Patrimonio archivistico: strategie per la valorizzazione economica tra data set, innovazione e AI

 Spazio ai servizi per lo sviluppo dei processi di creazione di valore: dagli archivi come data set alle opportunità dell’intelligenza artificiale, per trasformare un grande giacimento culturale in ritorni concreti, senza tradire le missioni pubbliche di tutela e accesso.

(Prima Pagina News)
Giovedì 11 Dicembre 2025
Roma - 11 dic 2025 (Prima Pagina News)

 Spazio ai servizi per lo sviluppo dei processi di creazione di valore: dagli archivi come data set alle opportunità dell’intelligenza artificiale, per trasformare un grande giacimento culturale in ritorni concreti, senza tradire le missioni pubbliche di tutela e accesso.

 Presso l’Istituto Centrale per la Patologia degli Archivi e del Libro, il Direttore Generale Archivi del Ministero della Cultura Antonio Tarasco(NELLA FOTO), in occasione della presentazione del corso di laurea, ha presieduto un evento con la partecipazione di Pierluigi Ledda (Direttore dell’Archivio Storico Ricordi) e Valentina Mirabella (responsabile del Dipartimento italiano della British Library).

 Il convegno, denso e ricco di spunti operativi, ha affrontato la valorizzazione economica del patrimonio archivistico italiano e britannico, tra scenari digitali e nuovi modelli di sostenibilità.

Nel suo intervento, Tarasco ha spiegato che la visione del MiC è cambiata: nel 2023, con una modifica al D.Lgs 300/99, alle funzioni di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale è stata affiancata anche la valorizzazione di carattere economico, per beni materiali e immateriali. Nel decreto ministeriale 270 del 2024 è stato inoltre inserito l’Istituto Centrale per la Valorizzazione Economica del Patrimonio Culturale.

Sul piano giuridico, Tarasco ha posto il tema-chiave: parlare di valorizzazione economica di archivi e biblioteche può sembrare un ossimoro, perché la fruizione al pubblico è storicamente gratuita, ma l’obiettivo oggi è individuare modalità razionali per generare redditività dai servizi.

Per Tarasco, il punto di partenza è il valore economico “patrimoniale” (statico) stimato per gli archivi: oltre 182 miliardi di euro, su un valore complessivo del patrimonio culturale statale pari a 220 miliardi. La domanda diventa quindi come estrarre valore da questa enorme massa di beni comuni: gli archivi non sono solo carte, mappe e atti, ma, nel mercato degli intermediari digitali, veri e propri data set. In questo scenario, i servizi si fondano sulla riduzione in dati della documentazione (datification) e sulla valorizzazione commerciale delle informazioni: non a caso, dal 2023 le entrate sono cresciute sensibilmente anche grazie alla digitalizzazione delle immagini negli archivi.

Tarasco ha indicato un equilibrio necessario: libertà di accesso per studio e ricerca, ma remunerazione dei servizi, con offerte qualificate a pagamento soprattutto per usi professionali, differenziate per qualità e livello.

 Ledda ha sottolineato che “fare cassa” non coincide con il bookshop tradizionale (mercato maturo e in declino), mentre il B2B—tra licensing e gestione dei diritti—è la fascia più alta di generazione di valore; la sostenibilità si sposta dalla vendita di prodotti verso servizi ad alto valore aggiunto come consulenza, ricerche legali e certificazioni, con l’Italia che può contare anche sulla spinta dell’Art Bonus.

 Mirabella ha evidenziato la necessità di strategie integrate con la conservazione, puntando su produttività e innovazione (anche tramite digitalizzazione collaborativa) e sulla diversificazione delle fonti di finanziamento: entrate commerciali che stabilizzano conservazione e valorizzazione, affiancate da attività non prettamente commerciali ma capaci di produrre ritorni d’immagine.

In chiusura, Tarasco ha richiamato il principio di sussidiarietà orizzontale: pubblico e privato insieme, con il pubblico a definire strategia, priorità e ripartizione dei compiti, e il privato orientato agli interessi pubblici mentre attiva fonti di reddito tramite attività operative.

Altro snodo decisivo riguarda la natura dei dati (aperti o chiusi): la cornice comunitaria, richiamando l’art. 6 della direttiva 2019/1024, chiarisce eccezioni e margini che rendono possibile una gestione “sapiente” dei documenti di biblioteche, musei e archivi anche ai fini di valorizzazione commerciale. In questa prospettiva, è il momento di cogliere le opportunità dell’AI per generare valore: trasformare il patrimonio archivistico in infrastruttura di conoscenza (data set affidabili), abilitare nuovi servizi e costruire ritorni economici sostenibili, misurabili e compatibili con la missione pubblica.

L’ICPAL ha presentato pubblicamente l’incontro “Strategie per la valorizzazione economica del patrimonio archivistico e librario” come occasione di riflessione su tutela e gestione futura di archivi e patrimonio librario.


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