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Per lui, ma anche per l’intera classe medica calabrese da cui proviene, è un riconoscimento di qualità altissimo, che viene appunto da Roma Capitale e dove certamente non sarebbero mancate scelte o opzioni alternative.
Per lui, ma anche per l’intera classe medica calabrese da cui proviene, è un riconoscimento di qualità altissimo, che viene appunto da Roma Capitale e dove certamente non sarebbero mancate scelte o opzioni alternative.
Medici calabresi ancora ai vertici della sanità italiana. L’ultima nomina “eccellente” riguarda la Regione Lazio, dove il Governatore Francesco Rocca ha scelto come responsabile della Asl più grande d’Italia, la Asl Roma 2, il dr. Francesco Amato, un medico, ma soprattutto uno studioso che di fatto è cresciuto tra le corsie dell’Ospedale Civile dell’Annunziata di Cosenza vivendo e respirando per anni profumi e soprattutto tematiche tutte legate alla gestione della sanità d’emergenza. È stato Assistente Medico di Anestesia e Rianimazione presso differenti Strutture Ospedaliere nel torinese, fino al 1993, finché non diventa Dirigente Medico di I livello presso l’Unità Operativa Complessa di Terapia del Dolore e Cure Palliative dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza.
Classe 1962, origini cosentine, il 6 agosto prossimo compirà 62 anni. Laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Palermo con 110 e Lode dove, nel 1990, ottiene anche la Specializzazione in Anestesia, Rianimazione e Terapia del Dolore. Successivamente completa la sua formazione seguendo i Corsi di Aggiornamento annuali in Anestesia e Rianimazione a Torino e conseguendo il Master di II Livello in Metodologia Clinica delle Cefalee presso l’Università degli Studi di Torino nel 1995.
Per darvi l’idea di cosa sia questo suo nuovo incarico siamo andati alla Regione Lazio per chiedere cosa significa nei fatti delle cose l’Asl Roma2, e scopriamo che sotto la guida del nuovo manager calabrese finiranno tre grandi ospedali romani, l’Ospedale Sandro Pertini, l’Ospedale Sant’Eugenio, e l’Ospedale CTO – Andrea Alesini. A questo si aggiungono 9 diversi Dipartimenti di eccellenza, il Dipartimento delle Professioni ed Assistenza alla persona, il Dipartimento di Prevenzione, il Dipartimento Tutela delle Fragilità, il Dipartimento di Salute Mentale, i Dipartimenti Emergenza-Urgenza, i Dipartimenti di Medicina, i Dipartimenti di Chirurgia, il Dipartimento delle malattie di genere, genitorialità, del bambino e dell’adolescente, il Dipartimento dei servizi diagnostici e farmaceutica, e infine il Dipartimento Assistenziale Ortopedico/Riabilitativo. Insomma, una cittadella sanitaria per numero di utenze e per numero di prestazioni giornaliere grande quanto la Calabria.
-Ai vertici della sanità di Roma Capitale, deve essere una bella responsabilità?
“Riconosco che essere direttore dell'ASL 2 di Roma è una sfida entusiasmante. Coordinare un'area sanitaria così vasta richiede capacità gestionali solide e la capacità di affrontare problematiche molto diverse. Le esperienze passate, come direttore di dipartimenti importanti e come consulente ministeriale, mi hanno dato le competenze per gestire situazioni complesse anche in una realtà metropolitana come Roma. Il peso delle decisioni è notevole, ma credo che la chiave sia ascoltare le esigenze del territorio e lavorare per migliorare l’accesso e la qualità dei servizi”.
-Direttore quale è la ricerca o il progetto a cui lei oggi è più legato?
“Il progetto che ricordo con particolare orgoglio è quello legato all’implementazione delle reti di terapia del dolore e cure palliative, a cui ho contribuito come consulente ministeriale. Lavorare a questo progetto mi ha permesso di influenzare direttamente la sanità a livello nazionale, creando modelli di gestione del dolore che possono essere replicati in diverse regioni italiane. In qualità di presidente del gruppo tecnico ministeriale per la terapia del dolore, ho avuto l’opportunità di coordinare la ricerca e lo sviluppo di protocolli all’avanguardia che oggi aiutano migliaia di pazienti in tutto il Paese”.
