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"Ho detto che se non si riconosce l’antisemitismo che si respira oggi e non lo si spiega ai ragazzi, si rischia di ridurre le visite ai campi di concentramento a semplici gite".
"Ho detto che se non si riconosce l’antisemitismo che si respira oggi e non lo si spiega ai ragazzi, si rischia di ridurre le visite ai campi di concentramento a semplici gite".
L'interrogativo su a cosa siano servite le "gite ad Auschwitz" ha generato molte polemiche da parte del centrosinistra, che l'ha accusata di essere negazionista.
“E’ una vita che sono vicina al mondo ebraico – ha spiegato la ministra per la Famiglia, Eugenia Roccella, al “Giornale” -, una vita che sono impegnata in questa battaglia contro pregiudizio e discriminazione, non dimenticate che vengo dai radicali, che hanno sempre avuto una posizione molto chiara. La politica purtroppo oggi ribalta e strumentalizza qualsiasi cosa. La verità è che li ho toccati su un nervo scoperto. Il tentativo è quello di rovesciare i fatti appigliandosi al nulla. E’ grottesco pensare che sarei andata lì a parlare davanti alla comunità ebraica, e sono stata applaudita, per fare del negazionismo! Sono stata invitata perché da sempre sono sensibile a quella causa e combatto l’odio e il pregiudizio antiebraico”, ha aggiunto.
“Il mio ragionamento era chiaro e ci sono le registrazioni a dimostrarlo. Ho detto che se non si riconosce l’antisemitismo che si respira oggi e non lo si spiega ai ragazzi, si rischia di ridurre le visite ai campi di concentramento a semplici gite”, ha continuato, per poi puntare il dito contro una certa disattenzione da parte delle università italiane, a seguito dell'attacco da parte di Hamas del 7 ottobre 2023: “Io credo che sia necessario ricordare cosa accadde nei giorni immediatamente successivi al 7 ottobre. Non c’è stata una identificazione, una vera solidarietà, non c’è stata una grande manifestazione studentesca di vicinanza ai ragazzi del Nova Festival, ragazzi esattamente come quelli che vanno a fare le manifestazioni Pro Pal, e in quei giorni non c’era stato ancora lo scoppio della guerra, non c’era il dolore per le vittime civili, le uniche vittime erano quelle israeliane. Abbiamo ascoltato – ha ricordato – le cronache di brutali uccisioni, stupri, torture di giovani innocenti che ballavano e si divertivano, ma questo, ripeto, non ha portato a una identificazione”.
Il messaggio è chiaro: “Siamo di fronte a uno strisciante antisemitismo, non possiamo nasconderlo pensando di relegare questo fenomeno odioso al nazifascismo, cristallizzandolo nel passato. Dobbiamo avere il coraggio di guardare anche al presente e denunciare ciò che vediamo e ascoltiamo”.
Dunque, visitare i luoghi dell'Olocausto è utile: “Ma certo. Ho promosso io stessa due grandi mostre sull’Olocausto al Maxxi, mi batto da anni affinché la memoria sia difesa e tutelata da ogni revisionismo. I viaggi però sono utili se c’è la consapevolezza che l’antisemitismo è ancora presente nel sottofondo della nostra cultura. Ci dobbiamo fare i conti. In Germania i comuni appendono anche la bandiera di Israele, e c’è stata l’iniziativa di mettere le sedie vuote con i nomi degli ostaggi, qualcosa che da noi non è venuta in mente a nessuno. Evidentemente – ha concluso Roccella– c’è una consapevolezza che da noi non c’è ancora.
I viaggi ad Auschwitz devono servire a interpretare il presente e guardarsi dentro, non devono servire ad autoassolversi e a renderci tutti innocenti. Il mio discorso di oggi era chiaro: dobbiamo fare davvero i conti con un antisemitismo che, come abbiamo visto in questi mesi, è ancora presente nella nostra società. Va combattuto. Da tutte le parti politiche senza timidezze e colpevoli omissioni”.