“Bologna 2 agosto, 45 anni dopo: il dolore resta, la verità ancora a metà”

A quarantacinque anni dalla strage alla stazione di Bologna, l’Italia ricorda le 85 vittime con cerimonie ufficiali, fischi e applausi. Ma sotto la superficie della commemorazione, riaffiorano tensioni politiche, verità parziali e un senso di stanchezza nella narrazione pubblica. La memoria rischia di trasformarsi in rito svuotato, mentre molte domande restano ancora senza risposta.

(Prima Pagina News)
Sabato 02 Agosto 2025
Roma - 02 ago 2025 (Prima Pagina News)

A quarantacinque anni dalla strage alla stazione di Bologna, l’Italia ricorda le 85 vittime con cerimonie ufficiali, fischi e applausi. Ma sotto la superficie della commemorazione, riaffiorano tensioni politiche, verità parziali e un senso di stanchezza nella narrazione pubblica. La memoria rischia di trasformarsi in rito svuotato, mentre molte domande restano ancora senza risposta.

Il tempo passa, ma il boato alla stazione centrale di Bologna continua a riecheggiare. Sono trascorsi 45 anni da quella mattina d’estate in cui un ordigno esplose nella sala d’aspetto di seconda classe, uccidendo 85 persone e ferendone oltre 200. Oggi, come ogni anno, il ricordo prende forma nel corteo per le vie della città, nel silenzio delle 10:25, nei discorsi delle autorità. Ma dietro la facciata istituzionale, si percepisce un’irrequietezza crescente.

Il cerimoniale è ormai rodato: gonfaloni, rappresentanze politiche, familiari delle vittime, musica, interventi ufficiali. Eppure, c’è chi avverte un senso di ripetitività che rischia di svuotare il significato profondo della giornata. La retorica dell’“unità nazionale” stride con le contestazioni rivolte ad alcuni esponenti del governo, colpiti da fischi e slogan. Un segnale che il divario tra le istituzioni e la cittadinanza attiva non è mai stato colmato del tutto.

Dal punto di vista giudiziario, la strage è stata attribuita alla matrice neofascista, con sentenze definitive che hanno individuato mandanti, esecutori e coperture istituzionali. Eppure, questa verità non è ancora patrimonio condiviso. La documentazione completa dei processi resta in parte poco accessibile, e la narrazione pubblica tende a diluire responsabilità precise in un generico “periodo oscuro della Repubblica”. Il risultato? Una verità ufficiale che fatica a diventare verità civile.

Le famiglie delle vittime non smettono di chiedere trasparenza, chiarezza, pieno accesso agli atti. Non si tratta solo di conoscere i nomi, ma di fare i conti con un pezzo della storia italiana che coinvolge apparati dello Stato, deviazioni dei servizi segreti, legami con organizzazioni eversive. Per molti, queste responsabilità sono state accertate in aula ma restano politicamente sottovalutate o addirittura insabbiate nei discorsi ufficiali.

Oggi, parlare di strage significa anche interrogarsi sul ruolo della memoria nella società contemporanea. Ricordare non può limitarsi a una funzione estetica o cerimoniale. Deve diventare azione politica, culturale, educativa. E deve includere una lettura critica della storia, anche scomoda, anche dolorosa. Solo così si potrà spezzare il ciclo dell’oblio e costruire una cittadinanza consapevole.

A 45 anni dalla strage del 2 agosto 1980, Bologna non dimentica. Ma la memoria non basta: servono parole nuove, strumenti concreti, coraggio istituzionale. Altrimenti, il rischio è che ogni anniversario diventi un esercizio di maniera, e che la giustizia, seppur proclamata, resti incompiuta. Non c’è pace senza verità piena, e la verità non si esaurisce in una cerimonia.


RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright Prima Pagina News

PPN
Prima Pagina News

APPUNTAMENTI IN AGENDA

SEGUICI SU