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L’ultimo Padrino ha lavorato a questo progetto dalla latitanza: trent’anni da fantasma, ben nascosto e anche ben protetto.
“È stato un lavoro di ricerca durato anni – racconta l’autore Luca Ponzi – nato dalla curiosità quando ero in Calabria come responsabile della redazione della Rai. Ho raccolto testimonianze, letto migliaia di pagine di sentenze, sentito i magistrati che nel corso degli anni hanno cercato di arrestarlo. Una vicenda che ha dell’incredibile, se solo si pensa a come un uomo abbia potuto travestirsi da fantasma per tre decenni”.
Giornalista professionista di lungo corso, oggi Caporedattore della Rai in Liguria, Luca Ponzi prima di arrivare a Genova ha ricoperto il ruolo di Caporedattore della Rai in Calabria e di Vice Caporedattore della Rai in Piemonte. A Torino per anni ha seguito le vicende Fiat e il mondo dell'auto per il Tg1 e il Tg2 motori. È autore di diversi libri, tra cui Grigio è il colore della polvere (Piazza D., 2007), sulle morti di amianto in fabbrica e Il giorno dei colletti bianchi (Piazza D., 2010) sulla marcia dei quarantamila. Per il «Sole24Ore» ha pubblicato i volumi Generazioni di Talenti e Noi che facciamo girare l'economia. Con Rubettino pubblica nel 2018 Sergio Marchionne. La storia del manager che ha salvato la Fiat e conquistato Chrysler. Insomma, un intellettuale di solida tradizione “prestato” al giornalismo militante, e in questo saggio palesa tutto il carisma e l’esperienza dei grandi cronisti di un tempo.
Nel suo ultimo libro “L’ultimo Padrino, vita, morte e crimini di Matteo Messina Denaro”, edito da Rubbettino e in libreria dal 23 febbraio, Luca Ponzi racconta tutto e il contrario di tutto di questo boss, che era diventato ormai una leggenda popolare, compresi i dettagli sui trent’anni di latitanza. Un’esclusiva assoluta destinata ad aprire un dibattito tra quanti fino ad ora hanno scritto di lui.
“Per tutto questo tempo molti sono stati pronti a scommettere di averlo visto in mezzo mondo – dalla Germania, alla Spagna fino al Venezuela e addirittura allo stadio di Palermo per una partita di calcio – ma nonostante i diversi mandati di cattura internazionali gli investigatori non sono mai riusciti a prenderlo. La verità è che Matteo Messina Denaro non si è mai allontanato troppo dalla sua Sicilia. E in trent’anni ha scalato i vertici di Cosa nostra, diventandone il boss incontrastato, facendo affari con la droga, le opere d’arte, i supermercati, le pale eoliche”.
La tesi di Luca Ponzi va ancora oltre: “Matteo Messina Denaro non era un mafioso qualsiasi, è l’autore -scrive l’illustre giornalista- di decine di omicidi, tanto che si vantava che “con tutte le persone che ho ammazzato si potrebbe riempire un cimitero”.
A lui – ricorda Luca Ponzi- si deve uno dei crimini più efferati, aver fatto sciogliere un bambino nell’acido dopo oltre due anni di prigionia ed è l’uomo che in Italia ha mosso i fili della strategia stragista della mafia.
“Dietro gli omicidi dei giudici Falcone e Borsellino c’era lui. Così come dietro le bombe a Milano, Roma e Firenze. Su alcuni di quelli che sono i misteri dell’Italia degli ultimi tre decenni ci sono le sue impronte digitali. E c’è poi il lato umano – non sempre il migliore – con le sue debolezze, la passione per la bella vita, a partire da quella vacanza a Forte dei Marmi, l’ultima da uomo libero, fino alle belle donne, tanto da non esitare a far uccidere un rivale in amore. Un uomo che si disperava per i pessimi rapporti con la figlia e che ogni anno ricordava il padre, capomafia anche lui, con un necrologio pieno di affetto”.
Questo libro ricostruisce la vita del boss siciliano, a partire da quando era bambino nella valle del Belice, passando poi alla conquista del potere all’interno di Cosa nostra fino ai trent’anni di latitanza e alla cattura avvenuta in una clinica di Palermo dove il boss era in cura per sottoporsi alla chemioterapia, e prova a far luce sulle protezioni e i legami ad ogni livello. Massoneria, politica, servizi segreti, ma anche la cosiddetta società civile, in molti sapevano, ma non hanno mai parlato. E anche lui ha deciso fino all’ultimo che il suo silenzio avrebbe fatto molto meno rumore.
Ma il libro analizza anche come è cambiata “Cosa nostra” e come le mafie ora siano diventate sempre più camaleontiche, sparando di meno- spiega benissimo Ponzi- ma continuando a fare affari nel dark web. Una mafia-due-punto-zero, meno aggressiva, ma certamente non meno pericolosa.
Un saggio freschissimo, veloce, dal linguaggio moderno e a tratti coinvolgente, assolutamente da leggere dall’inizio alla fine.