Sarà inaugurato il 26 novembre, alle Leogalleries di Monza, “L’aeropittura fantastica di Giulio D’Anna”, focus su uno dei maggiori esponenti dell'Aeropittura italiana.
Nel 1927 Giulio D’Anna si reca, in qualità di giornalista, alla Biennale di Reggio Calabria. Qui conosce Mino Somenzi, uno degli autori del Manifesto dell’Aeropittura. Da lui apprende i concetti di questa forma d’arte capace di raccontare la terra dal cielo. Dal 1928 al ’31 D’Anna si esprime in quella che rimarrà celebre come “l’ Aeropittura fantastica”, una sua interpretazione personale e originale del Manifesto. Poi continuerà a dipingere restando aderente a quelle norme e canoni scritti e condivisi dai colleghi artisti del periodo, mantenendo però i tratti distintivi e unici del suo stile.
Quel 1931 è quindi un anno spartiacque per D’Anna e attorno a quel giro di boa si sviluppa la mostra allestita da LeoGalleries, nei suoi spazi di via De Gradi a Monza: un’antologica che è un omaggio imponente all’artista siciliano, curata dal maggiore esperto della corrente futurista, Maurizio Scudiero e da Salvatore Carbone, curatore dell’Archivio storico dei futuristi siciliani. Un autore che è stato uno dei pionieri dell’aeropittura, tra i primi a farla propria, tanto da rendere immediatamente riconoscibili le sue opere. Un uomo che è riuscito a raccontare i cieli della Sicilia senza però essere mai salito su un aereo in vita sua.
Una ventina le opere in galleria, e tra queste anche l’importante “Sicilia”, del 1936. Come spiega Carbone, “è un riassunto di quindici anni di aeropittura. In quest’opera D’Anna ha saputo rappresentare tutta la sua regione da Trapani a Catania, un insieme di simboli come la Madonna di Tindari e l’Etna, il treno e il fiume Simeto che unisce le due parti del quadro. Al centro dell’opera l’aeropittura fantastica che è cifra dell’autore, con il paesaggio dipinto con precisione e ricco di dettagli”. Un’opera esposta per la prima volta nella rassegna “Un viaggio nel futurismo: da Boccioni a Depero” della scorsa estate a Cortona, e ora in mostra nella personale di Monza.
L’allestimento, che sarà visitabile fino al 14 gennaio 2023, propone anche opere riconducibili al polimaterismo. Importanti i collage in esposizione. “Non dimentichiamoci che D’Anna fu anche libraio, per lui la carta stampata era linguaggio pittorico”, aggiunge infine Carbone.
“Giulio D’Anna – commenta Maurizio Scudiero – è stato a lungo, e ingiustamente, snobbato dalla critica militante come del resto lo sono stati gran parte dei ‘futuristi di confine’ o delle aree periferiche. In primo luogo perché sino agli anni Ottanta del secolo scorso, cioè fino a che Enrico Crispolti con la mostra “Ricostruzione futurista dell’universo” si è avventurato oltre la soglia del 1915, l’attenzione sul Futurismo era ristretta alla cerchia dei fondatori e in particolare a Boccioni. E secondariamente perché prima della ‘scoperta’ dell’Aeropittura (che data 1929) era problematico occuparsi di futuristi come D’Anna, ma anche Tato, e poi Ambrosi, Di Bosso, ecc. Poi, ma recentemente (negli ultimi 15 anni), la valorizzazione di D’Anna è partita prima dai puntuali studi di Anna Maria Ruta e dell’Archivio dei futuristi siciliani, e poi anche dall’estero, cioè dalla mostra tenuta a Londra nel 2018, che ha sancito l’importanza internazionale dell’artista”.
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