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Giorgia Meloni è diventata leader indiscussa dell’Europa. Prima ancora delle prossime elezioni europee, la Presidente del Consiglio ha ormai soppiantato il prestigio e l’autorevolezza della Cancelliera tedesca Angela Merkel che per sedici anni, pur non essendo alla guida, era stata perno fondamentale dell’Unione Europea. Sintomo di tutto ciò è il rapporto quasi da prima della classe di Giorgia Meloni con Ursula Von Der Leyen la quale è presente ogni volta che Giorgia chiami, addirittura anche per visitare le zone colpite dall’alluvione in Romagna. Non solo, il trionfale viaggio negli Stati Uniti ha dimostrato come Joe Biden abbia accolto la Meloni in qualità di vero rappresentante dell’Europa, parlando con lei dei problemi europei piuttosto che solo di quelli italiani; l’ha anche trattata con una famigliarità oltre l’aspetto formale. Simpatico è stato l’aneddoto per il quale, non sapendo che la Meloni fosse giunta negli Stati Uniti insieme alla figlia, Joe Biden chiese perché la bimba non fosse con lei in quel momento. L’entourage scattò immediatamente, ma fu impossibile fare in modo che anche la piccola Ginevra incontrasse il Presidente americano.
Insomma, Giorgia Meloni sta coltivando amicizie e raccogliendo successi internazionali inimmaginabili da oscurare l’attuale Cancelliere tedesco Olaf Scholz e soprattutto il Presidente francese Emmanuel Macron. La causa per la quale il nostro Presidente del Consiglio riscuota tanto successo risiede nella qualità innovativa della sua politica. Se fino ad ora i più influenti leader europei affrontavano i negoziati con altre Nazioni utilizzando atteggiamenti e linguaggi predatori; se anche Silvio Berlusconi aveva capito tutto ciò e cercava l’approccio costruendo amicizie personali da utilizzare a proprio favore nei negoziati, Giorgia Meloni è l’unico leader che prima di incontrare i suoi omologhi e prima di fare gli interessi italiani è profondamente impegnata a capire quali siano la convenienza e il tornaconto altrui per meglio difendere e accrescere quelli italiani. Tale è stato il gioiello diplomatico, la strategia vincente di Giorgia Meloni: capire gli interessi altrui per meglio adattare la condotta italiana allo scopo di perseguire i nostri obiettivi, un asso abile e accorto nella manica che neppure Berlusconi era riuscito a comprendere fino in fondo oltre il semplice gioco dell’amicizia e vari comparaggi, fra i quali con il Presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan per essere stato testimone al matrimonio della figlia.
Immedesimandosi negli interessi altrui prima di perseguire con maggiore efficacia quelli italiani, la Presidente Meloni è riuscita a portare avanti il così detto Piano Mattei per l’Africa negli accordi con le Nazioni del Mediterraneo, tipo la Tunisia, nonché far crescere i nostri interessi nel corso degli incontri con i Presidenti di tante Nazioni accolti a Palazzo Chigi in questi ultimi mesi, dal Primo Ministro dello Stato d’Israele Netanyahu al Primo Ministro della Repubblica Popolare del Bangladesh, dal Primo Ministro della Repubblica di Malta Abela al Primo Ministro del Regno di Danimarca Frederiksen, al Presidente della Repubblica Socialista del Vietnam, al Primo Ministro del Regno dei Paesi Bassi Mark Rutte, al Primo Ministro della Repubblica Libanese, al Primo Ministro della Repubblica del Burundi, al Cancelliere della Repubblica Federale di Germania Olaf Scholz, al Presidente della Repubblica dell’Angola Joao Lourenco, al Presidente della Repubblica Federativa del Brasile Luiz Inacio Lula da Silva, al Presidente dell’Uzbekistan Shavkat Mirziyoyev, al Presidente del Governo di Spagna Pedro Sanchez. Non bisogna assolutamente trascurare l’evento di successo svoltosi in Tunisia quando Giorgia Meloni riuscì a trattare a nome dell’Unione Europea, portando ad una conferenza congiunta Ursula Von Der Leyen e il Primo Ministro dei Paesi Bassi Mark Rutte insieme al Presidente tunisino Saied. I viaggi a Praga, in Lettonia e in Ucraina sono stati ugualmente trionfali, chi non ricorda l’incontro con Volodymyr Zelens’kyi o quello con il Primo Ministro di Giappone?
