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“Ho tante di quelle chat ancora da farvi leggere, ho tante di quelle prove, ho tanti di quei documenti che vi faranno tremare”.
“Ho tante di quelle chat ancora da farvi leggere, ho tante di quelle prove, ho tanti di quei documenti che vi faranno tremare”.
“Che strano paese che è l’Italia: quando suona l’allarme non vanno a vedere se c’è qualcuno in casa, ma corrono a spegnere l’allarme. Vergogna! E sapete perché? Perché l’allarme sono io”.
Così, sui suoi profili social, Fabrizio Corona ha risposto alle accuse dei legali di Alfonso Signorini, che si è autosospeso dalle trasmissioni Mediaset per quella che è stata definita una “campagna calunniosa e diffamatoria”, a seguito della quale è partita una denuncia contro l'ex "re dei paparazzi", da cui, a sua volta, è scaturita un'inchiesta della Procura di Milano, che vede il giornalista e conduttore televisivo iscritto nel registro degli indagati (come atto dovuto) per estorsione e violenza sessuale, dopo una denuncia presentata dall'ex Gf Antonio Medugno.
“Stanno provando a dire che mi sono inventato tutto perché sono io, perché ho i miei precedenti. E tutte le chat, tutte le prove, tutti i documenti me li sono inventati. Tutte le cose che vi ho fatto leggere e ascoltare sarebbero false. Si devono vergognare”, ha proseguito l'ex agente fotografico.
“Ho tante di quelle chat ancora da farvi leggere, ho tante di quelle prove, ho tanti di quei documenti che vi faranno tremare”, ha aggiunto Corona, per poi attaccare anche Mediaset, che, in un comunicato, ha fatto sapere di aver accolto l'autosospensione di Signorini, precisando di essere pronta a “contrastare la diffusione di ricostruzioni diffamatorie” e richiamando chi lavora per l'azienda ad una “applicazione rigorosa e senza eccezioni del codice etico”. "Lo fa per tutelare l’azienda in Borsa, ma non è vero che ha rispettato il codice etico. Quello che fa Mediaset oggi è uno schifo, perché lui", Signorini, "custodisce i loro segreti".
“L’allarme non si spegne, tornerò a gennaio e vi dimostrerò che è vero…”, ha concluso Corona.