La politica italiana vista dall’estero, Rocco Turi: “Giorgia Meloni non ne sbaglia una”
Alla vigilia della finanziaria, e all’indomani di una serie di eventi istituzionali che l’hanno vista diretta protagonista, abbiamo chiesto al sociologo Rocco Turi un giudizio, per lui che vive per lo più all’estero, sulla premier italiana.
di Rocco Turi
Giovedì 16 Novembre 2023
Roma - 16 nov 2023 (Prima Pagina News)
Alla vigilia della finanziaria, e all’indomani di una serie di eventi istituzionali che l’hanno vista diretta protagonista, abbiamo chiesto al sociologo Rocco Turi un giudizio, per lui che vive per lo più all’estero, sulla premier italiana.

Giorgia Meloni non ne sbaglia una; l’esperienza per essere cresciuta in politica sin da ragazza le ha conferito capacità unica di affrontare i problemi. Tutti in passato, di cui conosciamo le principali storie, erano stati “catapultati” nell’arte di governare lo Stato; anche Silvio Berlusconi entrò in politica quasi in tarda età. Si capisce invece benissimo come Giorgia Meloni sia oggi capace di affrontare ogni argomento politico facendo uso di un background stratificato nella sua conoscenza, ben più adeguato anche di un’autorità come Mario Draghi e, evidentemente, di Giuseppe Conte e degli altri che li avevano preceduti.

Parlando all’Assemblea di Federmanager, la Presidente del Consiglio ha tenuto indirettamente a precisare il concetto per il quale “competenza e merito sono due valori aggiunti per la nostra nazione”. Lei stessa è detentrice di competenza e meriti consolidati per governare lo Stato Italiano.

Nel corso del suo discorso a distanza tenuto alla Federmanager, Meloni ha spiegato che “per anni ci è stato detto che uno valeva uno, che la competenza non serviva a nulla: messaggi devastanti di cui purtroppo ancora oggi paghiamo le conseguenze”. Meloni ha aggiunto: “Noi abbiamo scelto di chiudere quella stagione e di lavorare per riattivare l’unico ascensore sociale di cui davvero disponiamo che è proprio il merito. Lo Stato deve garantire a tutti le stesse possibilità ma nel punto di partenza; spetta poi al singolo dimostrare quanto valga. Spetta cioè ad ognuno di noi decidere quale sia il nostro punto di arrivo”.

Con queste parole, in realtà Giorgia Meloni ha proiettato la sua personalità nell’Italia che il suo Governo desidera costruire; non a caso la sua preparazione e temperamento sono stati osservati e apprezzati dai leader di tutto il mondo che si pongono a lei con cordialità, amicizia e disponibilità, anche con ammirazione per le sue scelte e voglia di imitarla.

Gli unici ad esibirsi con ostilità preconcetta sono gli oppositori italiani, partiti, organizzazioni e cosiddetti intellettuali. Questi ultimi si consumano per la gelosia inventando teorie su libri che a poco servono se non all’inutilità. C’è chi riesce a vedere nella politica del Governo Meloni il preludio del fascismo, ma sa che si tratta di un governo in grado di raccogliere anche istanze di sinistra che lo stesso Pd ha abbandonato con lo scopo di perseguire la rappresentazione del capitalismo. La stessa Segretaria Elena Schlein viene descritta come persona snob ben lontana dal carattere degli storici iscritti al Pd e al vecchio Pci. Quale futuro quindi per questo partito se non la migrazione dei suoi iscritti in altri raggruppamenti o il desiderio di partecipare a un governo privo di affermazione elettorale. Così è stato negli ultimi undici anni con la magnanimità dei Presidenti della Repubblica. Ecco perché la legge sull’elezione diretta dei Presidenti del Consiglio viene ostacolata dalla sinistra sebbene con argomenti puerili fra i quali “attacco alla Costituzione”; falsità che anche il Presidente Mattarella ha dovuto rigettare definendo legittimo il progetto di legge. La Costituzione non è un totem come la sinistra vorrebbe considerare ai propri scopi, ma attraverso procedure previste è possibile modificarla. Eleggere direttamente il Presidente del Consiglio eviterebbe la nascita di Governi frutti di ribaltoni che tanto danno hanno fatto al nostro Paese. Giorgia Meloni si dice certa che la legge che ha appena iniziato il suo iter verrà legittimata anche da un più che eventuale referendum. Quale cittadino italiano non vorrebbe eleggere direttamente il suo Presidente del Consiglio ed evitare ribaltoni?

Ma Giorgia Meloni non ne sbaglia una perché è capace di penetrare in tutti i possibili risvolti delle sue iniziative. L’accordo con l’Albania, ad esempio, tanto ostacolato dalla sinistra e indicato come “incostituzionale” e “nuova Guantanamo”, viene oggi definito legittimo dall’Unione europea e pronto per essere realizzato. Prima di giungere a questo accordo, Giorgia Meloni si era evidentemente ben consultata con le autorità europee essendo certa che sarebbe stato possibile. Cosa diversa è “l’attività frenetica politicizzata” di organi dello Stato Italiano che guardano il Governo con ostilità e si oppongono a qualsiasi cosa vada contro la propria ideologia. Piuttosto che “andare allo scontro” come certi giornali amano scrivere falsamente, anche in questo campo la Presidente del Consiglio possiede grande capacità di mediazione, così come ha saputo mediare in campo sindacale nei confronti di un segretario della Cgil il quale, piuttosto che badare al sindacato, non fa altro che opporsi politicamente al Governo. Ma qui si apre un universo ancora più ampio in cui il Segretario Generale Maurizio Landini chiude i contratti che lo riguardano come sindacato per un salario di cinque euro per ora e attacca il Governo per un salario minimo più adeguato. E così, tra ipocrisia, incapacità sindacale e politica contro il Governo, la Cgil (e la Uil) hanno organizzato uno sciopero buono solo per facilitare un weekend fuori porta.


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