Meloni: "Conte spieghi perché abbiamo aderito a Via della Seta e non abbiamo interscambi maggiori con Pechino"
"Penso che si possano e si debbano mantenere rapporti di cooperazione commerciale con la Cina e migliorarli, ma che lo strumento della Via della Seta da questo punto di vista non abbia dato i risultati che erano attesi".
(Prima Pagina News)
Giovedì 07 Dicembre 2023
Milano - 07 dic 2023 (Prima Pagina News)
"Penso che si possano e si debbano mantenere rapporti di cooperazione commerciale con la Cina e migliorarli, ma che lo strumento della Via della Seta da questo punto di vista non abbia dato i risultati che erano attesi".
“Conte ci dovrebbe spiegare la ragione per la quale noi siamo l’unica nazione che ha aderito alla Via della Seta, ma non siamo la nazione che ha gli interscambi maggiori con la Cina anche nelle economie europee”.

Così la premier, Giorgia Meloni, visitando la Fiera dell'Artigianato a Rho (Mi), in merito alla Via della Seta, l'accordo siglato da Roma e Pechino sotto il primo governo guidato da Giuseppe Conte.

“Penso che, banalmente, si possano e si debbano mantenere rapporti di cooperazione commerciale ed economica con la Cina e migliorarli, ma che lo strumento della Via della Seta da questo punto di vista non abbia dato i risultati che erano attesi”, ha proseguito.

In ambito europeo, ha proseguito Meloni, il centrodestra dovrebbe stare “con il perimetro che già conosciamo in Italia, un perimetro di centrodestra. Mi fa un po’ sorridere che si veda come un problema che i partiti di centrodestra siano in famiglie politiche diverse in Europa, è sempre stato così. Non è che quando c’era la maggioranza giallorossa al governo stessero nella stessa famiglia europea”.

“La dinamica delle elezioni europee è molto più complessa: si può far parte di famiglie politiche europee differenti e governare molto bene in Italia e provare a governare insieme con un’Europa diversa dopo le prossime elezioni europee”, ha proseguito.

“Il nostro obiettivo deve essere far crescere il ruolo dell’Italia in Europa e ragionare di costruire al Parlamento europeo una maggioranza che possa avere una visione compatibile rispetto a quanto abbiamo visto in passato”, ha continuato Meloni.

Stamani, la premier e il Governatore della Lombardia, Attilio Fontana, hanno firmato l'Accordo di coesione e sviluppo tra governo e Regione.

Le priorità legate agli accordi di “coesione vengono proposte dalla Regione, ma devono essere condivise dal governo nazionale, non perché noi si voglia limitare l’autonomia delle Regioni, ma per fare in modo che queste risorse possano far parte di un’unica grande strategia e si lavora non come monadi, ma come nazione nel suo complesso”, ha continuato Meloni.

“Dopodiché, ha proseguito, istituiamo anche meccanismi di responsabilizzazione che prevedono la possibilità di definanziare progetti quando le risorse dovessero rischiare di non essere spese e anche di fare intervenire poteri sostitutivi per risolvere eventuali ritardi o lungaggini”, ha aggiunto per poi ricordare che “questo è il quinto accordo sottoscritto con una regione italiana e che, insieme a quello con la Regione Lazio è quello economicamente più significativo da 1,2 miliardi”.

L'accordo prevede, tra le altre cose, lo stanziamento di 60 milioni di euro a favore del nuovo campus del Conservatorio "Giuseppe Verdi" di Milano, la cui costruzione avverrà a Rogoredo. “E' un progetto del quale sono particolarmente orgogliosa perché sorgerà a Rogoredo che è stato spesso noto alle cronache per il tema del ‘boschetto della droga’: abbiamo deciso di fare questo investimento molto importante per un progetto di rigenerazione urbana estremamente innovativo che può segnare la rinascita di Rogoredo che possiamo conoscere non come ‘boschetto della droga’, ma come boschetto della musica”, ha detto in merito Meloni.

Per quanto riguarda il Pnrr, ha aggiunto, abbiamo “ricevuto la terza rata, a breve riceveremo la quarta ed entro il 31 dicembre invieremo gli obiettivi della quinta rata. L’obiettivo è concentrare una parte di queste risorse sulle imprese, 12 miliardi dei fondi liberati che vanno a sostenere il sistema produttivo, ci sono per esempio, 6,5 miliardi su transizione 5.0”.

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