Esmo: tumore al seno triplo negativo, con l'immunoterapia 'sandwich' la sopravvivenza aumenta all'86%

Il Presidente dell'Esmo, Giuseppe Curigliano: "Si tratta di un risultato straordinario, impensabile fino a 5 anni fa".

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Lunedì 16 Settembre 2024
Roma - 16 set 2024 (Prima Pagina News)

Il Presidente dell'Esmo, Giuseppe Curigliano: "Si tratta di un risultato straordinario, impensabile fino a 5 anni fa".

La ricerca contro il tumore al seno triplo negativo (una delle forme più aggressive di neoplasia alla mammella, ndr) compie un passo in avanti, grazie ad un nuovo studio: Keynote-522.

Si tratta di uno studio di Fase 3, compiuto su 1.174 pazienti, presentato al Congresso della Società Europea di Oncologia Medica (Esmo) e pubblicato, in contemporanea, sul New England Journal of Medicine, che ha previsto la somministrazione di un farmaco immunoterapico, lo pembrolizumab, combinato con la chemioterapia prima dell'intervento chirurgico e continuato, in seguito all'intervento, in monoterapia.

Nelle pazienti trattate con il farmaco, il rischio di morte si è ridotto del 34% e le possibilità di guarigione a 5 anni sono aumentate dell'86,6%. Quindi, secondo gli esperti, l'immunoterapia prima e dopo l'intervento chirurgico, qui ribattezzata come "sandwich", modifica la pratica clinica finora adottata per questa neoplasia.

In questo studio è emerso, nello specifico, che il tasso di sopravvivenza globale a 5 anni è dell'86,6% per le pazienti a cui è stato somministrato il pembrolizumab contro l'81,7% nelle pazienti che sono state trattate con il regime chemioterapia-placebo. Lo scorso anno, in Italia, sono stati calcolati 55.900 nuovi casi di cancro alla mammella.

"Il carcinoma mammario triplo negativo, in cui rientrano circa il 15% delle diagnosi, non presenta i recettori degli estrogeni, del progesterone e della proteina Her2. Pertanto, non risponde alla terapia ormonale e ai farmaci che hanno come bersaglio Her2. È la forma più aggressiva, in cui il rischio di ricaduta a distanza aumenta rapidamente a partire dalla diagnosi e raggiunge il picco nei primi 3 anni. In assenza di bersagli terapeutici, le opzioni di cura sono state storicamente limitate e costituite da chirurgia, radioterapia e chemioterapia. Oggi, si aggiunge l'immunoterapia", ha dichiarato il Presidente dell'Esmo, Giuseppe Curigliano.

Keynote-22, ha sottolineato, "è uno studio rivoluzionario che cambia la pratica clinica, in una patologia in cui vi è forte necessità di nuove opzioni di cura. Finora non si erano mai visti risultati di questa portata in una patologia così aggressiva".

In più, ha osservato il presidente di Fondazione Aiom Saverio Cinieri, è importante che "l'impostazione del trattamento sia a carico delle Breast Unit, cioè dei centri di senologia in cui può essere garantito un approccio multidisciplinare. Il carcinoma della mammella triplo negativo colpisce soprattutto donne giovani, per cui è importante che gli specialisti delle Breast Unit propongano anche un percorso di preservazione della fertilità".

"Si tratta di un risultato straordinario, impensabile fino a 5 anni fa", ha proseguito Curigliano, spiegando che "con 5 anni di follow up è vivo l'86,6% delle donne con questo tipo di tumore e trattate con prembolizumab secondo questo terapia che potremmo definire 'sandwich', rispetto all'81% delle donne nel braccio di controllo dello studio. Dunque, abbiamo incrementato all'86% la possibilità di guarigione in queste donne ad alto rischio, considerando che questo tipo di neoplasia solitamente sviluppa eventualmente metastasi nei primi tre anni dai trattamenti. E' un progresso enorme rispetto a 5 anni fa e vuol dire che sempre più donne oggi guariscono da questa forma di cancro".

E' necessario, però, fare un'attenta valutazione della neoplasia: "La mia raccomandazione è che quando si ha una diagnosi di tumore al seno bisogna sempre fare una biopsia con la caratterizzazione dei recettori, per identificare le forme triple negative, ed è importante che le pazienti siano seguite dalle Breast Unit", ha aggiunto Curigliano.

In questo tipo di tumore, infatti, "l'intervento chirurgico non va fatto subito, non è la prima misura da adottare ma, al contrario, va somministrata prima l'immunoterapia".

"Non fare questo trattamento pre-operatorio alle donne con tumore del seno triplo negativo rappresenta una malpractice, che potrebbe avere anche conseguenze medico-legali, dal momento che le linee guida in proposito sono chiare e lo raccomandano per un migliore esito delle cure. Dunque - ha concluso il Presidente dell'Esmo - la cosiddetta 'terapia sandwich' va sempre utilizzata in questo tipo di tumore".


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