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L'atleta azzurra: "Un pugno mi ha fatto troppo male, ho detto basta".
L'atleta azzurra: "Un pugno mi ha fatto troppo male, ho detto basta".
Ritiro in lacrime per Angela Carini: l'atleta, in gara nella categoria 66 kg nel torneo di boxe alle Olimpiadi in corso a Parigi, è stata costretta a ritirarsi dopo soltanto 45 secondi dall'inizio del match contro Imane Khelif, a causa di un colpo violento. La sua decisione è stata validata dai giudici, poi l'atleta si è inginocchiata e si è lasciata andare a un pianto. Sarà l'algerina, quindi, ad andare ai quarti di finale.
"Ero salita sul ring per combattere. Non mi sono arresa, ma un pugno mi ha fatto troppo male e dunque ho detto basta", ha spiegato Carini, ancora in lacrime. "Esco a testa alta", ha continuato l'atleta, che aveva già incontrato la Khelif ai collegiali di Assisi (Pg).
"Non ero d'accordo con la scelta del 2021, non sono d'accordo oggi, ringrazio Angela Carini per come si è battuta anche non siamo riusciti a vederla, abbiamo visto solo dei piccoli flash...", ha detto la premier Giorgia Meloni, a Casa Italia. Ai giornalisti che le hanno fatto notare che l'atleta si è ritirata, ha detto: "Mi dispiace ancora di più, mi ero emozionata ieri quando ha scritto combatterò' perché in queste cose sicuramente conta anche la dedizione, la testa, il carattere. Però poi conta anche poter competere ad armi pari. E dal mio punto di vista non era una gara pari".
L'incontro, però, è iniziato molto tempo prima, già ieri, con le polemiche legate all'eliminazione della Khelif, esclusa dall'ultimo Mondiale perché nel suo Dna è stato trovato un cromosoma maschile.
Il Coni aveva chiesto al Cio che "i diritti di tutti gli atleti siano conformi alla carta olimpica e ai regolamenti sanitari", vale a dire alle regole sul gender, questione intricata. La Federboxe italiana, già travolta dall'eliminazione dei pugili azzurri di punta, ha espresso la sua preoccupazione per il pugno della Khelif, duro come la pietra, che la messicana Brianda Tamara ha definito come "peggio di quelli di tanti sparring partner uomini". Dall'altra parte, la stampa algerina ha espresso indignazione contro l'Italia per aver definito Khelif "transgender".
La polemica, iniziata dal Cio, che ha ammesso oltre alla Khelif anche la taiwanese Lin Yu Ting (altra pugile a cui è stato riscontrato un elevato livello di testosterone), continua passando dal tweet antitransgender dell'autrice della saga di Harry Potter, J. K. Rowling, per arrivare a Matteo Salvini e alla Ministra della Famiglia e delle Pari Opportunità, Eugenia Roccella: "Desta preoccupazione la partecipazione di due pugili transgeder ai Giochi, dopo che non erano stati ammessi in altre competizioni internazionali", ha detto.
"Per Angela Carini non sarà garantita l'equa competizione", ha dichiarato a Parigi il Ministro dello Sport, Andrea Abodi, mentre in Italia il centrodestra è esploso in proteste contro il Cio. "Non è un'atleta transgender, ma un intersex", risponde il sito gaynet.
Dall'altra parte, per il Cio la questione si era conclusa sei giorni fa, dopo che la Federboxe italiana aveva espresso le sue prime perplessità riguardo ai sorteggi: Khelif è da considerare come donna. Da qui, l'intrigo: la Federazione pugilistica mondiale (Iba) l'aveva esclusa dai Mondiali del 2023 per la presenza di un cromosoma XY nel suo Dna: "Garantiamo l'equa competizione".
Posizione che l'Iba ha riaffermato a queste Olimpiadi, con un comunicato che misura sia la polemica sia la rivalità con il Cio: neanche una rilevazione sui test eseguiti lo scorso anno, la divergenza rispetto alle regole di Losanna e l'osservazione che l'ammissione "solleva seri interrogativi sul principio dell'equa competizione e della salvaguardia degli atleti".
Il Comitato Olimpico Internazionale, però, si basa sul livello alto di testosterone: per Losanna, infatti, sarebbe l'unico criterio utile a stabilire se un'atleta donna sia avvantaggiata in una competizione sportiva, anche in queste Olimpiadi, considerate come evento dell'inclusione. Dunque, non importa il genere o se un atleta sceglie di effettuare la transizione, come la nuotatrice americana Lia Thomas o la neozelandese Laurel Hubbard, che a Tokyo è stata la prima atleta trans in assoluto a partecipare alle Olimpiadi.
Per il Cio interessa soltanto se un'atleta donna ha troppa forza maschile per competere. Questa scelta è stata contestata da diversi campioni, come Martina Navratilova, ex stella del tennis e paladina dei diritti degli omosessuali.
Secondo il Cio, tuttavia, il livello del testosterone della Khelif è da donna. "Non posso che adeguarmi alle regole delle Olimpiadi", ha detto Carini, che ha nascosto la sua preoccupazione per l'esordio sul ring. Lo staff del pugilato ha garantito la presenza dell'azzurra: "Ci affidiamo al Coni, aspettiamo la risposta del Cio", ha detto il Presidente della Federboxe, Flavio D'Ambrosi. La storia, però, è già scritta: conta soltanto il giudizio dei cinque arbitri a bordo del ring.