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Aveva 89 anni. Era presidente di Banca Finnat e tra i più noti banchieri della Capitale. Già a 23 anni era addetto all’anticamera del Papa, poi consultore della Prefettura degli affari economici del Vaticano.
Aveva 89 anni. Era presidente di Banca Finnat e tra i più noti banchieri della Capitale. Già a 23 anni era addetto all’anticamera del Papa, poi consultore della Prefettura degli affari economici del Vaticano.
Giampietro Nattino era stato l’artefice dello sviluppo della Banca Finnat Euramerica creata nel 1898 dal nonno Pietro, e cresciuta attraverso una lunga esperienza maturata prima come Studio Professionale di Agenti di Cambio, poi come Finanziaria e Commissionaria di Borsa, quindi come Sim ed infine, dal 12 febbraio 1998, come Gruppo Bancario.
“La scomparsa di Gianpietro Nattino è un grande dolore per chi lo ha conosciuto con il suo modo signorile, affabile, sorridente. È una perdita per l'intera città- così lo ricorda commosso Roberto Bilotti- Il suo nome vive nel suo operato, nella passione e nell'esempio di quello spirito di collaborazione proprio di Roma. Giampietro Nattino, o era solo un banchiere, ma era un grande umanista, un intellettuale, un raffinato collezionista d'arte e un mecenate moderno. A fianco alle innumerevoli cariche prestigiose, la sua vocazione culturale era divenuta esempio eloquente di sapiente trasformazione di capitale economico in capitale simbolico di arte e cultura”.
Passerà alla storia -ci spiega Roberto Bilotti, erede anche lui di una dinastia di grandi collezionisti e appassionati d'arte- per essere stato un innovatore, e per aver svolto un ruolo centrale nell’economia e nella vita collettiva, un uomo che ha fortemente investito nell'arte come valore pubblico, nella tradizione dei grandi banchieri della Storia, dal Rinascimento ai giorni nostri. Parliamo qui dei pionieri del gusto, con questa loro centralità che veniva poi tradotta in interventi di impatto sociale e culturale.
Dice di lui Roberto Bilotti: “Sulla scia della grande tradizione finanza-arte-cultura Giampietro Nattino ha contribuito alla continuità, da Agostino Chigi, Cosimo e Lorenzo de Medici, Vincenzo Giustiniani, Jakob Fugger, Rothschild, John Pierpont Morgan, Giovanni e Alessandro Torlonia, Raffaele Mattioli. E' stato protagonista raffinato della cultura capitolina spinto dall'amore per progetti che ascrivono il suo nome tra i banchieri mecenati entrati nella storia dell'arte”.
Roberto Bilotti ricorda l'acquisto del piano nobile di palazzo Altieri che si affaccia su piazza del Gesù con gli affreschi di Canuti e gli stucchi di Maratti,e che era ridotto a magazzino di stoffe: “Sapientemente ha restituito l'identità spaziale originaria con la fuga di saloni, restaurato amorevolmente gli spazi facendo rinascere alla dignità primaria il palazzo clementino. La passione per l'arte si è tradotta nella creazione di raccolte eccezionali che hanno ripristinato la vocazione culturale dell'edificio che ha saputo proteggere e valorizzare nell'interesse collettivo. Ha contribuito significativamente al ruolo delle banche italiane che sono custodi della più grande entità privata del paese stimata in circa 300.000 opere e 1.000 palazzi storici, che li rendono fruibili e ne divulgano la culturalità assumendo i gravosi obblighi di conservazione e manutenzione, nonché i vincoli di destinazione, interpretando un prezioso ruolo sociale”. Per il mondo dell'arte italiana una grave perdita.