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"Cooperazione necessaria per essere competitivi sul mercato".
"Cooperazione necessaria per essere competitivi sul mercato".
Nei primi 4 mesi del 2025 il prodotto biologico ha registrato una crescita delle vendite del +4,4% a valore e del +2,6% a valore, pur in un quadro di complessità dovuta al peso dell’inflazione.
Un segnale positivo che non riguarda solo l’Italia, ma anche i principali paesi europei, con un +10% in Germania e un +8% del Regno Unito e che si somma ad un crescente interesse che i consumatori mondiali hanno per il bio.
Un recente studio realizzato da Nomisma nell’ambito del Progetto Ita.Bio per Ice Agenzia ha attestato infatti un’alta propensione dei consumatori di tutto il mondo a scegliere prodotto biologico Made in italy.
Segnali incoraggianti che sono stati presentati oggi al convegno CooperaBio - L’agricoltura biologica si rafforza con la cooperazione svoltosi oggi a Isola del Piano (PU) presso la Cooperativa agricola Gino Girolomoni, alla presenza tra gli altri del Presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati Mirco Carloni.
Il tema delle risorse stanziate a sostegno del comparto è stato tra i principali temi affrontati nel corso dell’evento.
Gabriele Canali dell’Università Cattolica di Milano ha a tal riguardo evidenziato “il rischio che il sostegno alle superfici si traduca in una sorta di rendita per agricoltori che hanno superfici a biologico ma che non producono prodotti biologici”. Secondo il professor Canali il biologico ha bisogno di innovazione e di ricerca, così anche di una maggiore comunicazione, visto che c’è troppa confusione tra la certificazione biologica ed altre certificazioni sostenibili.
Fondamentale è il ruolo dell’aggregazione, che consente di offrire i necessari servizi di assistenza tecnica specialistica agli agricoltori, e anche di disporre dei quantitativi necessari per riuscire ad esportare all’estero. “La cooperazione è di fatto necessaria – ha dichiarato Canali – non solo per ragioni di mercato, ma anche perché genera altri benefici importanti a partire dalla difesa della vitalità delle aree interne”.
Anche il presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei deputati Mirco Carloni ha sottolineato la virtuosità dei modelli aggregativi che, come nel caso dei Distretti del biologico, “mettono insieme imprese unite da valori comuni, riuscendo a dare competitività al territorio”. “Anche nelle Marche – ha detto – le imprese hanno dimensioni molto piccole: se non c’è aggregazione non possiamo stare sul mercato e la cooperazione riesce a dare in tal senso un vantaggio economico competitivo”.
Nel suo intervento conclusivo il presidente di Confcooperative FedagriPesca Raffaele Drei ha evidenziato come sia opportuno “evitare una contrapposizione tra agricoltura convenzionale e biologica perché sono invece due modelli integrabili tra di loro e rappresentano una segmentazione dell’offerta che l’agricoltura italiana offre ai consumatori. L’agricoltura italiana – va rimarcato - è in assoluto quella più rispettosa al mondo sia dell’ambiente che dei consumatori. I dati sulla presenza di residui di fitofarmaci dei prodotti sul mercato lo confermano”. Anche dal punto di vista normativo secondo il Presidente Drei, “ciò che è auspicabile per il settore biologico vale anche per il settore convenzionale, tra cui le future politiche agricole comunitarie e la necessita di sostenere l’aggregazione”.