Israele, Netanyahu: riforma della giustizia rinviata, prendo tempo per favorire il dialogo
"Cercheremo di raggiungere un accordo, non possiamo avere una guerra civile".
(Prima Pagina News)
Lunedì 27 Marzo 2023
Roma - 27 mar 2023 (Prima Pagina News)
"Cercheremo di raggiungere un accordo, non possiamo avere una guerra civile".
La riforma della giustizia israeliana è stata rinviata. Ad annunciarlo, in un discorso alla nazione, è il premier Benjamin Netanyahu.

"Prendo tempo per favorire il dialogo, cercheremo di raggiungere un accordo", dice Netanyahu. "Una minoranza estremista vuole dividere il Paese. C'è bisogno di unità", aggiunge, per poi chiedere "di agire con responsabilità".

"Troverò una soluzione ad ogni costo", però "non voglio spaccare a metà la nazione. Non possiamo avere una guerra civiile".

La riforma della giustizia del governo di Netanyahu, la cui approvazione stava procedendo velocemente, ha scatenato tre mesi di proteste, in Israele ma anche in altre nazioni, specialmente in occasione delle visite effettuate da Netanyahu in Italia, Germania e Regno Unito.

Ma ieri, il licenziamento del Ministro della Difesa, Yoav Gallant, ha portato a moltissime proteste e scioperi, che hanno causato tensioni all'interno della compagine governativa, di cui fanno parte la destra, i partiti religiosi e l'estrema destra.

La protesta è giunta fino alla Knesset di Gerusalemme, dove dalle 14 locali in migliaia  hanno protestato pacificamente contro la riforma, con i colori della bandiera israeliana, il bianco e l'azzurro, bandiere, slogan, caricature e megafoni per dire il proprio "no" e chiedere “democrazia”. Due manifestanti sono riusciti ad entrare in parlamento, per poi essere allontanati. 

Dopo i tafferugli scoppiati questa notte, gli animi sembrano essere più distesi. Verso il tardo pomeriggio, sono arrivati anche coloro che appoggiano la riforma giudiziaria, molti dei quali ebrei ortodossi, che hanno risposto alla chiamata del leader del partito Otzama Yehudit (Potere ebraico) e Ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben-Gvir.

I due gruppi di sostenitori e oppositori della riforma si sono incrociati, ma non ci sono stati scontri. Un gruppo si è poi diretto verso la casa del premier, l'altro verso la sua residenza ufficiale.

La riforma, nello specifico, è incentrata sul ruolo della Corte Suprema e sulla sua prerogativa di porre il veto sulle leggi ritenute anticostituzionali. Il Presidente della Knesset, che è un parlamento monocamerale, non può disporre il blocco delle leggi, per cui non ci sono limiti volti a controllare il comportamento del governo. Ad oggi, il ruolo di "garante" è coperto proprio dalla Corte Suprema, che blocca le leggi "irragionevoli".

La riforma del governo guidato da Netanyahu - che è a processo per corruzione - intende porre un limite al potere decisionale dei giudici supremi. Nel testo della riforma è previsto l'aumento dei membri della commissione che nomina i 15 giudici supremi. Al momento, della commissione fanno parte 9 persone, di cui 2 ministri e 2 parlamentari nominati dal governo.

La riforma stabilisce che i membri saranno portati a 11, 8 dei quali nominati dal governo. Inoltre, si prevede l'eliminazione della clausola di ragionevolezza, tranne che per le norme riguardanti le Leggi fondamentali, per cui ci sarà bisogno di una maggioranza più ampia.

Inoltre, la Knesset potrà bloccare le sentenze dei giudici supremi, in modo da permettere ai deputati - e dunque alla maggioranza che governa - di decidere sui giudici, che possono bocciare le leggi "incostituzionali" soltanto con una maggioranza ampia. La Corte sarà anche posta "sotto tutela".

Per il leader dell'opposizione, Yair Lapid, il dialogo deve portare a una Costituzione. “Se la legislazione si ferma davvero, in modo genuino e totale, siamo pronti ad avviare un vero dialogo presso la residenza del presidente” Isaac Herzog, dice Lapid.

“Non abbiamo bisogno di mettere una benda sulle ferite, ma di trattarle correttamente”, continua. “Dobbiamo sederci insieme e scrivere la Costituzione israeliana basata sui valori della Dichiarazione d’indipendenza. Dobbiamo lasciare che il presidente determini un meccanismo per il dialogo e confidare in lui come mediatore equo”.

“Abbiamo avuto brutte esperienze in passato e, quindi, prima ci assicureremo che non ci siano trucchi o bluff. Ieri abbiamo ascoltato con preoccupazione i rapporti secondo cui Netanyahu ha detto alle persone a lui vicine che non si sta davvero fermando, sta solo cercando di calmare la situazione”, prosegue Lapid.

“Se il governo si impegna in un dialogo reale ed equo, possiamo uscire da questo momento di crisi – più forti e più uniti – e possiamo trasformarlo in un momento decisivo per la nostra capacità di vivere insieme”, conclude.

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