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"Si stanno riaffacciando spinte nostalgiche razziste e antisemite, ciascuna generazione viene chiamata a combattere contro fantasmi che sperano nell’oblio per poter riemergere con vesti nuove".
"Si stanno riaffacciando spinte nostalgiche razziste e antisemite, ciascuna generazione viene chiamata a combattere contro fantasmi che sperano nell’oblio per poter riemergere con vesti nuove".
“Riflettere, allargare l’orizzonte, non pretendere di guardare agli accadimenti contemporanei come se potessero meccanicamente essere collocati dentro stampi conosciuti e quindi assumere la responsabilità della ricerca di soluzioni per le sfide epocali che il mondo si trova di fronte, a partire da quella della sostenibilità dei modelli di sviluppo e insieme da quella del perseguimento di obiettivi che affermino la dignità delle persone e dei popoli.
Non più strumenti di ambizione e di potenza di singoli governi e gruppi dirigenti, ma – secondo il progetto che proprio l’Europa si è trovata a perseguire in questi quasi settant’anni dal trattato di Roma – impegnati a combattere le diseguaglianze e a promuovere la pace. E’ questo l’ambito primario e oggi in una condizione internazionale caratterizzata da altri conflitti ci interpella”.
Così il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, aprendo in videoconferenza il Forum Ambrosetti di Cernobbio (Co).
“Dove si giocano i nostri destini? Dove possiamo esprimere pienamente le nostre aspirazioni in concordia con popoli e nazioni con cui condividiamo i valori? Dove esprimiamo in maniera significativa, effettiva, incisiva la nostra sovranità? Le critiche rivolte al progetto europeo lo vogliono di volta in volta come una mera utopia consolatoria, frutto delle sofferenze della Seconda guerra mondiale oppure lo definiscono talvolta come espressione funzionale di un passo ulteriore del modello di sviluppo proprio alla globalizzazione capitalistica internazionale.
L’eredità dei passi che sono stati compiuti può essere assunta, a badare al dibattito contemporaneo presenti in alcuni paesi europei, tra la considerazione dell’appartenenza alla Unione come un vincolo talora soffocante per coloro che vi hanno aderito oppure come un’opportunità, forse l’unica per il nostro continente collocato in un mondo, i Brics insegnano, fatto sempre più di giganti”, ha proseguito.
“Sovente i critici” dell’Unione Europea “omettono due aspetti. Anzitutto l’Unione europea è il primo esercizio di questa natura caratterizzato dalla partecipazione diretta dei popoli alle decisioni. Inoltre le scelte che talvolta sono oggetto di polemiche a livello locale, sconcertanti quando derivano da protagonisti che han preso parte a questi passaggi, sono il frutto non di normative imposte da oscuri poteri, bensì sono concordate in sede comunitaria tra i governi nazionali, la Commissione, il Parlamento europeo con procedimenti partecipati e trasparenti”, ha continuato.
“Una domanda semplice: il vincolo esterno – o, piuttosto, interno, come sarebbe corretto dire, trattandosi di una scelta operata da una comunità nell’ambito di canoni di cui si è liberamente dotata – deriva dalle regole o dal debito? Non è, quest’ultimo, il vincolo che concerne i Paesi indebitati? Merita una riflessione che interpella in particolare la situazione debitoria dei Paesi dell’Unione e sollecita a mettere a sistema in termini fiscali ed economici quanto oggi appare affidato alla sola Banca Centrale Europea.
Il tema non è puramente finanziario, bensì costituisce una grande questione civile, sociale e persino democratica, intersecando questioni come quelle della libertà economica, dell’eguaglianza dei cittadini, delle politiche che assicurano l’esercizio dei diritti di questi ultimi, della credibilità internazionale di uno Stato”, ha detto ancora Mattarella.
Il Presidente della Repubblica ha, quindi, lanciato un'altra critica a Bruxelles: “Consentitemi una breve considerazione che riguarda la Repubblica Italiana. Recenti studi hanno evidenziato come, nel 2023, a fronte di un debito accumulato dall’Italia per circa 2.863 miliardi di euro, e a un ammontare dei debiti di Francia e Germania che, sommati, valgono quasi il doppio, il nostro Paese ha pagato in interessi poco meno di quanto ne abbiano pagati insieme Germania e Francia. Il motivo, com’è noto, è il diverso tasso di interesse“.
“L’Italia è un debitore onorabile, con una storia trentennale di avanzi statali primari annui, con un debito pubblico cresciuto in larga misura, dal 1992, principalmente a causa proprio degli interessi”, ha continuato.
“Attenzione, il mio non è un invito a trascurare il debito: sono pienamente consapevole dell’esigenza ineludibile di abbatterlo. Si tratta di un invito a procedere su una strada che assuma con precisione i fondamentali dell’economia come criterio e, inoltre, di un invito a completare l’edificio finanziario europeo in maniera più rassicurante per tutti, ponendovi mano sollecitamente”, ha aggiunto.
“Completare il mercato dei capitali, le transizioni verde e digitale, affrontare le questioni della pace e della difesa, rispondere alle domande di competitività, dettare regole per gli OTT affinché i cittadini non siano oggetti nelle loro mani, nonché il tema della Intelligenza artificiale, sono tutti capitoli necessari se non indispensabili. Eppure forse non basta. I traguardi di libertà, benessere, giustizia non possono attendere”, ha detto ancora il Capo dello Stato.
“Ho fatto cenno alla necessità di non pretendere di affrontare le sfide della contemporaneità con l’atteggiamento di chi pensa di avere già visto tutto e, dunque, ritiene che rivolgere lo sguardo al passato basti per trovarvi ogni soluzione. Lo sguardo va rivolto al futuro”, ha aggiunto.
Mattarella ha anche accennato all'emersione di sentimenti nostalgici di regimi razzisti: “Nella pubblica opinione si riaffacciano, sono presenti, spinte che immaginano, senza motivo, un futuro frutto di nostalgie di un passato che ci ha riservato, invece, spesso, tragedie. Ciascuna generazione viene chiamata a combattere contro fantasmi che sperano nell’oblio per poter riemergere con vesti nuove. Tocca alle forze della società civile, nella loro interezza, essere consapevoli che difendere il quadro della civiltà in cui vivono, e che contribuiscono a definire, è compito che non soltanto li interessa ma li riguarda”, ha dichiarato.
“La storia dell’integrazione europea, a partire dal dopoguerra, dalla Comunità per il carbone e l’acciaio, con la vitalità delle forze culturali, sociali, economiche dei diversi Paesi, sta a testimoniare come un quadro di libertà, giustizia sociale, aspirazione alla pace, esprima valori destinati a prevalere sui disvalori dell’egoismo, della contrapposizione, del razzismo, della violenza, dell’odio, della guerra. Con fermezza, con determinazione, proseguiamo su questa strada”, ha proseguito.