“Per Israele”, in un saggio di Andrea Camaiora la “bellezza della stella di David”

La Stella a sei punte, o meglio lo 'Scudo di Davide' secondo la dizione ebraica 'Magen David', insieme alla Menorah, il tradizionale candelabro a sette bracci, rappresenta la civiltà e la religiosità ebraica ed è un simbolo onnipresente nella vita degli ebrei. In questo saggio Andrea Camaiora ne traccia non solo la storia ma anche la superba magia della tradizione ebraica.

di Pino Nano
Giovedì 22 Febbraio 2024
Roma - 22 feb 2024 (Prima Pagina News)

La Stella a sei punte, o meglio lo 'Scudo di Davide' secondo la dizione ebraica 'Magen David', insieme alla Menorah, il tradizionale candelabro a sette bracci, rappresenta la civiltà e la religiosità ebraica ed è un simbolo onnipresente nella vita degli ebrei. In questo saggio Andrea Camaiora ne traccia non solo la storia ma anche la superba magia della tradizione ebraica.

Partiamo dl titolo del volume “Per Israele”, partiamo dalla Casa Editrice, il gruppo The Skill, partiamo dall’indice generale, ma è questo che ci dà immediatamente l’idea della suggestione che ci troveremo dentro.

Il saggio di Andrea Camaiora si apre con l’Incontro con la comunità ebraica e il Discorso, indimenticabile e bellissimo, che fece allora Papa Giovanni Paolo II. Segue il Messaggio di Papa Benedetto XVI alla delegazione del Comitato ebraico internazionale per le consultazioni interreligiose, e poi ancora la XX Giornata Mondiale della Gioventù e il Messaggio di Benedetto XVI. Di più: il famoso Discorso di Benedetto XVI ai membri della Conferenza dei Presidenti delle maggiori Comunità ebraiche americane e le Parole di Benedetto XVI pronunciate nel corso della Visita alla Comunità ebraica di Roma. Infine, l’Incontro con i rappresentanti della Comunità ebraica durante il viaggio apostolico in Germania e il discorso conclusivo di Papa Benedetto XVI.

Sembra quasi un saggio dedicato all’impegno di questi due straordinari Padri della Chiesa contemporanea alle prese con un tema delicato e complesso quale appunto il rapporto con lo Stato di Israele.

Un libro di una freschezza e di una attualità palpitante, e in cui l’autore, il giornalista Andrea Camaiora spiega che tutto ciò che è accaduto solo poche settimane fa in Medio Oriente, nello Stato di Israele, in quella che ci ostiniamo a chiamare «Terra Santa» è aberrante, “ha precise responsabilità e colpevoli” e, come già è accaduto per la guerra in Ucraina all’Ucraina, non può ammettere tentativi di analisi complesse.

“C’è un aggressore e un aggredito, ci sono assassini e vittime. E tutto ciò richiede, come avrebbe detto qualcuno che non c’è più, una scelta di campo”.

Con un linguaggio scorrevole e veloce, Andrea Camaiora sottolinea quello che poi alla fine sembra essere il vero karma di questo suo lavoro : “La scelta è tra libertà e oppressione, democrazia e dittatura, ragione e follia, pace e guerra, umanità e bestialità, Occidente, con i suoi difetti e le sue contraddizioni, ma anche con il suo enorme portato di umanesimo, e la negazione di una civiltà umana che – al di là di ogni Credo o Non Credo – si fonda sul rispetto della persona umana, sull’amore verso il prossimo, sull’uguaglianza tra uomo e donna, sul valore non negoziabile della Vita, su una «Cultura della Vita» contro una «Cultura della Morte».

Per tutto questo- scrive con estrema chiarezza l’autore del saggio “Noi sentiamo il dovere di essere dalla parte di Israele, senza sé e senza ma. Senza distinguo, senza dubbi. Senza infingimenti. Senza ipocrisie da pensiero complesso di presunti intellettuali che, per illudere gli altri di possedere una “visione”, sono finiti col non vedere ciò che è sotto gli occhi di tutto. Inermi, siano essi bambini o anziani, civili indifesi di ogni sesso o età, giustiziati come nel prodromo di un nuovo Olocausto che mai avremmo voluto vedere”.

Per Israele” non è altro che è una vera e propria dichiarazione d’amore al popolo israeliano, alla sua tradizione, alla sua storia, alle sue tragedie, ai lutti infiniti a cui sia Papa Giovanni Paolo Secondo che Papa Benedetto XVI parlano nei loro scritti, documenti che oggi sono storia reale, e che lasciano il segno di pietre pesanti lanciate nello stagno del silenzio generale del mondo.