La storia personale e professionale del dr. Francesco Amato è una vera e propria storia di eccellenza tutta italiana. Alla fine, la qualità finisce con l’essere premiata. Una carriera brillantissima, che oggi gli permette di entrare a far parte del gotha della medicina italiana a tutti gli effetti. Basti pensare ai tanti clinici e professori universitari che gravitano oggi su Roma. Lui, fra l’altro, è anche Consulente del Ministero della Salute presso il Dipartimento di Programmazione Sanitaria, e Componente della Cabina di Regia Nazionale del Piano Nazionale della Cronicità,” cellula sanitaria” che stabilisce la governance ed il riassetto delle cure primarie e l’attuazione del piano nazionale della cronicità. E siccome lo studioso non si fa mancare proprio nulla, parallelamente all’attività clinica è anche Professore a contratto nella Scuola di Anestesia Rianimazione e Terapia del Dolore presso l’Università Magna Graecia di Catanzaro.
-Direttore qual è stato il suo incarico più interessante?
“Il mio primo incarico rilevante è stato la direzione dell’UOC di Terapia del Dolore e Cure Palliative. Quello è stato il punto di partenza per il mio impegno nel miglioramento della qualità della vita dei pazienti affetti da dolore. Da lì, il mio ruolo si è evoluto e mi sono concentrato sulla costruzione di reti regionali e nazionali per la gestione del dolore. Successivamente, ho assunto ruoli di leadership come direttore sanitario dell’AO di Cosenza, dove ho potuto espandere il mio raggio d’azione anche su altre aree critiche del sistema sanitario”.
-E la sua prima esperienza veramente significativa?
“La mia prima esperienza di grande impatto, le confesso, è stata come direttore del dipartimento di oncoematologia dell'AO di Cosenza. Gestire un'area così delicata e complessa ha rappresentato una grande responsabilità, sia dal punto di vista clinico che organizzativo. Era fondamentale garantire cure innovative ai pazienti, spesso in condizioni gravissime, e lavorare per migliorare l'efficienza delle strutture. Questa esperienza mi ha formato come manager sanitario, facendomi comprendere l’importanza di una visione integrata che mette al centro sia il paziente che l’organizzazione”.
-A chi dedica tutto quello che oggi ha intorno?
”Dedico tutto questo alla mia famiglia e ai colleghi che mi hanno sempre sostenuto. Senza il loro supporto e comprensione, sarebbe stato impossibile affrontare i sacrifici che una carriera così impegnativa richiede. Ma soprattutto, lo dedico ai pazienti che ho incontrato lungo il mio percorso. Sono loro che danno senso al mio lavoro, e il loro benessere è sempre stato il mio obiettivo primario. Nel corso del tempo come professionista credo di avere dato tanto ai pazienti ed ai miei colleghi, ma sono altresì convinto che da loro ho appreso altrettanto. Ogni persona ha un modo diverso di rapportarsi, di comunicare, rispetto ad un altro. Avendo incontrato tanti validi professionisti nella mia vita, posso dire che da ognuno di loro ho imparato, accumulando una serie di esperienze, osservazioni ed emozioni che mi sono sempre state utili nei percorsi direttivi”.
Autore di numerose pubblicazioni scientifiche legate alla Terapia del Dolore, ha scritto un vero e proprio manuale di terapia del dolore “Following Nature, l’interpretazione biomolecolare come strategia per lo sviluppo di nuovi farmaci contro il dolore”, che porta la presentazione dell’ex Ministro della sanità Beatrice Lorenzin. Ma porta la sua firma anche il primo manuale di accreditamento dei Centri di terapia del Dolore. In realtà grazie al suo impegno professionale e alla sua storia di ricercatore clinico l’Unità Operativa di Cosenza da lui diretta è stata classificata, la fonte è il “Corriere della Sera” del 16 settembre 2009, fra le prime Dieci in Italia.
