Agenas: "Humanitas Rozzano, Careggi e Aou Marche sono i migliori ospedali italiani"

Un punto nascita su 3 è sotto i 500 parti. Tumori: cure frammentate, ospedali lavorano troppo poco.

(Prima Pagina News)
Martedì 29 Ottobre 2024
Roma - 29 ott 2024 (Prima Pagina News)

Un punto nascita su 3 è sotto i 500 parti. Tumori: cure frammentate, ospedali lavorano troppo poco.

"L'Humanitas di Rozzano e due strutture pubbliche, ovvero l'ospedale di Ancona e il Careggi di Firenze, sono risultati essere i tre migliori ospedali italiani". A dichiararlo è il direttore generale dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), Domenico Mantoan, a margine della presentazione del Programma nazionale esiti. L'obiettivo, spiega Mantoan, "non è dare premi o penalità ma spingere verso il miglioramento dell'assistenza".

Il report valuta le performances delle strutture ospedaliere, sia pubbliche sia private, in sette ambiti clinici: cardiocircolatorio, nervoso, respiratorio, chirurgia generale, chirurgia oncologica, nefrologia, gravidanza e parto, osteomuscolare.

"L'Humanitas, per il terzo anno consecutivo - precisa ancora Mantoan - si conferma ospedale di eccellenza e otto aree su quelle monitorate hanno livelli altissimi, questo mostra l'impegno costante di questa struttura".

Ai primi posti, che vengono assegnati in base alla valutazione eseguita con il sistema del treemap, due ospedali pubblici: "L'azienda ospedaliera di Ancona che era tra i migliori anche lo scorso anno e ha fatto un balzo ulteriore migliorando ancora di più il risultato, con 7 aree di eccellenza. La sorpresa è un altro ospedale pubblico, che ha fatto un grande investimento, l'azienda ospedaliera universitaria Careggi di Firenze".

Dopo l'emergenza sanitaria legata alla pandemia di Covid-19, che ha portato a ridurre al minimo le attività ospedaliere, i ricoveri tornano a registrare numeri alti: lo scorso anno sono stati quasi 8 milioni, 312mila in più rispetto al 2022, in linea, dunque, con i numeri pre-pandemia.

Per quanto riguarda le prestazioni, in gran parte degli ospedali "convivono aree di qualità alta o molto alta con aree di qualità bassa". Gli interventi per malattia oncologica restano ancora frammentati in ospedali che registrano livelli di attività troppo bassi per garantire le migliori tecnologie ed esperienze, specialmente per quanto riguarda il cancro al pancreas. Lo stesso si può dire per i punti nascita: uno su tre non va oltre la soglia minima di sicurezza dei 500 parti annui.

E' questa, in sintesi, la situazione descritta nel Programma nazionale esiti dell'Agenas, presentato stamani.

Nel report sono state valutate le performances di 1.363 ospedali pubblici e privati, sulla base di 205 indicatori. Emblematico è il caso delle fratture del femore, che vengono operate entro 48 ore, permettendo al paziente di recuperare la sua autonomia con rischi ridotti di complicanze, allettamenti e infezioni: nel 2023 sono stati 95.808 (1.200 in più rispetto al 2022), e coloro che hanno subìto operazioni tempestive passano dal 53% al 59%.

Quasi tutte le strutture, però, non si avvicinano alla soglia del 60%, specialmente in Calabria, Liguria, Basilicata, Umbria. Molise e Sardegna. Nel Centro-Sud, però. si trovano 4 su 5 degli ospedali migliori: l'Ospedale Umberto I a Siracusa, l'Ospedale di Monopoli (Ba), il Pertini di Roma e il San Giovanni di Dio di Agrigento, ai quali si aggiunge, al Nord, l'Humanitas Gavazzeni di Bergamo.

Uno degli interventi effettuati più frequentemente è la colecistectomia in laparoscopia: lo scorso anno ne sono stati eseguiti 101.700 (9mila in più del 2022) e i pazienti che restano ricoverati per meno di tre giorni passano dall'86% all'88%. Nel contempo, si registra una riduzione della variabilità di performance degli ospedali, "segno di un miglioramento diffuso della sicurezza".