Domenica 17 gennaio 2010, parlando nella Sinagoga di Roma Papa Benedetto XVI diceva:“Cristiani ed Ebrei hanno una grande parte di patrimonio spirituale in comune, pregano lo stesso Signore, hanno le stesse radici, ma rimangono spesso sconosciuti l’uno all’altro. Spetta a noi, in risposta alla chiamata di Dio, lavorare affinché rimanga sempre aperto lo spazio del dialogo, del reciproco rispetto, della crescita nell’amicizia, della comune testimonianza di fronte alle sfide del nostro tempo, che ci invitano a collaborare per il bene dell’umanità in questo mondo creato da Dio, l’Onnipotente e il Misericordioso”.

Ma è quanto basta per giustificare la provocazione, forte, che Andrea Camaiora lancia ai suoi lettori.

“Non sappiamo se avremmo avuto il coraggio di nascondere un ebreo in casa, perché sfuggisse alla deportazione e ai campi di sterminio, non sappiamo se avremmo avuto la lucida follia di un Oskar Schindler, o la purezza di una Rosa bianca come Sophie Scholl. Non sappiamo se saremmo mai in grado di emulare un Giorgio Perlasca o di fare quel che ha fatto Pio XII, di cui ancora oggi in tanti si permettono di parlare senza cognizione di causa, o i tantissimi sacerdoti e suore italiani che si sono battuti per la Vita, la Verità, la Giustizia, rischiando o anche perdendo la propria vita per salvare la vita di un bambino colpevole di nulla, ma altrimenti destinato a ciò che è stato orribilmente compiuto solo poche settimane fa in alcuni kibbutz. Non sappiamo, insomma, se saremmo in grado di eguagliarli o forse sappiamo che – al loro posto – non avremmo avuto quel coraggio”.

Ma allora come se ne esce? E qui il giornalista diventa analista della storia, soprattutto analista di politica internazionale, storico egli stesso di fatti internazionali che non tutti conoscono fino in fondo e per come invece dovrebbe essere, e nella prefazione che fa al volume indica il percorso da seguire..

“Sappiamo -scrive- che oggi è nostro dovere rischiare qualcosa per scegliere la parte giusta della Storia e della Civiltà. Lo abbiamo fatto in passato, rinunciando alle ricche opportunità offerte dal lavorare per Stati illiberali e omicidi del Medio o Estremo Oriente che tanti in Italia colgono, recitando anche sfacciatamente la parte di custodi dell’Occidente, di amici dell’Occidente, di leali e affidabili interlocutori degli Stati Uniti, di alfieri della NATO. Lo facciamo oggi con questa pubblicazione che raccoglie solo alcune delle tante orazioni che due grandi Pontefici hanno rivolto ai nostri Fratelli maggiori”.

La cosa che Andrea Camaiora non spiega è perché il suo testo prende spunto dai discorsi degli ultimi due pontefici e non invece anche del successore di essi, Papa Francesco, ma probabilmente al Papa “venuto da lontano” lo scrittore dedicherà uno dei suoi prossimi saggi.

“Queste poche pagine non hanno alcuna pretesa di esaustività, ma soltanto di testimonianza. E testimoniare la Verità è la cosa più bella che possiamo fare, per Fede, convinzione, cultura. Testimoniare la Verità significa ricordare oggi che in Medio Oriente, ogni giorno, Israele con la sua esistenza dimostra che un altro mondo, un mondo migliore, è anche lì possibile. Un mondo certamente imperfetto, non privo di limiti ma contraddistinto da libertà, democrazia, prosperità”.

E qui il canto finale, bellissimo, avvolgente, della Stella di David.

“Una stella di speranza -qui Andrea Camaiore ci fa sognare- che brilla nel buio di una notte che sembra interminabile. Eppure, quella stella continua a brillare e illumina, guida e infonde coraggio e conforto a coloro i quali lottano perché le cose cambino. Una stella odiata perché, brillando nel buio della miseria, della sopraffazione, della vergogna, dell’odio, rivela lo scandalo in modo plateale, togliendo spazio a ogni colpevole bugia”.

Qual è la morale finale di questo suo libro?

“Vede, l’ho anche scritto nelle prime pagine del volume. Sembrerebbe infatti persino scontato dire che si può non amare qualcuno senza per questo volerlo morto o annientato. Che si può credere in altri ideali o in un altro Dio senza per questo sgozzare, torturare, progettare sopraffazioni, di ebrei, cristiani o musulmani. Che ci si può battere per un mondo diverso, a nostro modo di vedere peggiore, senza per questo sporcarsi le mani con il sangue. In fondo, per ritornare a uno dei grandi protagonisti di queste pagine, per chi ha il dono di Credere, è soltanto una questione di Fede e Ragione. Spero di averla convinta”.


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