Si tratta di una breve selezione degli appuntamenti internazionali ed ogni incontro ha prodotto un successo immediato di immagine e in prospettiva per l’Italia, ma il segreto della Meloni è stato quello di capire gli interessi altrui prima di perorare le nostre ragioni. Eppure, anche all’estero c’è sempre il “provinciale” giornalista italiano, il quale - anche in occasione della conferenza stampa nell’Ambasciata italiana di Washington - chiede come la Presidente si fosse sentita da “underdog alla Casa Bianca”. Ma è domanda, questa, da fare in occasione di un incontro politico di così alto livello? “Che effetto fa sentirsi al cospetto di Joe Biden in qualità di under dog?”… è quesito piccolo-piccolo da giornalismo marginale, a cui Meloni ha tuttavia risposto in maniera ovviamente tranchant: “Non mi sono sentita una Cenerentola”. Il problema è che i giornalisti italiani sono più delle volte improvvisati e protetti da un ordine e un sindacato che farebbero meglio a impartire lezioni di professionalità adeguata. Per Meloni il trovarsi alla Casa Bianca era solo perché in qualità di Presidente del Consiglio sarebbe stato necessario fare gli interessi della nostra Nazione e su questo era concentrata, mentre il giornalista italiano avrebbe dovuto saperlo. Non dovrebbe passare il concetto tipicamente italiano di poter fare qualunque domanda ma non tutti i giornalisti sono in grado di discriminare i contesti. Non serve molto a capire perché il nostro giornalismo sia considerato fra i peggiori in Europa - e le classifiche lo dimostrano…
La realtà è che di fronte ai successi di Giorgia Meloni la sinistra italiana non sappia più cosa fare e inventa di tutto. Ultimo ma non ultimo è Pier Luigi Bersani: “Giorgia Meloni non merita il rispetto degli italiani”; prima di lui Per Ferdinando Casini: “Meloni bugiarda”. Dopo di lui i Cinquestelle: “Salvini e Meloni sono scandalosi”; mentre la Schlein aggiunge “indecenti!” e l’intera minoranza salvo Italia Viva di Matteo Renzi e Azione di Carlo Calenda si esercita a spiegare la propria opposizione con bugie colossali. Ultima è l’affermazione per la quale il Reddito di Cittadinanza sarebbe stato cancellato. Niente di più falso, perché al RDC è stato solo cambiato il nome escludendo o riducendo il bonus a chi ha capacità lavorative. Onesta e giusta scelta del Governo italiano e le conseguenze si vedono già ora perché nel turismo, ad esempio, è possibile trovare professionalità che lo scorso anno era difficile ingaggiare e alimentavano la crisi occupazionale. Purtroppo siamo alle prese con una classe politica improvvisata che non sa cosa di cui si parla e regolarmente si esprime con calunnie e diffamazione. Insomma, parole ad cazzum dette per esprimere odio e rancore verso colei che miete successi travolgenti in Italia ed all’estero. A questi si aggiungono tanti altri soggetti, compreso l’ultimo dei possibili invidiosi, l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, il quale per cinque minuti di popolarità fa lezione di etica e di politica missina alla Meloni che ne ha sempre masticato ed è in grado di affrontare chiunque con la coerenza che la contraddistingue. Non a caso, in occasione del suo ultimo libro in uscita ha appena dichiarato che fra dieci anni vorrà poter essere “orgogliosa” del suo lavoro di Presidente del Consiglio italiano; e c’è da credere perché mentre la sinistra è in agguato per cogliere i suoi passi falsi, nessuno abbia mai potuto osservarne di talmente gravi. Tuttavia, la recente scoperta della costruzione dei dossier per screditare uomini e partiti della maggioranza ha fatto sì che il Ministro della Difesa Guido Crosetto dichiari: “C’è un mondo grigio che mina le istituzioni”. Non è una scoperta ma realtà consolidata per cui dal secondo giorno successivo alle elezioni politiche c’è sempre chi preferisce il male dell’Italia. Strano che il Pd così solerte ad intervenire quando si vuole screditare il Governo, sia tranquillo dal dire una parola sul dossieraggio appena messo in luce. E così i due principali “giornaloni” italiani si adattano ad inventare false interviste e false notizie in prima pagina relativamente a temi di loro convenienza. Tuttavia, a ben vedere la meticolosità con cui Meloni si muove in politica nazionale e internazionale, per la sinistra italiana si potrebbe usare una locuzione tipicamente romana: “non c’è trippa per i gatti”; lei è inattaccabile e pare che questa volta nessuno riuscirà a praticare alcuno sgambetto giudiziario nei suoi confronti.
