umana; che sia il riflesso del collegio presbiteriale. È un discernimento non facile da fare, non facile. Ma si deve fare e si devono prendere decisioni su questo. Non sarà Roma a dirvi cosa dovete fare, perché il carisma lo avete voi. Noi diamo le idee, gli orientamenti, i consigli, ma il carisma lo avete voi, lo Spirito Santo lo avete voi per questo. Se Roma incominciasse a prendere le decisioni sarebbe uno schiaffo allo Spirito Santo, che lavora nelle Chiese particolari”.

Papa Francesco ha lo sguardo pesante, il corpo non lo aiuta più di tanto, ma la sua lezione va avanti come un treno in corsa e non concede sconti a nessuno.

“Abbiamo bisogno di occhi aperti e cuore attento per cogliere i segni dei tempi e guardare avanti! Raccomando a tutti, non solo ai vescovi, raccomando di discernere cosa vuole lo Spirito Santo per le vostre Chiese. E questo lo devono fare i Vescovi – la decisione –, ma lo dovete fare tutti voi per dire ai Vescovi cosa sentite e come, le idee… È tutto il corpo della diocesi che deve aiutare il Vescovo in questo discernimento. Poi lui si assume la responsabilità della decisione”.

L’appello finale Papa Francesco lo dedica ai Vescovi presenti.

“Lo dico, questo, specialmente a voi Vescovi, che sognate il bene della vostra terra e avete a cuore la formazione dei futuri preti: per favore, non lasciatevi paralizzare dalla nostalgia e non restate prigionieri dei provincialismi che fanno tanto male! E voi, Vescovi emeriti, non fate mancare nel silenzio e nella preghiera il vostro sostegno a questo processo. Dico nel silenzio e nella preghiera perché, quando un Pastore ha concluso il proprio mandato, emerge il suo profilo spirituale e il modo in cui ha servito la Chiesa: si vede se ha imparato a congedarsi «spogliandosi … della pretesa di essere indispensabile», oppure se continua a cercare spazi e a condizionare il cammino della diocesi. Chi è emerito è chiamato a servire con gratitudine la Chiesa nel modo che si addice a questo suo stato. Non è facile congedarsi; a tutti è richiesto uno sforzo per congedarsi. Ho scritto una lettera sull’argomento che incominciava con queste parole: “Imparare a congedarsi”, senza tornare a ficcare il naso, imparare a congedarsi e mantenere quella presenza assente, quella presenza lontana, per cui si sa che l’Emerito è lì ma prega per la Chiesa, è vicino ma non entra nel gioco. Non è facile. È una grazia dello Spirito imparare a congedarsi”.

Applausi scroscianti alla fine, ma si intuisce perfettamente bene che anche la Chiesa si prepara a cambiare e questo anche in Calabria.


RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright Prima Pagina News

Calabria
Papa Francesco
Pino Nano
PPN
Prima Pagina News
Vescovi

APPUNTAMENTI IN AGENDA

SEGUICI SU