L'anno scorso, in Italia, ci sono stati 381.766 parti, 11.700 in meno su base annuale, un trend che continua in discesa dopo il Covid-19, anche se in misura ridotta rispetto ai livelli pre-pandemia. Si registra un aumento dei punti nascita che eseguono meno di 500 parti ogni anno (il livello minimo di sicurezza secondo gli standard internazionali), arrivando ad un terzo delle strutture a livello nazionale.

Il ricorso al parto cesareo si riduce lentamente, attestandosi al 22,7%, anche se in alcune regioni del Sud arriva al 40%. Migliora, invece, l'assistenza per le persone operate d'infarto.

Rispetto agli anni precedenti, si assiste ad un calo progressivo delle strutture che hanno toccato i 1.000 parti annui: lo scorso anno sono state 136, dove è avvenuto il 62% delle nascite. I punti nascite con meno di 500 parti all'anno, invece, sono 137, con l'8% totale dei parti.

Il calo del ricorso ai parti cesarei è confermato per gli ospedali pubblici, inoltre "persiste una marcata diversità tra regioni: gran parte delle regioni del Sud ha fatto registrare nel 2023 valori di cesarei superiori al dato nazionale". Rimane una marcata variabilità nella stessa regione: in Campania, Sicilia, Puglia, Lazio e Lombardia ci sono ospedali che superano la soglia del 40%.

Nel 2023, gli interventi di episiotomia si sono ridotti all'11% (dal 24% registrato nel 2015) ma "con valori più elevati nell'Italia meridionale".

Un parametro per la valutazione della qualità dell'assistenza nell'area cardiovascolare è la tempestività di accesso (al massimo entro 90 minuti) all'angioplastica coronarica per le persone colpite da infarto: la percentuale è in aumento, passando dal 57% nel 2022 al 63% nel 2023. Per quanto riguarrda il bypass aorto-coronarico, lo scorso anno è stata registrata una migliore concentrazione in pochi ospedali: 18 contro le 11 dell'anno precedente, con almeno 200 interventi l'anno, cioé circa il 35% del totale (nel 2022 era il 24%).

Per quanto riguarda i tumori, invece, molti pazienti vengono operati ancora in strutture ospedaliere che hanno una bassa attività lavorativa, il che, spesso, non assicura la qualità delle cure.

Nel 2023, gli interventi per tumore alla mammella sono stati 66.532, 2.500 in più rispetto al 2022, 8 pazienti su 10 sono state operate in ospedali con grandi numeri, mentre le strutture che effettuano almeno 150 interventi ogni anno sono aumentati a quota 168. Tuttavia, "nonostante il quadro positivo", sono ancora 201 le strutture ospedaliere che effettuano anche meno di 50 interventi l'anno.

"Una grande frammentazione della casistica in strutture caratterizzate da volumi bassi" e forti margini di miglioramento, invece, si evidenziano per il tumore al pancreas: lo scorso anno ci sono stati 3.053 interventi, ma sono soltanto 10 gli ospedali che ne eseguono almeno 50 ogni anno, arrivando a coprire soltanto il 45% dei casi operati, mentre il 42% viene seguito in strutture ospedaliere con volumi bassi o molto bassi (cioè meno di 45 operazioni all'anno).

Le strutture che eseguono almeno 50 interventi annui per il tumore al pancreas sono l'Azienda Ospedaliera Universitaria Borgo Roma a Verona, Irccs S. Raffaele (Mi), Aou Pisana, Irccs Humanitas (Mi), Casa di Cura Pederzoli (Vr), Policlinico Gemelli (Rm), Policlinico S. Orsola (Bo), Aou Padova e Ospedale Ca' Granda-Niguarda (Mi).

Per quanto riguarda il tumore al colon, invece, lo scorso anno ci sono stati 26.154 interventi. Sono 183 gli ospedali italiani che hanno un volume d'attività uguale o superiore a 50 interventi l'anno per questa malattia, arrivando a coprire il 66% dei casi operati, ma il 28% viene curato in strutture che effettuano anche meno di 45 interventi l'anno.

Nel 2023, inoltre, sono stati eseguiti 23.650 interventi chirurgici per tumore alla prostata: sono 143 gli ospedali che ne eseguono almeno 50 all'anno, arrivando a coprire l'80% dei casi, mentre il 16% dei pazienti è curato in strutture che effettuano 45 interventi annui o meno. 

Infine, lo scorso anno sono state eseguite 14.336 operazioni per cancro al polmone, e il 20% dei pazienti è stato curato in ospedali che effettuano meno di 45 operazioni ogni anno.


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