Parlare male dell’Italia all’estero è un danno, non un atto di coraggio

Il caso Cisint e l’errore di chi attacca Fincantieri per farsi pubblicità.

(Prima Pagina News)
Martedì 11 Novembre 2025
Roma - 11 nov 2025 (Prima Pagina News)

Il caso Cisint e l’errore di chi attacca Fincantieri per farsi pubblicità.

C’è una differenza profonda tra chi lavora per il Paese e chi lo usa come palcoscenico. Lo ricorda spesso Giorgia Meloni quando dice che “chi parla male dell’Italia all’estero non fa opposizione, fa danno all’Italia”. Una frase che oggi suona più attuale che mai, di fronte all’atteggiamento dell’europarlamentare Anna Maria Cisint.

Cisint, già sindaco di Monfalcone, sembra aver dimenticato che chi rappresenta l’Italia — in Europa o in qualsiasi altra sede — porta con sé la responsabilità di difendere la reputazione nazionale, non di infangarla per ritagliarsi visibilità. Le sue dichiarazioni contro Fincantieri, rilasciate in sede europea, non sono una battaglia di principio: sono un colpo basso contro un’eccellenza italiana che dà lavoro a migliaia di famiglie e tiene alto il nome del nostro Paese nel mondo.

Fincantieri è un simbolo di industria, competenza e orgoglio nazionale. È un’azienda che ha affrontato crisi, concorrenza globale e difficoltà di mercato, ma che continua ad essere leader mondiale nella costruzione navale, innovando e investendo in sostenibilità e sicurezza. Criticare Fincantieri in Europa, come ha fatto la Cisint, non è un gesto “di trasparenza”: è un autogol che indebolisce l’intero sistema industriale italiano, regalando argomenti ai competitor stranieri che non aspettano altro per screditarci.

E tutto questo perché? Per qualche minuto di notorietà, per una citazione sui giornali, per dimostrare di “non avere paura di dire la verità”. Ma la verità, quella vera, è che quando un rappresentante italiano parla male dell’Italia davanti al mondo, non colpisce il governo — colpisce i lavoratori, gli ingegneri, gli operai, i fornitori che ogni giorno fanno grande Fincantieri e, con essa, l’Italia.

Cisint ha fatto della sua ex carica di sindaco un trampolino di lancio personale, trasformando la politica in autopromozione. Ma la credibilità non si costruisce demolendo ciò che funziona. Fincantieri non è perfetta, come nessuna grande impresa, ma è un patrimonio strategico che merita sostegno, rispetto e collaborazione — non attacchi strumentali davanti alle istituzioni europee.

Quando un politico italiano parla in Europa, rappresenta tutti noi. Ogni parola pesa: può attirare investimenti o farli fuggire, può rafforzare o indebolire l’immagine di un intero Paese. Per questo l’atteggiamento della Cisint è tanto grave: perché confonde il ruolo dell’opposizione con quello del sabotaggio.

Il patriottismo non è uno slogan. È la consapevolezza che i problemi si risolvono in casa, non si sbandierano davanti agli altri per ottenere consenso. E se davvero si vuole migliorare il Paese, si lavora al fianco delle sue eccellenze, non contro di esse.

Fincantieri, con i suoi cantieri, la sua storia e la sua forza, rappresenta l’Italia che produce, esporta, cresce. Chi la scredita in Europa non danneggia solo un’azienda: danneggia un intero Paese. E questo, più che un errore politico, è una mancanza di rispetto verso l’Italia stessa.


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