Direzione Investigativa Antimafia: “Al primo posto della classifica la Ndrangheta calabrese”. Interessi e contaminazioni in tutto il mondo.
Il report degli analisti della Direzione Investigativa Antimafia non fa che confermare quello che da mesi sentiamo ormai dire dal procuratore Nicola Gratteri, e cioè che la Ndrangheta calabrese è la prima organizzazione criminale del Paese e tra le più agguerrite del mondo.
di Pino Nano
Venerdì 15 Settembre 2023
Roma - 15 set 2023 (Prima Pagina News)
Il report degli analisti della Direzione Investigativa Antimafia non fa che confermare quello che da mesi sentiamo ormai dire dal procuratore Nicola Gratteri, e cioè che la Ndrangheta calabrese è la prima organizzazione criminale del Paese e tra le più agguerrite del mondo.

Una escalation questa della mafia calabrese che è avvenuta in tutti questi anni in silenzio, e con un criterio quasi scientifico che ha permesso ai boss della Ndrangheta di diventare temibili nel mondo e soprattutto credibili e affidabili.

Dopo una premessa dai tono scontati, “Nel secondo semestre del 2022 la situazione della criminalità organizzata in Calabria permarrebbe sostanzialmente immutata rispetto al precedente periodo dell’anno” gli analisti della DIA ci spiegano con una dovizia assoluta di dettagli e di particolari che “Sul piano strutturale la ‘ndrangheta si conferma un’organizzazione a struttura unitaria, governata da un organismo di vertice, cd. “provincia” o “crimine”, sovraordinato a quelli che vengono indicati come “mandamenti” che insistono in 3 macroaree geografiche (il mandamento centro, quello jonico e quello tirrenico) e al cui interno operano le locali e le ‘ndrine, assetto ribadito anche dalle pronunce definitive emesse all’esito del noto processo “Crimine”.

Siamo insomma ai massimi livelli del potere criminale.

Tuttavia, gli elementi emersi dalle inchieste concluse nel periodo in esame, nel prosieguo- spiegano i vertici della Direzione Investigativa Antimafia- “hanno mostrato taluni aspetti d’interesse che, da un’attenta analisi, potrebbero rivelare possibili evoluzioni dei gruppi ‘ndranghetisti avvenute nei vari contesti di riferimento”.

Tradotto in parole più semplici significa questo: “Fuori dalla regione d’origine, le cosche calabresi, oltre ad infiltrare significativamente i principali settori economici e produttivi, replicano i modelli mafiosi basati sui tradizionali valori identitari, con “proiezioni” che fanno sempre riferimento al Crimine, quale organo unitario di vertice, che adotta ed impone le principali strategie, dirime le controversie e stabilisce la soppressione ovvero la costituzione di nuove locali”.

È quasi maniacale la ricostruzione che la DIA fa della criminalità calabrese di questi mesi.

Le inchieste ad oggi concluse hanno, infatti, permesso di individuare nel Nord Italia 46 locali, di cui 25 in Lombardia, 16 in Piemonte, 3 in Liguria, 1 in Veneto, 1 in Valle d’Aosta ed 1 in Trentino-Alto Adige. Più di recente, anche in Emilia-Romagna le attività d’indagine hanno gradualmente disvelato una ragguardevole incisività della ‘ndrangheta.  

Questo vuol dire “Ndrangheta dovunque”, al Sud come al Nord, in Europa come in America, come in Australia, come in Canada, come in Brasile, come nel resto del mondo.

E’ quello degli stupefacenti il settore criminale di primaria importanza per la ‘ndrangheta. Nell’ambito del narcotraffico globale- spiegano i vertici della DIA- “le ‘ndrine calabresi occupano ormai da tempo un riconosciuto ruolo di universale livello poiché affidabili sul piano criminale, solvibili su quello finanziario e capaci di gestire una complessa e affidabile catena logistica per il trasporto transoceanico, dai Paesi sudamericani verso l’Europa, dei carichi di droga”.

Non ci crederebbe nessuno, eppure Nicola Gratteri lo va raccontando da anni.

Per la Relazione Semestrale della DIA, che oggi potete trovare anche sul sito ufficiale del Senato della Repubblica- “Negli ultimi anni, anche alcune aree dell’Africa occidentale e, in particolare, la Costa d’Avorio, la Guinea-Bissau e il Ghana, sono divenute per le cosche di ‘ndrangheta uno snodo logistico sempre più strategico per i traffici di stupefacenti. Inalterata anche l’operatività delle cosche calabresi nel controllo e nella gestione del patrimonio boschivo e della guardiania, tramite l’imposizione del pizzo anche sulla compravendita dei terreni, guardiania peraltro abusiva ed attività illecita già emersa in pregresse indagini”.

La conclusione di questo straordinario lavoro di indagine, ma anche di scrittura e di narrazione -parliamo di una relazione di oltre 500 pagine di analisi e di dati- è che “In ragione della coesa struttura, delle sue capacità “militari” e del forte radicamento nel territorio, la ‘ndrangheta si conferma oggi l’assoluta dominatrice della scena criminale anche al di fuori dei tradizionali territori d’influenza con mire che interessano quasi tutte le Regioni (Lazio, Piemonte e Valle D’Aosta, Liguria, Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Umbria, Abruzzo e Sardegna)”.

Attenzione. Non finisce qui. Ma per la DIA “Le proiezioni della Ndrangheta si spingono anche oltre confine e che coinvolgono molti Paesi europei (Spagna, Francia, Regno Unito, Belgio, Paesi Bassi, 3 Svizzera, Germania, Austria, Repubblica Slovacca, Albania e Romania), il continente australiano e quello americano (Canada, USA, Messico, Colombia, Brasile, Perù, Argentina, Australia, Turchia ed Ecuador).

In testa alla classifica moderna dei nuovi poteri criminali, la Ndrangheta calabrese dunque occupa il primo posto in assoluto, nulla di confortante per la Calabria e per la sua gente. 


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