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Un processo irregolare, accuse traballanti e verità nascoste: il giornalista Mario Nanni, nell'articolo di Andrea Paganini, per gentile concessione di SettimanaNews, ricostruisce, voce per voce, la surreale vicenda giudiziaria che ha colpito il cardinale Becciu.
Un processo irregolare, accuse traballanti e verità nascoste: il giornalista Mario Nanni, nell'articolo di Andrea Paganini, per gentile concessione di SettimanaNews, ricostruisce, voce per voce, la surreale vicenda giudiziaria che ha colpito il cardinale Becciu.
Fin dal primo istante ho seguito con attenzione e passione la vicenda del cardinale Giovanni Angelo Becciu, un uomo molto vicino al Papa che è stato messo dapprima alla gogna in un’orchestratissima operazione di diffamazione a raggio mondiale,e poi condannato in un processo pieno di irregolarità e scorrettezze.
Proprio per questo motivo nutrivo qualche perplessità sulla scelta di Mario Nanni di organizzare il suo saggiocome un dizionario, con 108 voci scandite in ordine alfabetico.
E invece devo ricredermi: l’esperto giornalista, già capo della redazione politica e parlamentare dell’ANSA e poi capo redattore centrale, ha compiuto una scelta efficace dal punto di vista comunicativo e divulgativo.
Il suo libro fresco di stampa – Il caso Becciu. (In)Giustizia in Vaticano. Dizionario delle omissioni, anomalie, mistificazioni, misteri e veleni (Media&Books) – ha infatti il merito di condurre per mano i lettori, anche quelli che non hanno seguito l’attualità giudiziaria vaticana, attraverso una storia surreale, incredibile ma vera, di malagiustizia!
E lo fa in modo fondato, basandosi sulle fonti del processo, con argomentazioni convincenti, logiche, chiare (anche se con qualche minuscola svista redazionale), e con uno stile accattivante,scorrevole e quasi narrativo.
Tra i numerosi tasselli di grande interesse contenuti nel libro di Nanni, voglio proporre qui tre perle (ma nel libro se ne possono trovare dozzine).
La prima perla è un’osservazione su due dei quattro rescripta, vale a dire documenti fatti firmare al Papa con cui, a procedimento in corso e in deroga alle leggi vigenti, si modificano le norme giuridiche e processuali, espressamente ed esclusivamente per questo caso: chi è entrato nel mirino vaincastrato e considerato colpevole ad ogni costo, con una clamorosa violazione del principio dell’uguaglianza di ciascuno di fronte alla legge, nonché del diritto umano alla presunzione d’innocenza.
Con il rescriptum del 2 luglio 2019 – nel quale si permette allo Ior di «non segnalare una eventuale transazione sospetta all’autorità di informazione finanziaria (Aif), ente vigilante dello stesso istituto», richiedendogli anzi di riportaretutto al Promotore di Giustizia – si inferisce il primo vulnus al sistema vigente in Vaticano; con il rescriptum del 9 ottobre 2019 – nel quale si allargano ulteriormente i poteri del Promotore di Giustizia, avviandolo a diventare un “inquisitore alla Torquemada” – «la Santa Sede viene definitivamente vaticanizzata, perché i magistrati diventano più importanti dell’organo di governo (la Segreteria di Stato) e dell’autorità di intelligence».
Ma quello è anche il momento, come rileva Nanni, «che porta ad una crisi di credibilità internazionale, tanto che la Santa Sede viene sganciata dal circuito di comunicazioni sicure Egmont, che unisce in un network le autorità di intelligence finanziaria in tutto il mondo».
Con la seconda perla Nanni esamina le caratteristiche, logiche e dialettiche dell’argomentazione del Promotore di Giustizia Alessandro Diddi (il pm): «affastellare fatti tra loro distinti e sostenere nessi infondati»; «dare per assunti fatti tutti da dimostrare (si chiamano postulati, assiomi)»; «usare una specie di “choc linguistici” per dare una scossa e per creare effetti speciali»;«ricorrere talvolta, per non dire spesso, a un linguaggio non appropriato, irrispettoso, aggressivo, che arriva fino all’insulto, alla insinuazione, al dileggio»; «riassumere le parole del teste e farne un riassunto “caricaturale”, creativo, sintetizzare male le parole dell’imputato, come ha spesso protestato la difesa, attribuendo una tesi per poi meglio smontarla»; «il frequente ricorso, fino all’abuso, alla modalità logico-retorica del “post hoc propter hoc”»; «condire di moralismo affermazioni che dovevano restare nel campo del diritto»; «petizioni di principio, tesi date per assodate e vere mentre sono tutte da dimostrare, usando un metodo deduttivo»…
Questo modus operandi dell’accusatore, colpevolista a prescindere e non disposto ad ammettere che la verità emersa al dibattimento contraddice radicalmente i suoi teoremi, svela secondo Nanni in realtà tutte le falle delle singole accuse e le fa apparire traballanti, e alla fine infondate.
La terza perla – ma nel libro ce ne sono per fare collane, anche se questa è in realtà un cammeo – è l’interrogatorio di mons. Alberto Perlasca, ripreso dal verbale d’udienza.
A proposito della genesi del suo “memoriale” – sul quale si basa il rinvio a giudizio del cardinale, ma che in realtà risulta essere un questionario –, il “grande accusatore” afferma e nega, dice di non ricordare, si contraddice, si tradisce, prende tempo, si squalifica, ammette, va in panico, perde completamente la credibilità: emerge che le accuse contro il cardinale Becciu sono state suggerite o manovratee che la manipolatrice è niente meno che una famosa pregiudicatanascosta sotto mentite spoglie, e a dire dell’intermediariad’accordo con gli stessi magistrati del Vaticano.
E qui casca l’asino, con la credibilità dell’intero processo.
Becciu nel primo grado di giudizio è stato condannato, ma senza nemmeno l’ombra di una prova; anzi le prove emerse a suo discarico sono state completamente ignorate nella sentenza, e gran parte del materiale probatorio è stato occultato (ad esempio 120 su 126 messaggi whatsapp intercorsi tra le due donne che hanno tramato con Perlasca, ma anche parti sostanziali dell’interrogatorio di quest’ultimo coperte da omissis): la giustizia, insomma, invece di cercare la verità, l’ha nascosta scientemente.
E questo è gravissimo. Come ben emerge dal libro di Nanni, il vero scandalo in Vaticano è quello della giustizia ingiusta.
Ma la verità non muore, benché faccia molto meno rumore e sia più lenta delle calunnie: prima o poi arriva.
Il caso Becciu di Mario Nanni è un tassello molto importante per farsi raggiungere dalla verità che, come credono i cristiani, ci farà liberi. (Andrea Paganini) -
Courtesy SettimanaNews