Praticantato giornalistico: scontro Odg-Ministero Giustizia sempre più pesante. Nordio verso il commissariamento ?
Il Cnog ha presentato due direttive per la riforma del praticantato giornalistico, entrambe respinte da Via Arenula.
(Prima Pagina News)
Martedì 09 Maggio 2023
Roma - 09 mag 2023 (Prima Pagina News)
Il Cnog ha presentato due direttive per la riforma del praticantato giornalistico, entrambe respinte da Via Arenula.
Si fa sempre più pesante lo scontro tra l'Ordine dei Giornalisti e il Ministero della Giustizia, in merito al praticantato giornalistico.

Secondo quanto fa sapere La Voce dei Giornalisti, "durante il Cnog di novembre il presidente Carlo Bartoli aveva portato in votazione una delibera che in via interpretativa modificava l’articolo 34 della legge 69/1963, quello che riguarda l’accesso alla professione.

In questo “nuovo articolo 34” il praticantato non richiedeva più il lavoro all’interno di una testata giornalistica guidata da un direttore responsabile, come prevede la legge.

In pratica l’aspirante giornalista poteva richiedere che l’Ordine regionale riconoscesse semplicemente l’attività giornalistica, dimostrando di ricevere un determinato compenso per essa.

Il Ministero della Giustizia (a cui alcuni consiglieri nazionali dell’OdG avevano presentato ricorso) aveva bocciato questa delibera ricordando che il praticantato, in base alla legge 69/1963 (quella istitutiva dell’Ordine e attualmente in vigore) è tale se l’attività è svolta in una testata giornalistica con un direttore responsabile e non in un semplice blog e che la modifica di una legge è prerogativa del Parlamento.

Non contenta della figuraccia la maggioranza del Cnog tramite il presidente Bartoli a fine marzo ha messo il carico da undici ripresentando un’altra delibera (peggiorativa), che è stata approvata a maggioranza dal CNOG. Secondo ricorso al ministero da parte dei contrari e nuova missiva del Ministero, a fine aprile.

“Come già esaustivamente argomentato il complesso normativo contenuto negli articoli 33 e 34 della legge 3 febbraio 1963, n. 69, stabilisce in modo chiaro e univoco i requisiti e le modalità per l’iscrizione nel registro dei praticanti, ancorandola al riferimento diretto e ineludibile a una testata e un direttore responsabile”, scrivono da via Arenula.

La lettera si rivolge anche ai Consigli regionali invitati “a fare riferimento in ogni caso, per l’accesso al praticantato giornalistico, alle previsioni contenute nelle norme primarie che regolamentano la professione del giornalista, al fine di non consentire accesso indebito a soggetti privi dei requisiti imposti dal quadro normativo attualmente vigente”.

Dopo la seconda figura di palta il presidente del Cnog – che ha una costanza nel farsi del male pari a quella di Willy il Coyote – cosa fa? A inizio maggio presenta una nuova delibera che ignora la lettera-ingiunzione del ministero e che contiene le linee guida per gli Ordini regionali affinché applichino il “praticantato de noantri”".

"Fin qui la cronaca. La vicenda è grottesca e sarebbe comica se non ci fossero in gioco i destini di una professione già ampiamente violentata da chi ha gestito con i piedi e per decenni gli organismi di categoria.

Mentre gli altri ordini professionali tentano di mettere un freno al numero di iscritti (e alla disoccupazione) quello dei Giornalisti vuole incrementarlo. Questo è un Ordine che non tutela i suoi giornalisti iscritti (già duramente messi in ginocchio dalla crisi dell’editoria) ma chi deve diventarlo.

Ovviamente questa maggioranza (che aveva telecomandato con la complicità del governo e di alcuni parlamentari lo scempio della pseudoriforma del Cnog nel 2016) pretende di fare la stessa cosa oggi, qualche anno dopo.

Ma ci sono alcune cose che i “fini giuristi” di via Sommacampagna devono sapere: che le leggi si possono criticare, contrastare e infine modificare, ma fino a quando sono in vigore si devono soprattutto rispettare; che il Consiglio nazionale non può sostituirsi al Parlamento; che il Ministero ha il potere di scioglimento di un Consiglio che non sia in grado di funzionare regolarmente (per qualsiasi ragione), anche quando sia trascorso il termine di legge senza che si sia provveduto all’elezione del nuovo Consiglio, o ancora quando il Consiglio stesso, richiamato all’osservanza degli obblighi ad esso imposti, perduri nel violarli. Il Cnog è davanti a un bivio: ora deve scegliere tra il dialogo e il suicidio".

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