"Il ritrovamento del corpo della ragazza chiaramente necessita il cambiamento del capo di imputazione, che quindi è stato cambiato. È omicidio volontario, allo stato, ma si tratta di una imputazione provvisoria perché dobbiamo fare tutti gli accertamenti tecnici sui luoghi, sui reperti, sulla macchina, dobbiamo sentire la versione dei fatti di Turetta, e solo a quel punto si potrà fare un'impostazione più completa".
Così il procuratore capo di Venezia, Bruno Cherchi, a Padova.
L'"Oberlandesgericht" di Naumburg, il tribunale della Sassonia-Anhalt, non ha rilasciato commenti in merito all'estradizione di Filippo Turetta. Il ragazzo, ha spiegato Cherchi, "non è stato interrogato, perché bisogna che si nomini un difensore. Dobbiamo interrogarlo, ma questo potrà essere quando viene consegnato".
"Se i tempi della procedura tedesca fossero lunghi, potremmo pensare di andare a sentirlo in Germania", ha proseguito.
"Non provo rabbia, non provo nulla. Io penso alla mia Giulia che per me ormai non c'è più", ha detto il papà di Giulia, Gino Cecchettin, parlando stamani con i giornalisti, all'uscita dall'abitazione di Vigonovo.
Ieri sera, in paese, c'è stata la fiaccolata, durante la quale il padre di Turetta, Nicola, ha incontrato i genitori della ragazza, esternando loro il proprio cordoglio. Oggi è in programma una manifestazione a Padova con la sorella Elena.
"Mia sorella era più buona, più dolce, più sensibile di quello che tutti immaginano. Un'anima pura, un'eterna bambina ma non nel senso di stupida e ingenua; nel senso che era una persona che viveva la vita con leggerezza e senza cattiveria", ha detto la ragazza ai giornalisti, ricordando sua sorella.
"Questa mattina mi sono immaginata mia sorella che mi diceva 'forza, vai'. Mi diceva sempre che ero un 'oplita'. Quando era al liceo classico mi raccontava che gli opliti erano i guerrieri e lei diceva sempre che bisogna avere la forza di un oplita", ha continuato.
"Dico ai ragazzi: pensate al momento in cui avete mancato di rispetto a una donna in quanto donna, in cui avete mancato di rispetto a qualcuno solo perché donna, avete magari fatto del 'cat calling', dei commenti sessisti con i vostri amici. L'ironia da spogliatoio, come la chiamano, non va bene", ha riaffermato.
"Fatevi un esame di coscienza e realizzate questa cosa, e poi imparate da questo episodio e iniziate a controllare, a richiamare anche gli altri vostri amici, perché da voi deve partire questo. Perché noi donne possiamo imparare a difenderci, ma finché gli uomini non fanno un esame di coscienza e non si rendono conto del privilegio che hanno in questa società non andremo da nessuna parte. E veramente, fatelo per mia sorella, non c'è vergogna nel fare questo esame. Non c'è vergogna nell'ammettere di aver sbagliato, perché se poi si cambia è servito, e non c'è nulla di sbagliato, tutti sbagliamo. Però bisogna realizzarlo e bisogna prendere consapevolezza di quello che è il proprio privilegio", ha concluso Elena.
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