Massimo Fioranelli: “Anche il cervello ha un cuore che batte”.
Di grande interesse scientifico lo studio pubblicato su 'Minerva Cardiology and Angiology' dal prof. Massimo Fioranelli, dipartimento di Scienze umane dell'università 'Guglielmo Marconi' di Roma e responsabile del Centro di Cardiologica e Medicina integrata della Clinica Sanatrix di Roma, e che qui riproponiamo per i nostri lettori per la provocazione scientifica che lancia.
di Massimo Fioranelli
Domenica 11 Febbraio 2024
Roma - 11 feb 2024 (Prima Pagina News)
Di grande interesse scientifico lo studio pubblicato su 'Minerva Cardiology and Angiology' dal prof. Massimo Fioranelli, dipartimento di Scienze umane dell'università 'Guglielmo Marconi' di Roma e responsabile del Centro di Cardiologica e Medicina integrata della Clinica Sanatrix di Roma, e che qui riproponiamo per i nostri lettori per la provocazione scientifica che lancia.

"Ogni organo ha un cervello -spiega lo studioso- ed è possibile ringiovanire le cellule nervose come abbiamo fatto con il cuore".

-Vi chiederete: perché il cuore ha un cervello?

"Oggi noi verifichiamo grazie alla tecnologia aspetti della medicina che già 4mila anni fa altri avevamo notato .In Cina avevano talmente sviluppato un senso d'osservazione che oggi capiamo - e verifichiamo - questo livello con la nostra tecnologia. Nell'antica Cina vedevano che quando un paziente aveva una frequenza del cuore fissa, come il beccare del picchio o le gocce di pioggia sul tetto, sarebbe deceduto entro 4 giorni. Negli anni '70 grazie alle prime unità coronariche abbiamo analizzato questo fenomeno e scoperto che quando il cuore ha un frequenza fissa, senza variazioni, si è in presenza di una compromissione dello stato di salute; questo ad esempio è frequente nei diabetici. La ricerca ci ha fatto comprendere che nel cuore, come in tutti gli organi, c'e un piccolo cervello composto da 40-80mila cellule nervose".

"Questi neuroni, come quelli del cervello, producono neurotrofine il cui capostipite è l'Ngf, una proteina scoperta dal premio Nobel Rita Levi Montalcini. Poi la comunità scientifica ne ha scoperte altre, ad esempio il Bdnf, un fattore neutrofico derivato dal cervello - una neurotrofina essenziale per lo sviluppo e la sopravvivenza neuronale, la plasticità sinaptica e la funzione cognitiva - che non produce solo il cervello ma tutti gli organi, che hanno appunto un piccolo cervello. Negli anni si è studiato il Bdnf e si è visto che una sua carenza può far progredire malattie neurodegenerative, la depressione, ma anche le malattie cardiovascolari o lo scompenso cardiaco". Poi arriva l'idea alla base dello studio.

"Si è pensato di somministrare Bdnf nella fibrillazione atriale, una aritmia benigna che può mettere a rischio ictus molti pazienti. Abbiamo visto che la somministrazione di Bdnf riduceva gli episodi di fibrillazione atriale in modo statisticamente significativo, in modo progressivo all'innalzarsi dell'età. In conclusione, il cuore produce delle sostanze per riparare se stesso, il Bdnf ha un effetto trofico e rigenerativo rispetto alla cellule perdute: abbiamo ringiovanito le cellule nervose del cuore".

-Quali sviluppo può avere l'uso della neurotrofina Bdnf sui pazienti più critici?

 

"L'uso di questa sostanza con potenti effetti antiossidanti contrasta l'invecchiamento delle cellule nervose e cerebrali, ed agisce sull'invecchiamento delle cellule del cuore. Nello specifico è già in commercio un prodotto che contiene questo neurotrofina". 


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