Dopo una laurea in medicina -come vi dicevo- con il massino dei voti e la lode, Francesco Amato ha ricoperto in tutti questi anni ruoli di assoluto rilievo sia in ambito clinico che manageriale. È stato Primario e Direttore di Dipartimento, oltre a ricoprire l’incarico di Direttore Sanitario Aziendale. Ma tra i suoi incarichi e le attività più significative è stato tante altre cose insieme: Presidente di una società scientifica di riferimento; Estensore della Legge 38/2010 sulle cure palliative e la terapia del dolore, una pietra miliare in questo ambito; Coordinatore del tavolo tecnico ministeriale sulla terapia del dolore; Autore del primo manuale di accreditamento per la terapia del dolore; Componente del tavolo tecnico ministeriale per i test genomici; Presidente del gruppo tecnico ministeriale per la terapia del dolore; Consulente direzione generale della programmazione sanitaria del Ministero della Salute; Componente della cabina di regia del Piano Nazionale delle Cronicità; Direttore del Dipartimento di Oncoematologia dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza; Direttore del Dipartimento di Emergenza e Urgenza dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza.
Ma è stato anche membro di numerosi gruppi di lavoro nazionali e internazionali, ricevendo prestigiosi riconoscimenti per il suo impegno scientifico, clinico e organizzativo.
Presidente del Gruppo Tecnico di Terapia del Dolore del Ministero della Salute, oltre ad essere stato Presidente Nazionale della Società Italiana Clinici del Dolore dal 2010 al 2015, da molti anni collabora con un gruppo di professionisti e ricercatori che opera nelle strutture sociosanitarie con lo scopo di favorire lo sviluppo di una nuova cultura che consenta di allontanare, sempre più, dai pazienti “il dolore non necessario” attraverso una incisiva azione di socializzazione, secondo le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ed al fine di promuovere e realizzare un modello che consenta di recuperare il diritto alla non sofferenza. Per lunghi anni si è occupato principalmente di lombosciatalgia, ernia del disco cervicale, dolore vascolare, polineuropatia diabetica, dolori artrosici e nevralgia posterpetica.
In qualità di Presidente della Federazione del Dolore ha siglato un protocollo di Endorsement con la società mondiale di anestesiologia, “Endorsement SIVA World Society of Intravenous Anaesthesia” e ha proposto all’ex Ministro della salute Balduzzi il modello attuativo Hub-Spoke per il riordino della rete ospedaliera nazionale. Come Responsabile del progetto Ospedale senza Dolore dal 2003 ha organizzato e costituito il centro di Terapia del Dolore Hub regionale identificato fra i primi 5 centri italiani, ma tutta la sua storia professionale – a giudizio unanime del mondo accademico scientifico italiano- lo indica grande esperto delle principali tecniche invasive e non, neuromodulazione, neurostimolazione con o senza amplificatore di brillanza-discectomia e procedure micro invasive intradiscali- esperienza di impianto e gestione di presidi di infusione e stimolazione a permanenza- impianti di sistemi infusivi totalmente impiantati (pompe telemetriche e a flusso fisso).
-Direttore che consiglio darebbe ad un giovane ricercatore che oggi volesse intraprendere la sua carriera?
“Gli consiglierei di avere sempre una visione a lungo termine. È importante saper cogliere le opportunità quando si presentano, ma è altrettanto fondamentale costruire una rete di collaborazioni solide e cercare il miglioramento continuo. Il settore della sanità, soprattutto in campi come la terapia del dolore, richiede dedizione e voglia di apprendere costantemente. Avere il coraggio di sfidare il sistema per migliorarlo e investire in progetti di ricerca che abbiano un impatto reale sulla vita delle persone è la chiave per costruire una carriera di successo”.
-Qual è stata alla fine la vera arma del suo successo?
“La mia capacità di vedere oltre l’immediato e di non arrendermi mai. Ogni volta che mi sono trovato di fronte a ostacoli, ho cercato soluzioni creative e ho investito nella formazione e nel miglioramento continuo. Non importa quanto sia difficile la situazione, bisogna mantenere la propria visione e continuare a lavorare con determinazione. Anche il lavoro in team è cruciale: sapere di poter contare su persone competenti e motivate è stato fondamentale per il mio successo”.