Il libro di Matteo Renzi “Palla al centro” per ricominciare
“Palla al Centro”, può significare tante cose. In francese, ad esempio, “balle au centre” significa che le due parti di una competizione, o i duellanti di un dibattito pubblico, sono in parità e bisogna ricominciare daccapo.
di Mimmo Nunnari
Lunedì 25 Marzo 2024
Roma - 25 mar 2024 (Prima Pagina News)
“Palla al Centro”, può significare tante cose. In francese, ad esempio, “balle au centre” significa che le due parti di una competizione, o i duellanti di un dibattito pubblico, sono in parità e bisogna ricominciare daccapo.

Nel calcio, palla al centro è quando si riprende a giocare, dopo la segnatura di una rete. Palla al centro è anche il titolo di un disco di successo di Elisa e Jovanotti, un brano positivo, che incita allazione, pieno di metafore potenti, denergia e solarità.

Chissà qual è però il vero significato metaforico di “Palla al Centro”, titolo del libro di Matteo Renzi (Piemme, pagine 155, euro 16, 90), con cui l’ex presidente del Consiglio dei ministri (il più giovane nella storia del Paese) irrompe nel dibattito, per “rassicurare”, o “minacciare” (dipende dai punti di vista, se lo si ama o lo si odia ) che lui dalla politica italiana non intende assolutamente uscire. Anzi, pur conscio dei numeri piccoli, riguardo ai suoi consensi, lui rimette la palla al centro. Pronto a ripartire, a rimettersi in gioco. Perché lui, come spiega nell’ultimo capitolo del libro, è un maratoneta, o quantomeno ha corso più volte la maratona e la maratona - dice - è la dimostrazione “che nessun obiettivo è irrealizzabile”. 

Renzi, è un caso di scuola della politica italiana del post prima Repubblica, sistema politico che pur con pregi e difetti assicurava equilibri e continuità, mentre oggi, senza che sia nato qualcosa di nuovo e credibile, contano i canti delle sirene che attraggono i naviganti, ignari, però, di trovarsi sovente davanti a un inganno.

In questa situazione anomala italiana, un leader come Renzi, che s’affaccia prepotentemente in politica giovanissimo, con l’idea pericolosa. soprattutto per lui, di rottamare il personale politico sulla scena, prima lo si esalta, forse anche troppo, poi si comincia col logorarlo, infine a metterlo ai margini, accompagnandolo alla porta.

Anche se il “soggetto” ci ha messo molto di suo, per fallire; un po’ per il carattere di toscanaccio, con riferimento all'indole salace e arguta dei toscani, un po’ per il suo sentirsi “unico”, che poi è il maggior difetto dei politici oggi iscritti, come dice Michele Ainis, nel suo ultimo libro, alla moda della “capocrazia”: sistema che domina la vita dei partiti divenuti feudi di uomini soli al comando.

Detto questo, il libro di Renzi, che ha come sottotitolo “la politica al tempo delle influencer”, è un testo pieno di buone intenzioni, di racconti degli episodi più rilevanti del “periodo renziano”, di riflessioni e di idee che, se si mettono da parte i pregiudizi sul personaggio, possono essere utili ad una discussione sul futuro dell’Italia.

Certo, parlando di Renzi, non si può non ricordare quel proverbio popolare che dice: “Se qualcuno vi critica senza motivo, dategliene uno”. Ecco, Renzi è un generoso e motivi per criticarlo riesce a darne ai suoi critici non uno ma centomila. C’è anche da dire che nel campo avverso a Renzi non si vedono stelle brillare. Siamo questi oggi in politica, tant’è che parafrasando un celebre verso di Eugenio Montale possiamo dire: "Codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo".

Renzi, è dentro questa realtà, dove la politica è ridotta a fatto privato, di singoli, di influencer, categoria quest’ultima in cui Renzi, dopo un accenno all’ascesa e caduta di Chiara Ferragni, “colpevole”, al tempo del Ddl Zan, di avere pubblicato un post con la sua foto e la didascalia: “Che schifo che fate politici”, iscrive la presidente del Consiglio e leader di FdI Giorgia Meloni. 

E giù poi un lungo elenco di esempi sui comportamenti della leader di Fratelli d’Italia il cui obiettivo, secondo Renzi, è non risolvere i problemi, ma prendere i like. “E’ una donna - dice - che cambia idea su tutto, ma riesce a far credere di essere coerente”.  Nel mirino di Renzi più di tutti c’è Conte, il capo dei 5 Stelle, il cui nome compare tra le pagine del libro ben 93 volte, quasi con la stessa ricorrenza di Giorgia Meloni, citata 90 volte.

Di Conte, Renzi rievoca i conflitti di interesse, ma l’affondo arriva quando si va ad un tema delicato, che riguarda la Russia di Putin: "Chi chiamò i soldati russi in Italia? Chi organizzò lincontro tra un alto dirigente dei servizi segreti e un intermediario, mascherine? “.

Renzi nel libro spiega che “rimettere la palla al centro significa tante cose e in politica significa anche trovare una terza via tra i populisti del sovranismo come Meloni e Salvini e i populisti della sinistra grillizzata come Schlein e Conte”, rivendicando tra le righe “come il centro è il luogo del futuro, non del passato. È il luogo del riformismo, non del populismo. È lo spazio abitato dai politici e non dagli influencer”.


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