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Rovereto (Trento). Con Bepi Dama, storico funzionario e dirigente del Partito Comunista Italiano, se ne va un pezzo fondamentale della storia del PCI italiano, e non solo.E’morto ieri a Rovereto all’età di 98 anni. Partigiano nei Gruppi di Azione Patriottica, i GAP, già direttore per quasi 10 anni, dal 1966 al 1975, dell’Istituto di Studi Comunisti ‘Palmiro Togliatti’ a Frattocchie, Bepi Dama fu lo storico estensore dei verbali delle riunioni della Segreteria e dei vertici di Botteghe Oscure, dal PCI fino ai DS. Ma fu anche presidente del consiglio di amministrazione della libreria Rinascita.
Il suo vero nome era Giuseppe Dama, detto il “Bepi”, rigoroso e severo,sempre pronto alla battuta e all’ironia, dalla Resistenza al PCI, ha militato tutta la sua vita a sinistra, dal suo Veneto a Roma, nella sua “casa”, il PCI, poi nel PDS fino ai DS. E, nonostante i dubbi, aderì da semplice iscritto al nascente PD.Era nato a Verona il 14 aprile 1923. Maestro elementare, poi studente di medicina, lasciò l’Università per poi impegnarsi in prima persona e giovanissimo nella lotta antifascista di Liberazione nazionale dal 1943, assurgendo poi a dirigente locale e nazionale di Botteghe Oscure.Una figura di primissimo piano nella storia del movimento e della sinistra italiana.
Era stato partigiano combattente nei Gruppi di Azione Patriottica (GAP), vice commissario della Brigata Verona, iscritto e dirigente dell’ANPI anche successivamente, a Roma.Dapprima nella Segreteria del Comitato regionale del PCI Veneto, Giuseppe Dama fu, dai primi anni cinquanta ed a lungo, Consigliere comunale e Capogruppo del PCI al Comune di Verona, oltre che Segretario della Federazione comunista locale.
Sono poi arrivati gli incarichi locali e nazionali di primo piano a Roma, anche nella Federazione del PCI della Capitale.Soprattutto, all’inizio degli anni sessanta, Dama fu chiamato a Botteghe Oscure, a lavorare nell’Ufficio della Segreteria nazionale del PCI e alla Sezione Stampa e propaganda, un ruolo delicatissimo e centrale nella vita del partito.
Apprezzato dal Segretario generale Luigi Longo e dai vertici del PCI, Dama – si legge in una ufficiale diramata ieri dopo la sua morte- nel 1966 fu nominato direttore della famosa Scuola quadri del PCI: la sua attività per l’Istituto di Studi Comunisti ‘Palmiro Togliatti’ a Frattocchie, dove rimase fino al 1975, registra le sue molte lezioni e saggi, poi pubblicati, per gli allievi.Giuseppe Dama –ma proprio per questo rimarrà per sempre nella storia della sinistra italiana, fu al fianco di tutti i segretari del PCI e dei partiti successori, da Luigi Longo a Enrico Berlinguer, da Alessandro Natta a Occhetto a D’Alema e fu lo storico estensore dei verbali delle riunioni della Segreteria e degli organismi di vertice di Botteghe Oscure, dal PCI al Partito Democratico della Sinistra, fino ai DS, di cui in ultimo, fu anche presidente del Comitato di Garanzia.
Tra l’altro, con Occhetto, fu lui che presentò alla stampa il simbolo del nuovo PDS.“Bepi” Dama fu per quasi vent’anni anche presidente del consiglio di amministrazione della libreria Rinascita. La politica era, inoltre, occasione di affetto e amore: Dama è stato compagno di vita e, dagli anni settanta, marito di Anita Pasquali, dirigente nazionale del PCI, nell’allora Commissione femminile come vice di Adriana Seroni, e dell’Unione Donne Italiane, l’UDI.La scomparsa della moglie, avvenuta nel 2017 a causa di una grave malattia, fu un serio colpo per Dama, che da quel momento si ritira nella sua Itaca di Rovereto, lasciando alla storia il segno indelebile di un impegno politico di immenso respiro nazionale.