Elly Schlein, Rocco Turi: “All’estero la immaginano pronta alle dimissioni”

“In questi mesi Elly Schlein ha dedicato la sua attenzione esclusivamente alle “minoranze” come se fosse in un centro sociale, piuttosto che a dirigere uno storico partito come il Pd. L’effetto Schlein è sfumato al punto che in molti ipotizzano le sue dimissioni”.

di Rocco Turi
Mercoledì 11 Ottobre 2023
Roma - 11 ott 2023 (Prima Pagina News)

“In questi mesi Elly Schlein ha dedicato la sua attenzione esclusivamente alle “minoranze” come se fosse in un centro sociale, piuttosto che a dirigere uno storico partito come il Pd. L’effetto Schlein è sfumato al punto che in molti ipotizzano le sue dimissioni”.

Lo sciopero della Cgil voluto dal suo segretario generale Maurizio Landini ha confermato il principale interesse del sindacato: la politica, piuttosto che la difesa dei lavoratori attraverso la contrattazione nazionale con le aziende. Se in Italia sono quattro milioni i lavoratori poveri, la responsabilità ricade ovviamente sui sindacati. E così, nella loro incapacità di badare ai contratti nazionali, i sindacalisti hanno rinunciato al ruolo per trasformarsi in politici, delegando al Governo l’onere di pensare ad un adeguato salario minimo. Paradossale è che la stampa di sinistra approvi le scelte del sindacato contribuendo a diffondere menzogne sul suo ruolo sempre meno efficace.

E’ il caso de la Repubblica, ma non solo, che ha riportato un resoconto dello sciopero dei giorni scorsi “mai visto per la sua imponenza” con 200mila partecipanti, numero indicato a vanvera al solo scopo di condividere le tesi trionfalistiche di Landini, il quale crede che gli iscritti alla Cgil abbocchino alle sue “analisi”. Il seguito della ricostruzione giornalistica è sulla medesima traccia.

La verità è che i presenti in piazza al comizio di Landini erano in circa 30mila. Conosco bene quella piazza e credo altresì che i partecipanti fossero anche meno e fossero soggetti dalle caratteristiche bene individuate, pronti ad indossare cappelli e pettorine rosse come un esercito di riserva, nonché portare da casa bandiere come da copione (preventivamente consegnate loro), ma senza conoscere il tema della manifestazione; soggetti che certamente pagano le tasse - come riferito da Landini -  in qualità di modesti dipendenti e pensionati, presenti per fare numero e trascorrere un giorno di relax, nonché, magari, durante il viaggio pronunciare offese sessiste contro Giorgia Meloni, come si è puntualmente verificato.

Questo è il manifestante tipo allo sciopero della Cgil, sempre presente e contingentato in queste occasioni, al quale (sciopero) gli altri sindacati hanno pensato bene di non aderire. Si trattava di uno sciopero senza motivo se non proclamato a priori rispetto alla finanziaria che verrà, per cogliere l’occasione di trasformare l’azione del sindacato in politica, subentrando al Partito democratico in calo di consensi. Tutto questo i giovani al di sotto dei 30 anni lo hanno ben capito.

Gli ultimi sondaggi riportano al 16% le loro preferenze verso il Pd; giovani sotto i 30anni che hanno spostato l’attenzione nei confronti dei Cinquestelle con oltre il 17%.

Con sorpresa generalizzata, i giovani di Fratelli d’Italia vengono dati ad oltre il 29% a favore del loro partito; e questa è una sorpresa dal momento che dopo un anno le coalizioni di Governo tendono sempre a perdere punti piuttosto che aumentare.

Tutto merito della politica di Giorgia Meloni ma anche della proficua novità femminile alla Presidenza del Consiglio; quella “novità” che il Pd ha voluto bilanciare immediatamente portando alla segreteria Elena Elly Schlein e attaccando la Meloni con metodi e argomenti privi di risultato. Specchio di tutto questo sono state le inchieste del quotidiano la Repubblica il quale, indagando nella vita privata della Meloni, era riuscita a “scoprire” banalità indegne per un giornale serio.

E così, a parte l’infatuazione delle prime ore, nonché il fallimento dell’operazione che tendeva alla conquista dei voti giovanili, l’effetto Schlein è sfumato al punto che qualcuno sul web ipotizza le sue dimissioni. Non credo a questa possibilità immediata, soprattutto perché pare che la segretaria del partito democratico non si sia accorta del malumore al suo interno. Tempo fa la Schlein disse con tranquillità “mettetevi comodi” perché crede fermamente al suo progetto, quel progetto che i giovani non condividono e, per la verità, neppure gli adulti.

In questi mesi Elly Schlein ha dedicato la sua attenzione esclusivamente alle “minoranze” come se fosse in un centro sociale, piuttosto che a dirigere uno storico partito. 

La neo segretaria del Pd ha ignorato l’alluvione nella sua regione italiana di riferimento, evita i dibattiti con Giorgia Meloni, ignora le sedute importanti in Parlamento, si limita ad imbucarsi alle manifestazioni degli altri e per i maggiorenti del suo partito tutto ciò appare quasi un’umiliazione.

Ma questa è la politica che la Schlein sembra capace di praticare. D’altra parte lei non aveva mai militato nel Pd e non conosce i veri militanti, tranne i suoi amici.

Credo pertanto che questi ultimi siano i veri responsabili del suo fallimento come segretaria del Pd. Il primo errore fu quando le fu consigliato di accettare l’intervista con un giornale d’élite come Vogue e di dichiarare la sua predilezione a rivolgersi ad una armocromista, oppure nel dichiarare la sua preferenza al gioco della play station.

Dopo essere stata eletta, Elly ha anche avvertito l’esigenza di prendersi alcuni giorni di riposo. Pertanto, pur nel rispetto della par condicio, anche i telegiornali trovano difficoltà a ritagliare una sua dichiarazione sui temi di cui si parla.

Nessuno ha mai ascoltato una sua dichiarazione compiuta e strutturata sulla guerra in Ucraina o in Israele, mentre non fa altro che concentrarsi sulle minoranze, che saranno pure importanti ma stiamo attraversando momenti terribili di politica internazionale e i giovani desiderano essere cooptati e poi incitati e guidati sui temi caldi. Se questo non si verifica, diventa facile abbandonare le vecchie preferenze giovanili verso il Pd.

Intanto, Giorgia Meloni macina lavoro al punto che i giornali di sinistra sperano in un suo crollo psicologico. Insomma, i “sinistri” le provano tutte; non hanno argomenti da contrapporre alla politica nazionale e internazionale della Presidente del Consiglio e la provocano sul fisico. Osservato “sotto la superficie”, mi sa tanto che l’atteggiamento proveniente dalla sinistra su Giorgia Meloni possa essere sottilmente catalogato come “sessista”. Non vi pare?


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