Tutto ciò senza citare la segretaria del Pd Elli Schlein della quale ogni cosa si potrebbe dire tranne che sia un vero personaggio politico, se non sui generis da centro sociale, tutta protesa a rivendicare diritti. Oltre i “diritti” di cui parla, la Schlein trova difficoltà evidenti in altri contesti, lo ha dimostrato fuggendo dall’emergenza alluvionale nella sua Regione e dal Parlamento nelle occasioni nelle quali avrebbe potuto affrontare la Meloni con i contenuti politici oltre gli slogan. Sembra piuttosto, come nei social viene ampiamente dimostrato, che Schlein parli a vanvera a volte fiancheggiando illegalità e anti-italianità. Le cronache dei giornali sono piene e le descrizioni attraverso i social molto istruttive.
La si immagina Elli Schlein alle prese con Joe Biden al posto di Giorgia Meloni? Vero è che ormai anche all’interno del partito democratico si sono accorti della limitatezza in politica della Schlein, catapultata alla segreteria del Pd in una logica da lunghi coltelli al solo scopo di boicottare Stefano Bonaccini che a sua volta avrebbe teso una mano a Matteo Renzi per il suo rientro in partito; insomma un gioco di scatole cinesi il quale non avrebbe fatto altro che quasi estinguere un Pd esanime, tale che ora si parla di nuovi giochi di alleanze che vedono addirittura il rientro nel partito nientemeno di Enrico Letta, dopo averlo privato di identità, con una sua corrente per “licenziare” la neo segretaria. L’imbarazzo sul piano nazionale lo si vede anche nelle piccole sezioni di partito, nelle periferie e negli iscritti, laddove sembra tutto cristallizzato in attesa che Elli Schlein, da pochi mesi in carica, tolga il disturbo.
Intanto, per demerito e solo per il gusto di andare contro gli italiani, Elli Schlein ha ottenuto un nuovo record votando no all’abbassamento delle tasse: svolta epocale che farebbe vergognare chiunque. Non solo, nella sinistra c’è chi pensa ad una patrimoniale che è stata appena sventata dopo che il deputato Nicola Fratoianni era riuscito ad inserirla nell’ordine del giorno parlamentare, dimostrando come la sinistra sia capace di mettere le mani nelle tasche degli italiani appena servano soldi. Nella fattispecie e dall’alto del suo osservatorio, Giorgia Meloni ha così avvertito i deputati della sua coalizione a prestare più attenzione agli “agguati” sempre pronti all’angolo e a considerare il proprio ruolo con lo spirito di chi debba lavorare per il bene degli italiani
Tutto ciò mentre Giorgia Meloni trova qualche giorno di riposo in Puglia prima di riprendere a settembre i suoi viaggi in Grecia, Nuova Delhi, New York, Granada, Tel Aviv, Bruxelles, Turchia, Pechino, Emirati Arabi e Dubai, dove è attesa non solo e non tanto come Presidente del Consiglio Italiano ma come leader dell’Unione Europea capace di rappresentarla forse meglio di chiunque altro in passato. In particolare, l’incontro con Xi Jinping Presidente della Repubblica Popolare Cinese sarà quello che incoronerà Giorgia Meloni fra i più influenti leaders mondiali. Mentre la sinistra italiana non crede alle sue orecchie ed ai suoi occhi…