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Solo il 22,3% intende avere un figlio nei prossimi tre anni.
Solo il 22,3% intende avere un figlio nei prossimi tre anni.
Il 39,6% delle donne senza figli (tra i 18 e i 49 anni) considera la maternità un ostacolo – se non una minaccia – alla permanenza o all’ingresso nel mercato del lavoro (contro il 27,4% degli uomini). Abbassando la fascia di età la preoccupazione aumenta: una donna su due (il 49,9%) tra i 18 e i 24 anni considera il diventare madre uno svantaggio per il lavoro. Le cose non cambiano molto per le madri con almeno un figlio: il 30,5% di queste considera una ulteriore gravidanza un limite alle opportunità lavorative (contro il 12,1% dei padri).
È uno dei tanti aspetti trattati nel Rapporto Plus 2023 dell’Inapp (Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche), basato sui dati della decima edizione dell’Indagine Plus svolta su un campione di 45mila individui (lo scorso ottobre è stata lanciata l’undicesima edizione). Le analisi confermano come le intenzioni di fecondità siano spesso condizionate da vincoli esterni. La gravidanza e la nascita di un figlio sono considerate condizioni di preoccupazione in quanto potenziali fattori di compromissione della carriera o delle opportunità lavorative soprattutto per i giovani, per le donne e per chi è in cerca di occupazione.
Più in generale, i dati ribadiscono il diffuso pessimismo circa i progetti riproduttivi della popolazione nel prossimo triennio. Poco più di un genitore su dieci fra i 18 e i 49 anni ipotizza di fare un altro figlio (11,1% dei padri e 12,5% delle madri). Ancora più scoraggianti sono le risposte di chi non ha ancora figli: un figlio nel prossimo triennio solo il 17,5% degli uomini e il 22,3% delle donne. Inoltre, più della metà dei giovani in cerca di occupazione fra i 18 e i 29 anni ritiene la nascita di un figlio un evento sfavorevole per il proprio ingresso nel mondo del lavoro (53,4%) e ciò conferma il trend italiano di ritardare l’evento nascita del primo figlio oltre i 30 anni di età.
“La nascita di un figlio – si legge nel Rapporto – si configura per la popolazione femminile come un evento che potrebbe agire negativamente sulla carriera professionale e sulle opportunità lavorative in maniera sensibilmente superiore rispetto agli uomini. I benefici di avere almeno un figlio non sembrano compensati dai costi, non solo in termini economici, ma anche di tempo e di limitazioni e rinunce. A ciò si aggiunge che sono soprattutto le donne ad abbandonare il mercato del lavoro dopo la nascita del primo figlio a causa delle persistenti difficoltà di conciliazione con la vita familiare, specialmente se con un basso titolo di studio”.
“Le scelte familiari, strettamente legate al declino demografico rappresentano – ha affermato Natale Forlani, Presidente dell’Inapp – una delle fragilità strutturali del nostro Paese. Ritengo fondamentale superare la contrapposizione tra maternità e lavoro attraverso politiche integrate che rafforzino il mercato del lavoro, i servizi e il sistema di welfare, sostenendo al contempo la genitorialità e la cura delle persone. La nuova Indagine Plus sarà un’occasione preziosa per approfondire questi temi”.