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Alla Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro da domani al 28 settembre.
Alla Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro da domani al 28 settembre.
Un arcipelago intimo e personale prende forma da domani al 28 settembre nelle sale Dom Pérignon di Ca’ Pesaro, tra astrazione lirica, indagine pittorica e tensione spirituale.
Nelle opere di Antonello Viola il segno dorato di una Venezia mutevole, stratificata e in costante trasformazione. Nella personale veneziana di Antonello Viola le opere su vetro ispirate a terre insulari e all’intera laguna veneziana – come arcipelago diffuso – compongono una geografia astratta e interiore.
Il progetto espositivo, pensato appositamente per le sale al secondo piano del museo, vede allestita una speciale selezione di dipinti ad olio su vetro e su carta giapponese realizzati dall’artista negli ultimi quattro anni, molti dei quali esposti al pubblico per la prima volta.
Nel confronto con la città di Venezia, Viola accoglie e continua il vibrante rapporto tra luce, cielo e acqua che caratterizza questa città. L’andirivieni di fluidi scandisce inevitabilmente il tempo e la vita.
Proprio questo fluire è ciò che l’artista ha cercato nelle sue opere per Ca’ Pesaro: in ogni vetro la pittura assume una dimensione tridimensionale, grazie a lastre disposte su più livelli e dipinte su entrambi i lati. Una superficie fragile e trasparente su cui il tempo si deposita in forma di velature, cancellature e stratificazioni, riflettendo i mutamenti della luce sull’acqua e suggerendo paesaggi mobili, dai confini incerti.
Accanto ai lavori su vetro, la mostra presenta opere su carta giapponese, nate anch’esse da una pratica lenta e meditativa.
Antonello Viola lavora per sovrapposizione e sottrazione, costruendo per strati e poi riducendo all’essenziale. Ne scaturisce una pittura che non descrive, ma suggerisce; che non rappresenta, ma evoca. Le superfici diventano luoghi sospesi e silenziosi, capaci di trattenere e restituire luce, tempo e memoria. Una pratica non oggettiva e spirituale; più che di astrazione, si dovrebbe parlare di “non oggettività”, chiamando in causa Malevič e la sua “trasfigurazione nello zero della forma”.
Pigmenti, foglia d’oro, trasparenze e cancellature si intrecciano come tracce in trasformazione, generando immagini interiori, mutevoli, aperte all’interpretazione. Le tonalità di carne e di terre che emergono in queste carte evocano incarnati e fondamenta, intese non come luoghi di separazione, ma come materia di transito e permeazione tra il fluido marino e il corpo della città.
Le fondamenta – elemento architettonico e urbanistico che argina e ridefinisce la dimensione liquida di Venezia – sono richiamate da linee essenziali che affiorano e si immergono tra le velature pittoriche, come strutture sommerse trattenute dalla memoria del colore.
Tra le incursioni nella mostra veneziana, Viola riprende il dialogo con la pittura simbolista di Giulio Aristide Sartorio (Roma, 1860–1932) già avviato in occasione della mostra alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma.
A Ca’ Pesaro il confronto è con le sale adiacenti che accolgono il ciclo monumentale de Il poema della vita umana. Benché distanti per epoca e linguaggio, in questo grado di separazione Viola e Sartorio condividono una visione dell’arte come esperienza spirituale, contemplativa e la pittura come uno strumento che guarda oltre il visibile, trasformando la materia in veicolo di trascendenza.
Così la mostra L’oro della laguna è al tempo stesso un omaggio alla città e una riflessione sul tempo, sulla pittura e sulla spiritualità. Come le fondamenta veneziane, anche l’opera di Viola è continuamente ridefinita dalla marea della percezione.
Influenzato dall’astrattismo costruttivista e allievo di Enzo Brunori, Viola ha fatto della stratificazione e della sottrazione il proprio metodo distintivo. L’oro della laguna si configura così come un ritratto intimo della città: poroso, stratificato, luminoso, in perenne trasformazione. Un arcipelago immaginario prende forma nei riflessi di Venezia, tra terre affioranti e profondità sommerse, tra isole della laguna e non, tra luce e memoria, tra storia e visione.
La mostra è realizzata con il supporto e la collaborazione di Galleria Alessandro Casciaro, Bolzano – Venezia.