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“È il momento di agire: ricordando le lezioni della storia e avendo a mente il fatto che l’ordine internazionale non è statico”.
“È il momento di agire: ricordando le lezioni della storia e avendo a mente il fatto che l’ordine internazionale non è statico”.
L'Europa deve scegliere se essere vassalla o protagonista in ambito internazionale. “È il momento di agire: ricordando le lezioni della storia e avendo a mente il fatto che l’ordine internazionale non è statico”. E' questo l'appello lanciato dal Capo dello Stato, Sergio Mattarella, durante la lectio magistralis in occasione della consegna del Dottorato Honoris Causa da parte dell'Università di Aix-Marseille.
“L’età moderna è stata caratterizzata dalla ‘Conquista’, di terre, ricchezze, risorse. Nei secoli, dall’abbandono progressivo di territori non più fertili, con le migrazioni verso nuovi lidi. In tempi relativamente recenti, con il mito, in America, della ‘Nuova frontiera’. Regole e strumenti ci sarebbero per affrontare questa fase e allora perché il sistema multilaterale sembra non riuscirci, con il rischio del ripetersi di quanto accaduto negli anni Trenta del secolo scorso: sfiducia nella democrazia, riemergere di unilateralismo e nazionalismi? Oggi come allora – ha proseguito Mattarella – si allarga il campo di quanti, ritenendo superflue se non dannose per i propri interessi le organizzazioni internazionali, pensano di abbandonarle. Interessi di chi? Dei cittadini? Dei popoli del mondo? Non risulta che sia così. Le conseguenze di queste scelte, la storia ci insegna, sono purtroppo già scritte. È un’entità dinamica, che deve sapersi adattare ai cambiamenti, senza cedimenti su principi, valori e diritti che i popoli hanno conquistato e affermato”.
“L’Europa intende essere oggetto nella disputa internazionale, area in cui altri esercitino la loro influenza, o, invece, divenire soggetto di politica internazionale, nell’affermazione dei valori della propria civiltà? – ha aggiunto il Presidente della Repubblica – Può accettare di essere schiacciata tra oligarchie e autocrazie? Con, al massimo, la prospettiva di un ‘vassallaggio felice’. Bisogna scegliere: essere ‘protetti’ oppure essere ‘protagonisti’? L’Italia dei Comuni, nel XII e XIII secolo, suggestiva ma arroccata nella difesa delle identità di ciascuno, registrò l’impossibilità di divenire massa critica, di sopravvivere autonomamente e venne invasa, subì spartizione”.
“Ricevere il Dottorato honoris causa da questa prestigiosa Università, una delle principali istituzioni accademiche di Francia, è per me un vero privilegio“, ha poi evidenziato Mattarella, parlando in francese. “Desidero inoltre esprimervi la mia gratitudine per il vostro impegno quotidiano nella diffusione della conoscenza”, ha proseguito.
“La crisi economica mondiale del 1929 scosse le basi dell’economia globale e alimentò una spirale di protezionismo, di misure unilaterali, con il progressivo erodersi delle alleanze. La libertà dei commerci è sempre stata un elemento di intesa e incontro. Molti Stati non colsero la necessità di affrontare quella crisi in maniera coesa, adagiandosi, invece, su visioni ottocentesche, concentrandosi sulla dimensione domestica, al più contando sulle risorse di popoli asserviti d’oltremare”, ha evidenziato ancora Mattarella.
“Fenomeni di carattere autoritario presero il sopravvento in alcuni Paesi, attratti dalla favola che regimi dispotici e illiberali fossero più efficaci nella tutela degli interessi nazionali. Il risultato fu l’accentuarsi di un clima di conflitto – anziché di cooperazione – pur nella consapevolezza di dover affrontare e risolvere i problemi a una scala più ampia. Ma, anziché cooperazione, a prevalere fu il criterio della dominazione. E furono guerre di conquista. Fu questo il progetto del Terzo Reich in Europa. L’odierna aggressione russa all’Ucraina è di questa natura”. “Oggi assistiamo anche a fenomeni di protezionismo di ritorno. La presidente della Commissione europea, a Davos, pochi giorni fa, ricordava che, solo nel 2024, le barriere commerciali globali sono triplicate in valore”, ha continuato.
“Crisi economica, protezionismo, sfiducia tra gli attori mondiali, forzatura delle regole liberamente concordate, diedero un colpo definitivo alla Società delle Nazioni sorta dopo la Prima guerra mondiale, già compromessa dalla mancata adesione degli Stati Uniti che, con il Presidente Wilson, ne erano stati fra gli ispiratori – ha ricordato Mattarella – Si trattò, per gli Usa, del cedimento alla tentazione dell’isolazionismo. Ma il lavoro della Società non fu comunque vano se pensiamo che ad essa dobbiamo, ad esempio, il Trattato contro il commercio di schiavi e la schiavitù, e siamo nel 1926″.
“Certo, per guardare alla storia di Francia, si studia la Guerra cosiddetta dei Cent’anni (116 per l’esattezza), con l’Inghilterra. Ma, per l’intera Europa, ricordiamo quella degli Ottant’anni, dei Trent’anni, dei Quindici anni: sono anelli della periodizzazione che gli storici propongono, centrandola sui conflitti. Raramente ci si sofferma sui periodi di pace. È bene, invece, parlare della pace di questi decenni come della Pace dei Settant’anni, per dire che la pace è possibile. Che una pace rispettosa dei diritti della persona, delle comunità e dei popoli, è possibile. Che non si tratta di aspirazioni ireniche, non sorrette da fatti. Al contrario”, ha proseguito il Capo dello Stato.
“Al termine del conflitto - ha aggiunto - le potenze alleate contro il morbo nazifascista si trovarono di fronte alla necessità di costituire un nuovo ordine mondiale che sapesse evitare gli errori del passato e fornire nuove prospettive all’umanità stremata”.
“Il vostro attuale destino, le condizioni in cui viviamo in Europa, sono frutto delle scelte fortemente volute dopo la Seconda guerra mondiale, guardando proprio ai milioni di morti delle guerre del Novecento. Cooperazione e non competizione. Fraternità laddove regimi e governi avevano voluto seminare odio”, ha sottolineato il Capo dello Stato. “Penso alle centinaia di migliaia di giovani che la Seconda guerra mondiale strappò alle aule universitarie, alle loro famiglie. Sul rifiuto di cedere alla violenza della prepotenza, sul sacrificio di quelle generazioni, abbiamo costruito il più lungo periodo di pace di cui l’Europa abbia goduto. Settant’anni di pace“, ha detto ancora Mattarella.