Pordenone proclamata Capitale Italiana della Cultura 2027. Reggio Calabria rimandata ad altro appello

La proclamazione oggi alla Sala Spadolini.

di Demetrio Crucitti
Mercoledì 12 Marzo 2025
Roma - 12 mar 2025 (Prima Pagina News)

La proclamazione oggi alla Sala Spadolini.

Dopo la disamina dei Dossier delle dieci città finaliste, e le audizioni tenute il 26 febbraio 2025 nella stessa Sala Spadolini del Ministero della Cultura, oggi è stata proclamata la Capitale Italiana della Cultura 2027.

Riconoscimento meritato alla Città di Pordenone.

Una volta si faceva l’analisi del voto (elettorale!!!) specialmente quando arrivava una sconfitta, oggi a sangue freddo possiamo dire che l’impegno non è mancato da parte di tutti, ma! e il ma è molto grande, a questo proposito mi viene in mente Corrado Alvaro con il suo pensiero tagliente ma allo stesso tempo innamorato della sua terra e delle persone che l’abitano, così si esprimeva in generale riferendosi a tutti i meridionali: “Dei Greci, i meridionali hanno preso il loro carattere di mitomani. E inventano favole sulla loro vita che in realtà è disadorna. A chi come me si occupa di dirne i mali e i bisogni, si fa l'accusa di rivelare le piaghe e le miserie, mentre il paesaggio, dicono, è così bello.”

Il tifo nel corso della competizione l’abbiamo fatto anche noi mettendo in risalto e in primo piano la “Persona” specialmente quelle piu’ fragili: bambini, adolescenti e anziani, Reggio Calabria se ci pensiamo bene non ha una facoltà umanistica tipo Filosofia, Sociologia, Storia, psicologia del lavoro, fatta eccezione per due corsi, il Corso di Laurea Magistrale in Progettazione pedagogica e gestione dei servizi educativi per i minori, e il Corso di Scienza della Formazione. 

Ovviamente i corsi di facolta’ delle altre materie sono importantissimi ma il rischio è che non c’è indotto imprenditoriale a sufficienza per assorbire il potenziale del capitale umano esperto che si crea.

Abbiamo la necessità di persone che non siano votati alla sola competenza prestazionale, ma persone in grado di pensare, meglio se fosse un pensiero critico,costruttivo e non distruttivo e catastrofistico.

Oggi l’analisi del voto (metaforicamente!) a sangue caldo dopo la necessaria “elaborazione del lutto, della sconfitta” deve partire dal confronto con altre realtà e avere il coraggio di assumersi fin da giovani, ma questo lo devono fare le persone adulte, attraverso una educazione continua e non solo in famiglia, la responsabilità dell’azione e questo si puo’ fare con una educazione continua alle relazioni con gli altri, ovvero accrescere la fiducia reciproca tra le persone.

Un qualsiasi “capo” che non riesce ad ascoltare le sollecitazione che vengono dal basso è perdente già in partenza. E molto spesso le persone non si esprimono liberamente per paura di essere allontanate, bullizzate, ghettizzate.

Confrontando i due promo-video, quello di Reggio Calabria e quello di Pordenone, che sono il continuum della società che li hanno ispirati, dobbiamo osservarli a “sangue caldo” ed analizzare le immagini che evocano momenti collettivi o paesaggi freddi, mentre nell’altro in quello di Pordenone i protagonisti non sono le feste,ma due giovani che alzandosi al mattino in luoghi diversi, accidentalmente “attraverso la cultura, si incontrano. In sintesi nel video di Pordenone c’e’ uno storytelling ben delineato prima: studiato, creato, discusso e condiviso (mettersi in discussione sempre, questa è la strategia partecipativa di continua crescita) mentre il video promo di Reggio Calabria, non bastano più le buone dichiarazioni, non evoca il bello che la città, ripartendo dalle persone, dal capitale umano è in grado di esprimere, la città di Reggio Calabria è riconosciuta città dove risiede una parte del popolo che sono riconosciute Minoranze Linguistiche Storiche, in particolare per la Lingua Greca, questa potenzialità che puo’ divenire risorsa economica è la nostra “terra rara” che non si vede ma che nessuno cura perché nulle sono le risorse dedicate a questo, che invece dovrebbero essere attivate in modo continuo, per un diritto sancito dalla Carta Costituzionale art. 6, con imprescindibile nesso con l’art. 3: “pari Dignità sociale…”. 

Se si riuscisse a convertire l’assistenzialismo in lavoro come obbiettivo avremmo bisogno di piu’ persone pensanti, (non solo yes men!) educate a pensare al bene comune non solo per se stessi, ma anche per gli altri. Ci potremmo mettere in posizione di partenza con una carica sociale che comporterebbe una collettività di persone che finalmente possono dire al “capo di turno” questa “cosa” non mi piace senza paura di essere ghettizato/a. Auguri Reggio.


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