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La nuova auto è il primo modello della famiglia Neue Klasse.
La nuova auto è il primo modello della famiglia Neue Klasse.
BMW Roma ha inaugurato la sede di via Salaria, che è stata rinnovata sia nella veste esterna che negli interni, alla presenza di istituzioni, media, clienti e partner che hanno avuto l’opportunità di vedere da vicino la nuova BMW iX3, la prima vettura della generazione Neue Klasse.
L’evento, che si è svolto il 18 novembre nella sede di Via Salaria 1268, ha sottolineato quanto questa rinnovata sede della filiale romana del Gruppo BMW in Italia rappresenti un importante passo avanti nell’impegno costante dell’azienda nel migliorare l’esperienza del cliente attraverso l’innovativo concept Retail.Next.
Il progetto di trasformazione del retail voluto dalla Casa madre va oltre il semplice rinnovamento degli spazi espositivi: mira a creare ambienti caldi, eleganti e altamente immersivi, capaci di offrire un’esperienza autentica, emozionante e personalizzata.
E non è tutto: questo innovativo format internazionale accompagna la profonda evoluzione della gamma di prodotto BMW anche in termini di design, tecnologia, esperienza a bordo e digitalizzazione, trasformando gli showroom in luoghi ispirati al lifestyle e al design, dove l’integrazione tra fisico e digitale e la cura dei dettagli elevano l’esperienza di brand a livelli d’eccellenza.
La massima espressione di questo percorso è rappresentata dal lancio della Neue Klasse, che segna una svolta fondamentale per il marchio di cui plasmerà l’identità nei prossimi anni.
Massimiliano Di Silvestre, Presidente e Amministratore Delegato di BMW Italia, ha dichiarato: “La BMW iX3 che è qui accanto a noi stasera è un’auto che traccia la strada della mobilità sostenibile in termini di digitalizzazione, tecnologia, elettrificazione, design, esperienza di bordo. A distanza di anni rispetto al lancio della prima Neue Klasse, abbiamo reinterpretato lo stesso spirito pionieristico dell’epoca; con la BMW iX3 ridefiniamo il concetto stesso di mobilità sostenibile. Oggi sul mercato non esiste una vettura capace di eguagliarla per contenuti, livello di digitalizzazione, performance (oltre 800 km di autonomia in WLTP), esperienza in auto, senza mai perdere il DNA del marchio che è la gioia”.
Salvatore Nanni, Amministratore Delegato di BMW Roma,ha aggiunto: “Via Salaria oggi è più simile a una casa che ad un tradizionale showroom di auto. Abbiamo adottato un approccio lifestyle dove conta l’esperienza di brand e dove ogni dettaglio è importante. Un nuovo stile di vendita e relazione che unisce la tecnologia all'eccellenza nel servizio clienti, offrendo un'esperienza di acquisto unica e coinvolgente. I clienti oggi possono immergersi nel mondo BMW attraverso l'utilizzo di tecnologie all'avanguardia, come display interattivi, realtà virtuale e aumentata, e configuratori digitali ma allo stesso tempo vivere un’esperienza fondata sulle relazioni umane di alto livello”.
Il suicidio assistito non richiede nulla di tutto questo. Bastano un protocollo, una stanza, una firma. È la risposta più semplice in un sistema che non vuole più interrogarsi sulle proprie mancanze. La libertà individuale viene invocata come scudo. Ma quale libertà è possibile nel deserto dell’abbandono? È libero chi sceglie la morte perché non riceve più cure? È libero chi non ha nessuno accanto? È libero chi non è sostenuto da un sistema sanitario in grado di accompagnarlo fino all’ultimo istante?
La retorica delle scelte individuali nasconde un contesto strutturale. Nasconde la solitudine. Nasconde l’impoverimento progressivo della sanità pubblica. Nasconde il fatto che molti malati considerati “senza speranza” non chiederebbero la morte se avessero a disposizione un’assistenza adeguata, una cura competente, un sostegno psicologico, la presenza di un familiare non costretto a implorare congedi impossibili. La richiesta di morire è spesso la richiesta di non essere lasciati soli.
Il compito della medicina non è dare la morte. Non lo è mai stato. La sua missione è curare, sostenere, lenire. Anche quando non può guarire. La medicina che accompagna rende la morte un momento umano, non tecnico. Restituisce dignità alla persona e alla sua famiglia. Permette di attraversare la malattia senza abbandono, senza paura, senza essere trattati come problemi da risolvere.
La deriva che si sta affermando non riguarda solo l’atto finale. Riguarda l’idea stessa di società. Una comunità che comincia a legittimare l’eliminazione dei più fragili è una comunità che ha perso la sua direzione morale. Che ha rinunciato all’essenza stessa della civiltà, nata per proteggere chi non può proteggersi da solo. Se la vita diventa negoziabile, tutto lo diventa. La malattia, la disabilità, la vecchiaia diventano categorie amministrative. La compassione diventa gestione. La dignità diventa un criterio misurabile.
Non è progresso. È un arretramento. È la rinuncia a ciò che ci definisce come esseri umani.
Difendere la vita non significa imporre sofferenza. Significa impedire che la sofferenza diventi un pretesto per smantellare lo Stato sociale. Significa proteggere chi è fragile. Significa costruire una società capace di accompagnare e non di eliminare. Significa rifiutare l’idea che la morte possa essere la soluzione standard a problemi complessi che richiederebbero investimenti, responsabilità e cura.
Eutanasia e suicidio assistito non sono l’orizzonte della libertà. Sono il punto in cui una civiltà stanca decide di ritirarsi, consegnando i suoi deboli a un destino presentato come scelta. Una scelta che, troppo spesso, nasconde il vuoto che noi stessi abbiamo creato.
Una società che abbandona i fragili è una società che abbandona se stessa, ed il prezzo, alla fine, lo pagano tutti.
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