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Oltre cento capolavori prestati in via eccezionale dal Munch Museum di Oslo per una grande retrospettiva dedicata al grande artista norvegese presso le sale di Palazzo Bonaparte in Piazza Venezia a Roma.
Oltre cento capolavori prestati in via eccezionale dal Munch Museum di Oslo per una grande retrospettiva dedicata al grande artista norvegese presso le sale di Palazzo Bonaparte in Piazza Venezia a Roma.
Reduce da un grande successo di pubblico a Milano, giunge a Roma la mostra su Munch (1863 – 1944) che delinea l’intero percorso dell’artista attraverso le sue opere, da “La morte di Marat” (1907), Le ragazze sul ponte (1927), Malinconia (1900-1901) a una delle versioni litografiche de “L’Urlo” (1895).
La mostra, prodotta e organizzata da Arthemisia, curata da Patricia G. Berman con la collaborazione scientifica di Costantino D’Orazio, è realizzata in partnership col Museo Munch di Oslo, con il patrocinio del Ministero della Cultura, della Regione Lazio e del Comune di Roma. Per arricchire l’esposizione è previsto un ricco programma di eventi collaterali in città che approfondiranno la conoscenza dell’artista e della sua poetica.
Nel corso della sua vita l’artista, che non è possibile imbrigliare totalmente nelle maglie del Simbolismo o dell’Espressionismo, è riuscito a instaurare sempre con lo spettatore una naturale empatia, facendo percepire molte delle sofferenze che lo hanno toccato (la morte della madre quando aveva cinque anni, in seguito la morte dell’amata sorella, del padre, del fratello Peter Andreas e la tormentata relazione con la compagna Tulla Larsen.
Grazie alle sue annotazioni, aneddoti e lettere lo spettatore riesce ad entrare ancora di più mei temi universali che il pittore ha toccato, come la nascita, la morte, la malattia fisica e mentale, l’amore, spesso visto come rapporto di potere.
La mostra è suddivisa in sette sezioni per esplorare a fondo l’opera poliedrica e profonda di quest’artista molto amato e “citato” anche in campi che artistici non sono.
La prima, dal titolo “Allenare l’occhio” punta lo sguardo sui suoi esordi di studente d’ingegneria e poi di disegno accademico catturato dal gruppo artistico d’avanguardia e rottura “Kristiania Bohéme” che fa maturare le sue idee verso una predominanza dell’esperienza interiore; nella seconda sezione “Quando i corpi si incontrano e si separano” i suoi personaggi diventano “persone in carne e ossa, che respirano e sentono, soffrono e amano”, anche la sessualità diviene manifesta, avanguardistica e controversa, e la compassione, nell’accezione latina del termine (soffrire insieme) è totale, verso tutte le persone irretite dalla seduzione e rovinate da un amore dissoluto.
La terza sezione, “Fantasmi”, parla di una delle costanti della sua vita: la malattia, sua e quella dei membri della sua famiglia, che diventa un lutto personale e universale al tempo stesso. Originale e inedita la quarta parte dedicata a “Munch in Italia”, visto che il suo debito verso il nostro Paese è ancora poco conosciuto ai più: Firenze, Roma e Milano ispirano i suoi quadri, tributo al Rinascimento italiano.
Nella quinta sezione, “L’universo invisibile” l’artista da libero sfogo alla sua personale cosmologia in base alla quale l’ambiente fisico e i corpi delle creature interagiscono, nella sesta “Di fronte allo specchio” il fil rouge è costituito dai suoi numerosi e originali autoritratti; per concludere un focus dedicato a “L’eredità di Munch” che riesce a creare un nuovo e personale linguaggio, dove la tradizione è filtrata e sublimata in regole geometriche inedite, in un colore evocativo e deciso steso in ampie campiture che catturano gli occhi e la psiche dello spettatore.